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AGLIANA. Notte kafkiana quella di ieri, nel Consiglio comunale dove, con la maggioranza di nove voti contro sei è stata respinta la mozione proposta specificamente per applicare – scusate la contraddizione in termini – due articoli dello Statuto vigente da 28 anni, presentata dal Consigliere di opposizione Fabrizio Baroncelli che l’ha scoperta nello studio di alcune mozioni.
Si noti che la vicenda è paradossale e illogica, perché non si potrà immaginare di respingere una mozione preparata al fine del rispetto dello Statuto del Comune, cioè per garantire la buona amministrazione nel suo insieme.
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È successo ieri 13 febbraio ad Agliana con il rigetto con i voti della maggioranza della mozione numero 6.
Gli articoli in questione, scritti in nero su bianco, prevedono l’invio di relazioni dei funzionari e delle relazioni periodiche dei revisori contabili all’Amministrazione, impegnando la macchina amministrativa sulla registrazione periodica quadrimestrale delle verifiche dei risultati di governo.
Insomma un sistema previsto dal sommo regolamento comunale, appunto per evitare malversazioni e illeciti, come però abbiamo registrato – e non per caso – nella vicenda Agisport, le oltre quaranta vertenze giudiziarie perdute, il concorso sbagliato del 1999 (caso Nesti-Goduto), gli espropri di terreni che sono stati rigettati dal Consiglio di Stato e altre amenità che distinguono il comune da sempre proclamatosi per la legalità e trasparenza (de nojantri).
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Mangoni non si è nemmeno arrampicato sugli specchi: ha fatto come il treno di Pioltello, deragliando immediatamente dal binario della logica e della legalità e cioè riconoscendo candidamente il misfatto: è dal 1990 che c’è questo Statuto – ha detto il mayor renziano – ma nessuno ha mai applicato i due articoli 92 e 113 e quindi – ha aggiunto con la supponenza tipica dei dem purosangue – si può proseguire nella violazione, senza alcun ripensamento o cambio di direzione.
E infatti, ad Agliana, il “cambio di direzione” promesso in campagna elettorale non c’è mai stato, aggiungiamo noi!
Se l’omissione è sempre stata, vuol dire che si potrà continuare indefessi: lo Statuto è un regolamento che s’impone perentoriamente contro gli avversari e cittadini, ma che però si interpreta per la giunta democrats.
Anche il capogruppo di maggioranza Manetti ha fatto una dichiarazione di intenti emblematica, spostando la questione sostanziale sul merito dell’incresciosa violazione a una proposizione di indirizzo politico con uno scurdammoce o passat e cancelliamo i commi desueti e inapplicati (causa o effetto?) alla prossima revisione.
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I controlli dei funzionari, sono adempimenti superflui che fanno solo perdere tempo, hanno detto gli esponenti di maggioranza chiosando il Sindaco.
L’errore c’è effettivamente stato da sempre, ma non potrà essere ignorato, né tollerato: solo urgentemente corretto avendo permesso alle amministrazioni rosse che hanno governato negli ultimi sei lustri, di avere minori controlli periodici diretti che – a loro volta – erano indisponibili ai controllanti, cioè le forze di opposizione.
La segretaria generale Donatella D’amico ha “alzato le braccia” dichiarando che niente voleva dichiarare, trattandosi di una mozione che poteva essere anche respinta. Peccato che la vicenda sia tecnicamente una negazione dello Statuto, calpestato e violato con il tacito consenso del Segretario comunale e del Presidente Nerozzi che non hanno mai esercitato il controllo sull’applicazione.
Interessante sarà adesso vedere quali sanzioni andrà adesso a comminare la zelante Segretaria Generale che non ha mancato – e complimenti aggiungiamo noi – di correggere un consigliere di opposizione sul fatto che i dirigenti sono oggi chiamati “funzionari”: la D’Amico non ha manchi di solerzia, nel reprimere i refusi dell’opposizione per tramite del compagno Nerozzi, Presidente del Consiglio autodefinitosi garantista (…de nojantri!).
[Alessandro Romiti]