PISTOIA. La rissa lascia il tempo che trova, caro direttore, ed è anche linguisticamente deludente, banale, sia sotto un profilo formale che sostanziale.
Se tale scontro, poi, avviene sull’arido terreno chiamato Facebook, dove la mia opinione vale quanto quella di un illetterato che usa tre punti al posto della virgola, personalmente mi ritiro in sede privata e mi cimento in una lettera irriverente.
Dubito che l’illetterato di cui sopra conosca Ennio Flaiano, ma ad ogni modo è il caso di citarlo presentando una sua famosa frase, quasi un aforisma, che alcuni accreditano a Mino Maccari: “In Italia i fascisti si dividono in due categorie: i fascisti propriamente detti e gli antifascisti”.
Decriptiamo per il suddetto illetterato: è in voga la malsana abitudine, tra coloro che si definiscono antifascisti e vanno fieri di cotanta retorica, di comportarsi né più e né meno come i fascisti veri e propri, quelli che anni addietro ti purgavano e ti manganellavano reprimendo il tuo dissenso.
E che ciò si manifesti in un luogo di montagna chiamato Sammommè, la cui posizione a 555 metri sul livello del mare lo rende una possibile patria, anzi no casa, di partigiani che hanno combattuto per la libertà, trasforma un problema in una tragicommedia.
Battista Guarini (illetterato, alzi la mano senza indugio in caso di bisogno) propose tale mescolanza col suo “Pastor fido”; alcuni abitanti di Sammommè, ieri sera, ne hanno proposto una specialità tutta loro, mescolando una vicenda grave e dolorosa, che tra poco specificherò, a sprazzi di grottesca comicità.
Non mi fraintenda, direttore: la vicenda grave e dolorosa non è rappresentata dal giovane Berti voglioso di salire in quota per fare due chiacchiere con chi ne avesse voglia; no, tale vicenda è rappresentata dall’insolenza, propriamente detta, di alcuni residenti o simili che si sono arrogati il diritto di violentare la libertà del Berti di esprimere le proprie legittime opinioni.
La grottesca comicità, sempre a scanso di equivoci, è stata invece rappresentata dall’indignazione imbarazzante e dalle modalità con cui essa è stata espressa. Impazzano sul web, scagliandosi contro i razzisti e gli xenofobi, censurando chi, sempre sulla piattaforma pubblica Facebook, osi commentare criticamente.
Il pio Berti, che intendeva recarsi a Sammommè dove, non molto tempo fa, una residente donna è stata arsa viva nella sua abitazione da un clandestino lì parcheggiato, di cui si era invaghito, e a cui lei non voleva concedere la propria persona, è stato vituperato prima e dopo da un gruppo di facinorosi antifascisti le cui invettive risultano assai più dolorose delle vecchie manganellate.
La questione è, pari pari, quella che ha coinvolto Salvini intenzionato a recarsi a Napoli per discutere, con dei partenopei paganti, del proprio programma, ed obbligato a difendere la propria autonomia intellettuale e la propria libertà di pensiero da una manica di faziosi e oltremodo fascisti nei modi.
Sono politicamente scorretto e culturalmente sregolato, caro direttore, per questo amo alla follia chi, con ardimento, seppur non condividendone la base culturale, si dichiara sfacciatamente fascista fregandosene allegramente degli indignados da piazza e dei leoni da tastiera, quasi sempre illetterati come il nostro amico poco fa menzionato.
La questione non è chi cavolo ognuno di noi voterà, chissenefrega dei voti degli illetterati: la questione riguarda quella censura a senso unico che zittisce, di volta in volta, di piazza in piazza, i nemici del Pensiero Unico, che in questo caso si chiama Berti di Casapound.
Direttore, scommettiamo che se fosse stata bruciata viva una delle signore sammommeane, di cui il clandestino si sarebbe potuto invaghire, le frattaglie ululanti e illetterate non avrebbero detto né se e né ma?
Perché, è bene ricordarlo, ad essere stata bruciata viva fu una donna marocchina, extracomunitaria regolare e lavoratrice, di cui evidentemente la suddetta frattaglia ha una ben misera considerazione, o comunque la ritiene meno meritevole d’attenzione rispetto a una qualsiasi altra donna italiana. Ci scommetto il cappello, direttore, e lei sa che questa scommessa la vincerei sicuramente.
La ringrazio, come sempre, per lo spazio concessomi, ma soprattutto per avermi dato la possibilità di spiegare ai miei amici sammommeani che sono stati loro i veri fascisti.
Lorenzo Zuppini
in veste di lettore