Caro Amico,
è arrivato il tuo tempo e sei partito.
Sono a caccia del “buono” e non del “cattivo” che è in tutti noi; quindi sarò “partigiano”, un termine che ti farà rabbrividire ma che uso di proposito perché so bene che rideresti amaramente ripensando a vicissitudini, familiari, tragiche, che hai dovuto vivere.
Ti sono venuto a trovare, semplicemente composto come si deve, ed una insistente luce ho intravisto su di te: quel piccolo distintivo sulla tua giacca che sicuramente avrai disposto che ti mettessero, mi ha riportato indietro ai miei anni giovanili: lo “stigma” del Movimento Sociale Italiano.
Non l’hai dimenticato e, presumo, lo hai voluto come distintivo di un modo di essere e di pensare che ti ha accompagnato nel tuo e nostro cammino che distingue una vita, l’accompagna sommessamente anche quando le necessità dell’esistere farebbero “agio” alla dimenticanza e al facile oblio; se non addirittura al rinnegare ciò che siamo stati per libera scelta, ciò che siamo e ciò che saremo. Al di sopra degli affetti e, magari, delle diverse provenienze.
Caro Fabrizio, caro Amico: solo questo ho da offrirti.
In questo mondo sciagurato queste espressioni saranno considerate retoriche e démodées; a noi un bel cesto di insalata del tuo orto od una gradevole giornata nella tua Cutigliano con pecorino e prosciutto appaiono la massima celebrazione della vita: con gli amici e fra gli amici.
In questo mondo dove è pure difficile “credere”, spero che quella “fiamma” ti sia di viatico per un accesso privilegiato nel consesso degli Uomini che “anche se gli altri….noi, NO”.
Salutami Dante Bianchi, Gianni Petrucci, Leopoldo Romoli, Romano Lunardi, etc. etc.
A presto. Ti abbraccio.
Felice De Matteis