levi fu chiaro. NELLA STORIA E NELLA VITA PARE TALVOLTA DISCERNERE UNA LEGGE FEROCE CHE SUONA «A CHI HA SARÀ DATO; A CHI NON HA, A QUELLO SARÀ TOLTO»

Mi limito a comparare il comportamento di Grieco nella causa della “microcamera nel marsupio” di cui stiamo parlando e, sempre dello stesso, il modus operandi in una causa di ben altro livello e spessore: quella imbastita, a mio parere, contro Linea Libera che non lascia respirare i pubblici ministeri di Pistoia perché li richiama – giustamente – all’ordine e al proprio dovere: cosa pochissimo gradita agli dèi


La nostra è una giustizia simile al battaglio della campana:
una volta va a destra e l’altra a sinistra


DOVE MANCA IL PUDOR NÉ V’È VERGOGNA

NON C’È LEGALITÀ: C’È SOLO FOGNA


 

 

Scherzi a parte… il marsupio non era questo

 

Ieri mi ero letto un articolo di Andrea Balli, giovane pistoiese violentata davanti alla telecamera, quarratino assolto per assenza di prove ed ero rimasto stupito per la sentenza, non tanto per come decisa dal giudice Alessandro Buzzegoli che – non si mette in dubbio per niente – sa bene in che modo porsi fra fatti e norme e sa, di conseguenza, come comportarsi. Ma per come, nel tribunale penale pistoiese, ha lavorato sul caso la coppia dei sostituti Grieco-Boccia.

Questo tema, tuttavia, lo tratto in fondo al mio intervento. Per ora mi limito a pubblicare una nota speditami dall’amico Mario Riccio, avvocato dell’assolto, che puntualizza alcune inesattezze sia nostre che della Nazione.

L’avvocato Riccio scrive:

Il mio dovere di avvocato difensore, unito all’inaccettabile contenuto del vostro articolo, mi costringono a tornare per la seconda volta sulla stessa vicenda.

Nel novembre di due anni fa, rimproveravo a codesto giornale (sta parlano alla Nazione – n.d.r.) di aver anticipato una sentenza di condanna nei confronti del mio assistito solo sulla base di quanto vi aveva raccontato la persona sedicente offesa dal reato.

Avevo ragione. La sentenza del Tribunale di Pistoia è stata di assoluzione, con buona pace di quel verdetto emesso dal giornale due anni fa, affogato fra lacrime di partecipe compassione.

Pervicacemente vi accanite sulla vicenda e questa volta non errate una previsione ma falsate un risultato. La sentenza non è stata di assoluzione per insufficienza di prove come scrivete nel titolo. L’imputato è stato assolto ex articolo 530 del codice di procedura penale (non del codice penale, siete riusciti a sbagliare anche questo). Poi, se l’assoluzione è stata data ai sensi del primo, secondo o terzo comma dell’art. 530 c.p.p., lo sapremo solo con il deposito della motivazione.

Il P.M. aveva chiesto l’assoluzione per insufficienza di prove. I difensori, il sottoscritto e l’avvocato Paolo Frosini, l’hanno chiesta ai sensi del primo comma di quell’articolo e cioè “perché il fatto non sussiste”. La richiesta di assoluzione piena è giunta al termine di una discussione nella quale i difensori hanno sostenuto la palese falsità della narrazione offerta da chi si voleva vendicare di un fidanzato che, scopertone il tradimento, l’aveva lasciata.

Vedremo entro tre mesi se l’assoluzione è stata piena o per insufficienza di prove. Nel frattempo astenetevi da ogni pronostico, tanto li sbagliate tutti.

Pistoia 13 luglio 2022. Avvocato Mario Riccio

Sin qui i cosiddetti fatti. Ed ecco, ora, un commento sulle «schizofrenie» del tribunale penale di Pistoia con espresso riferimento all’opera dei sostituti Giuseppe Grieco (titolare delle indagini) e Luigi Boccia (pubblica accusa in aula prima della sentenza).

Mi limito a comparare il comportamento di Grieco nella causa della “microcamera nel marsupio” di cui stiamo parlando e, sempre dello stesso, il modus operandi in una causa di ben altro livello e spessore: quella imbastita, a mio parere, contro Linea Libera che non lascia respirare i pubblici ministeri di Pistoia perché li richiama – giustamente – all’ordine e al proprio dovere: cosa pochissimo gradita agli dèi.

È ovvio che non può che essere questa la discriminante per cui dinanzi a una “raffica di corna” – come suggerito dall’avvocato Riccio – le indagini seguono il loro corso e finiscono come finiscono sostenute da Boccia in aula fino alla richiesta di assoluzione per insufficienza di prove.

La giustizia di Sarcofago city è perfetta, imperfetta o discutibile? Perché la Camera Penale non parla di questo, invece di tacere e ossequiare gli dèi? Cosa si aspetta da loro?

Al contrario, in cose molto più serie – come la corruzione e i favoritismi insopportabili riservati al ragionier non dottor Romolo Perrozzi da parte del Comune di Quarrata, nel ventennio dalla sindaca inutile Sabrina Sergio Gori e fino all’occhione falso-giurante di Marco Mazzanti – il dottor Grieco, dopo avere avuto fra le mani tutti i documenti ufficiali attestanti che ciò che avevo detto e scritto sul Perrozzi e sui suoi favoreggiatori era solo e soltanto la verità, non sapendo cos’altro fare di meglio, se n’è uscito con la brillante invenzione dell’inesistente reato di stalking giornalistico, più che scoperto direttamente inventato da un sostituto, Claudio Curreli, che al mattino fa il lavoro del Pm, al pomeriggio quello del Gran Mogol degli scout, e a sera il coordinatore dell’accoglienza dei neri clandestini: sotto gli occhi di tutti, nel silenzio generale e in costanza di presunta incompatibilità ambientale perché lavora nello stesso tribunale in cui la moglie (Nicoletta Curci), giudice delle esecuzioni, si occupa della stessa materia del marito, ancorché in ambito civilistico.

Più peggio di così che si vuole, geni di Sarcofago City? E la stampa non è certo migliore di chi il proprio potere lo usa come vuole, anche decidendo, a priori, chi deve essere colpevole e chi deve essere vergine e puro anche se ha ottenuto un certificato di residenza in una casa che era molto carina, senza bagnetto, senza cucina, senza persiane né porticina. Se sbaglio – disse Giovanni Paolo II – mi corrigerete!

Ma perché stupirsi di certe abitudini in un paese in cui il “primo magistrato” della repubblica e capo della magistratura stessa, per giunta ex presidente della Corte Costituzionale, insegna a tutti come attentare alla Costituzione?

Quanto volte hanno attentato alla Costituzione?

Re Giorgio, ma ancor peggio don Sergio, ci hanno costretto – da Mario Monti in poi – a non potere e a non dover esercitare i diritti costituzionali, con governi non eletti da nessuno. Ma le procure preferiscono condannare i giornalisti che rompono i coglioni: tanto non contano un cazzo, nell’ottica di Onofrio del Grillo.

Che volete che siano le schizofrenie di un tribunale tristemente noto in Italia, ma che nessuno tocca, neppure con un fil di paglia, perché gli interessi dei gruppi di potere economico – all’epoca del duce neri-neri, sotto i democratici non rossi-rossi, ma color solo dell’€uro – vanno avanti a tutto sia che parlino il linguaggio della sinistra che quello della destra, ma, soprattutto, la lingua di Mammona, specie se ha delle belle puppe a cui attaccarsi?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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