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PISTOIA. Giovedì 5 gennaio 2017 alle 21 alla libreria indipendente Les Bouquinistes – via dei Cancellieri 5 a Pistoia – parleremo della raccolta di poesie di Azzurra D’Agostino, Alfabetiere Privato, LietoColle 2016.
Francesca Matteoni ci condurrà nel mondo poetico di Azzurra D’Agostino, in un universo personale scandito da parole scelte tra tre lingue diverse – l’italiano, il dialetto delle sue zone d’Appennino e una lingua mista che “cerca la pulizia elementare”.
Un alfabetiere privato, composto da alcune private ossessioni e da piccole grandi mancanze.
Una piccola finestra spalancata sulle montagne dell’Appennino, sui suoi boschi, sul mondo di poesia di Azzurra D’Agostino.
Azzurra D’Agostino. Ha pubblicato le raccolte poetiche D’in nciun là, I quaderni del battello ebbro 2003, Con ordine, Lietocolle 2005, D’Aria sottile,Transeuropa 2011, Versi dell’abitare, XI Quaderno italiano di poesia contemporanea Marcos y Marcos 2012.
Suoi interventi critici e racconti sono stati pubblicati su varie riveste e antologie tra cui Di là dal bosco (Le voci della luna), Almanacco dello Specchio (Mondadori), Nuovi Argomenti (Mondadori), Bloggirls (Mondadori) e altri.
È giornalista pubblicista e scrive per il teatro.
Alfabetiere Privato, LietoColle 2016. Come reso evidente dall’autrice nella propria nota, “(D’Agostino) si avvale di tre lingue principali. Una è l’italiano, ovviamente; l’altra è il dialetto delle sue zone d’Appennino, la terza è una lingua mista, che cerca la pulizia elementare (…). Come queste tre lingue dialoghino tra loro e come si nutrano, anche per contrasti, l’uno con l’altra, è ciò che forse può emergere da questa raccolta”.
Ancora, Azzurra D’Agostino dice, di Alfabetiere Privato: “questo lavoro di scavo, riordino e ripensamento mi ha concesso l’emergere di alcune private ossessioni (…). Sono affiorate sette parole, che fanno di questo Alfabetiere un “privato” nel senso non tanto di “personale” quanto di privo, zoppo, monco. Mancano infatti la gran parte delle lettere, e le parole stesse che emergono sono parziali, spezzate, una parentesi del linguaggio nella sua ordinarietà. A ben vedere, trovo questa riduzione un valore, laddove all’apparenza possa sembrare un limite. O, forse, trovo il limite stesso il punto giusto su cui soffermarsi, su cui ragionare, intorno a cui dedicarsi”.
[les bouquinistes]