Nessun dorma né osi dire che siamo in presenza di un evidente oltraggio alla magistratura, perché dov’essa non svolge il suo compito con la prudenza e il rispetto dovuti, quando rinvia a giudizio per punto preso perché non ha letto neppure uno straccio di carta, lì – come in questo caso – siamo in presenza di un oltraggio ben più oltraggioso: quello nei confronti di un popolo italiano nel cui nome si amministra la giustizia, ma con criteri privati
La Verità è il mio unico pastore
LA CITTÀ DI CINO HA UN BISOGNO VITALE
DI CHIAREZZA, TRASPARENZA E LEGALITÀ
CHISSÀ come sarà felice il sindaco Pedrito-Benesperi/BenespAri di Agliana con il suo amico Ciottoli/Ciotola, detto anche assessore Agnellon-Panetton-Segatura/Contagnelli, di sapere che i certificati delle sue patologie (materia, dunque, protettissima dalle norme sulla privacy) sono finiti, grazie alla volontà giustizialista del signor Claudio Curreli di darmi comunque sia una legnata fra capo e collo per rieducarmi, nelle mani di un ragioniere non-dottore Ctu del tribunale di Pistoia.
Il signor Claudio Curreli lo avrà mai incrociato, quel ragioniere non-dottore là, nelle sue crociate contro i fallimenti fasulli per i quali recentemente ha chiesto 106 condanne?
Nelle mani di un ragioniere non-dottore Ctu del tribunale di Pistoia, dicevo, ma anche in quelle di una gentile signora professoressa che è la moglie di un signore – il fu comandante della polizia municipale di Agliana ai tempi del soviet, da Paolo Magnanesi all’insediamento della nuova giunta del cambiamento (in pejus, come sfoggia a volte la signora Patrizia Martucci nel suo latino delle invenzioni giudiziarie stile stalking giornalistico).
Sto parlando della professoressa Milva Maria Cappellini, le cui patologie e certificazioni medico-psichiatriche sono finite in mano al Perrozzi e ad altri; mentre le patologie di gente della famiglia Perrozzi hanno fatto la via inversa e incrociata – forse – perfino con quel gran comunista di don Baronti, il prete delle bestemmie a cielo aperto & 112, ma da me offeso nell’onore e nel decoro (quali, signor Curreli?).
Torno alla figura della professoressa Milva Maria Cappellini, elemento di spicco nell’associazione delle donne letterate d’Italia, la quale – a detta del signor Claudio Curreli – ha tutto il diritto di adirarsi contro me e il Romiti, gratificandoci di epiteti quali cignali, maiali stercorari, asini che scrivono a cane, scribacchini e quant’altro di peggio. Ne ha diritto perché, sempre a detta del signor Curreli, difensore degli ottimati e novello Cicerone, abbiamo organizzato una campagna diffamatoria (lo ha già deciso lui in atti, ancor prima del giudizio…) nei confronti di un fiorellino di serra come il generale dei vigili di Agliana, Andrea Alessandro Nesti – definito ottimo comandante da uno stalinista indiscusso, Rino Fragai.
Povera vittima, il Nesti! Una vittima che è stata deposta non da me né da Alessandro Romiti, ma dallo stesso Consiglio di Stato: lo sa o no il signor Curreli? È informato sui fatti e gli eventi successivi o finge di non sapere? Un comandante, il Nesti, che ha fatto scappare dal comando di Agliana tre, quattro, cinque vigili, ce lo dica lui il numero preciso, liofilizzando loro i cabbasisi. Un comandante che ha versato 36 mila euro, firmando le determine, a favore di don Luigi Manone Bardellone di Tvl (caro amico di Curreli, fra l’altro) per “pagare” servizi di cronaca su Tvl (bravi giornalisti pistoiesi e e Ordine dei Giornalisti cieco e sordo!). Un comandante che ha denunciato tutti – e ripeto tutti – dal sindaco Mangoni in giù, perché non ci stavano a rimetterlo in sella in un posto che non gli spettava (ma il signor Curreli è, direbbe Shakespeare, un uomo d’onore e perciò non legge niente degli atti – come, del resto i tre-quarti dei suoi “colleghi” di Procura? –; non li spulcia a dovere, non svolge né fa svolgere indagini sui documenti certi, neppure se glieli forniamo: non fosse mai che venisse fuori che il Bianchini e il Romiti sono, sì, dei rompiscatole patentati, ma dicono la verità, solo la verità e nient’altro che la verità.
Chissà come sarà contento, il buon Pedrito-Benesperi, quando si sveglierà perché la sua avvocata dovrà pur avvertirlo che il giudice inflessibile, l’accusatore (smentito) di frati che violentano le monache, ma che perde e/o archivia fascicoli per strada, ha messo in mano alla Blimunda (se leggerete il papiro di 35 pagine di insulti alla giustizia che Curreli ha prodotto, capirete che costui manco sa di cosa sta parlando mentre muove le sue traballanti accuse); che quel giudice indefesso ha buttato sul banco della giustizia di Pistoia una nassa di granseole e – cosa ben più grave – nelle orecchie di chi non aveva diritto a sapere (Perrozzi & Cappellini) le diagnosi mediche di Careggi con le patologie colitiche del buon Pedrito.
Sarebbe interessante anche sapere, dal dottor Tommaso Coletta, che è arrabbiato con me perché non mi lascio “squartare in silenzio” dai suoi sostituti (mi dispiace, chiedo umilmente scusa…); e dal signor Giuseppe Grieco, che prende il posto del signor Curreli in aula (c’era lui ad accusare martedì santo scorso, quando tutto è stato mandato a monte per vizio di notifica), quanto e come tutta la procura conosce personalmente il dottor Andrea Alessandro Nesti, colui che di recente, è stato scoperto anche denunciatore anonimo della comandante Lara Turelli di Agliana, a suo tempo da lui sacrificata con assurde circonvoluzioni per favorire, nel compito di vicecomandante, la signora Sonia Caramelli, figlia del fu sindaco di Quarrata, Luciano – ed evidentemente a lui più gradita. Anche in quel caso, la vittima delle diffamazioni, fu assolta in aula nonostante avesse riconosciuto che la denuncia anonima la aveva scritta di suo pugno: un esempio limpido di correttezza e legalità di comandante ed ex giudice penale s-togato del brillante tribunale di Pistoia. Ma Bruto è… un uomo d’onore!
Credo, dal mio spregiato “pulpito di carta” su cui la Procura di Pistoia sputa da anni e da ogni direzione perché io mi taccia; credo che tutti i pubblici ministeri di Pistoia, tranne gli ultimi arrivi, Coletta compreso (ma oggi, forse, un po’ tirato per la giacca), avrebbero più opportunamente e giustamente dovuto dichiararsi incompatibili a sorreggere le accuse contro di me presentate a tonnellate da un Alessandro Andrea Nesti che (e ce ne sono i documenti, gentili inquisitori dei nemici degli unti del signore) d’ogni color ne ha fatte; e dalla sua gentile signora Milva Maria Cappellini, déttasi Blimunda, la quale fra gli amici e le amiche dei suoi veri e falsi profili Facebook sempre pronti a insultare, poteva contare anche l’assistente del sostituto procuratore Giuseppe Grieco.
Ma a Pistoia le incompatibilità sono quisquilie: Salvate il soldato Ryan è l’ordine di scuderia di una procura in cui costui (il soldato Ryan, denunciato da una baracca di gente insoddisfatta delle sue continue prevaricazioni: vigili oppressi e non solo) ha pavonescamente fatto e disfatto il giudice penale s-togato e con un unico criterio in testa; quello che disse in faccia a uno dei suoi rovinati quando ebbe il coraggio di schiaffeggiarli sul viso la bella e correttissima frase: «Qui sono io che decido». Se la procura volesse ascoltare, non basterebbe un semestre per illustrarle la figura e l’opera del signor comandante che essa sta difendendo a spada tratta.
Uno che ha vissuto per anni in procura come Andrea Alessandro Nesti, non può essere “trattato” da ex semi-colleghi e da agenti della polizia giudiziaria con cui, da un livello più alto, sebbene improprio (giudice s-togato), per anni ha fatto e disfatto le vite altrui.
Signor Curreli, per cortesia, prenda gentilmente coscienza di ciò che ha fatto, se vuole essere rispettato come magistrato: perché sotto il profilo umano, mi spiace, ma non può esserlo, anche grazie all’art. 21 della Costituzione.
E non intendo, io, povero scemo, considerato matto da tutti, essere il trofeo cui tagliare la testa da attaccare nel suo salotto come quella del grande cinghiale, come mi definisce amorevolmente la signora Blimunda-Nesti, dal momento che lei non ha neppur letto uno dei fogli che aveva a disposizione.
Tutto questo, a casa mia di filologo di professione e non di millantatore quale il suo protegé “non-dottor” Romolo Perozzi, è l’equivalente dell’inquinamento delle carte ottenuto stracciando o ignorando pezzi di manoscritto che non ci sono utili, per dimostrare la nostra tesi quando facciamo un’edizione critica di un autore antico.
Per questo ho più che sufficienti motivi e il diritto di non dover essere giudicato né da lei né da nessuno dei suoi colleghi che, come in un hortus conclusus, con lei, e tutti insieme in armonia, non possono non piantare rose e melograni in perfetto amore & accordo.
E, per poter asserire, senza alcun timore, che lei non può permettersi di accusare, basta richiamare tutti gli episodi in cui ha ignorato e prevaricato le disposizioni impartite da un suo superiore gerarchico con le famose regole di comportamento prese per acqua fresca.
La procura di Pistoia – anche se nessuno lo dice e ve lo dice perché tutti tremano come un agnello pasquale che esce dal sacco amniotico della pecora dopo il parto – è sempre stata ingestibile e continua ad esserlo ancor oggi aldilà dei buoni propositi – troncati, peraltro, sul nascere – del suo superiore dottor Coletta.
Io, un poveraccio deriso, un figlio di quel popolo italiano in nome del quale voi tutti amministrate a modo vostro la giustizia (?), io che pago anche i vostri stipendi, io che non conto niente, ma che ho la fortuna di essere matto, non ho problemi a dirvelo perché non dovete sentirvi – come l’inchiesta del signor Grieco – degli untouchables.
Quest’idea distorta del terrore reverenziale nei confronti dei magistrati, la lascio ai miei non-più-colleghi giornalisti che vogliono, grazie al loro ossequioso e medievale rispetto, crearsi quei “canali preferenziali” di cui parla, non senza preoccupazione, il procuratore Coletta nelle sue sagge e – forse per questo – volutamente ignorate disposizioni circa i comportamenti da seguire in ufficio.
I doni più belli, diceva Platone, ci vengono dalla divina follia e io, modestamente, fui folle. Di ciò sono fiero in quanto libero, indubitabilmente libero. Mi farete a pezzi solo perché non ho voluto credere alla saggezza che nessuno di voi, evidentemente, possiede? Pazienza.
La storia umana – come scrive Pierre Nora, un famoso storico francese che non conoscete perché l’ultimo libro sembra che lo abbiate letto quando avete copiato durante i concorsi – è piena di odio mascherato da legalità, di prevaricazione e crimini contro l’umanità da parte di chi esercita il potere.
Non vi basta avere inventato il reato di stalking giornalistico solo perché ve lo ha suggerito l’avvocata del Perrozzi, figlia dell’ex sindaco Giunti di Agliana? Volete anche insistere, tentando di condannare per un reato che non c’è come l’isola di Peter Pan?
Buono sproposito! Ma io ho il diritto di non essere giudicato da voi, perché voi tendete a condannare prima del giudizio. Lo ha scritto anche il vostro capo Coletta: andate a rileggervelo.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Allons enfants
SIGNOR CURRELI e signori tutti
della Procura di Pistoia: prendete atto della realtà.
Non avete svolto indagini; non avete tenuto conto delle vostre incompatibilità conclamate; non avete obbedito al vostro superiore gerarchico, il dottor Coletta, che vi ha dato ordini ben precisi da voi elegantemente ignorati: e pretendete che io m’inchini non all’autorità, ma all’autoritarismo. Troppa grazia, scusate!
Mi inchino solo – come ho sempre fatto – all’autorevolezza della legge, alla quale anche voi siete sottoposti, come recita la Costituzione: mai, e nemmeno in questo caso, agli uomini.
La mia opinione è che non state lavorando come giudici, ma come semplici esseri mortali, con molti difetti e scarseggianti virtù. E non si deve più rispetto a un uomo che alla verità, cosa che in questo momento non state assolutamente rappresentando.
Se si fosse nel 68 e in piena tempesta ormonale di sinistra, qualcuno sicuramente direbbe, applaudito da moltissimi, che questo mio è un processo politico e basta.
Considerate la vostra semenza: andate a vedere, ma davvero, quello che ho scritto. Studiate le carte del Comune di Quarrata: e avrete le prove che lì si favoreggiano alcuni a danno di altri. Fatela, la giustizia: non limitatevi a predicarla agli altri.
Esaminate tutto, i documenti falsi o monchi che vi ho fatto avere, che vi hanno fatto avere. E ravvedetevi in tempo: a mio giudizio ne avete davvero bisogno.
Buona Pasqua!