PISTOIA. Se volete prendervi una boccata di ossigeno, vi consigliamo di non farvi scappare un libro che uscirà giovedì 1 febbraio. Si tratta de “Il suicidio della cultura occidentale” di Giulio Meotti, firma del Foglio.
L’autore è un validissimo giornalista esperto di Medio Oriente e della questione arabo-palestinese. Sa andare contro corrente, fregandosene della vulgata e delle angherie che l’armata conformista infligge agli eretici.
Sta dalla parte di Israele, dalla parte della libertà, dell’unica democrazia vera in quella porzione di mondo, dunque anche dalla parte del tanto vituperato Trump e della sua scelta di spostare l’ambasciata americana a Gerusalemme, indicandola con ciò come la effettiva capitale dello stato di Israele.
È uno dei pochi autori che riconosce nel confronto/scontro tra Occidente e islam uno dei temi cruciali di questo tempo, se non addirittura il tema dei giorni d’oggi. L’aria viziata del conformismo politicamente corretto, terzomondista e globalista rischia di asfissiarci. La lettura di questo libro è come una maschera antigas.
Sul Foglio di lunedì 29 gennaio, a pagina 1, era stato inserito un ampio pezzo del libro, ed è bastato per capirne l’immensa portata. Una sberla, come una secchiata d’acqua fredda sul capo, ha il pregio di destarti dal torpore: così le pagine di Giulio Meotti.
C’era il Burning Man, ci ricorda Giulio, il festival per sovvertire l’Occidente utilizzando la condivisione e il sesso selvaggio. Un po’ come quegli europei che sono partiti per arruolarsi nello Stato Islamico. Giulio lo definisce, giustamente, come una particolare forma di edonismo sfrenato.
I grattacieli svettavano e la pace regnava sovrana dal 1989, ininterrotta fino a quel fatidico 11 settembre 2001, quando il re del terrore islamista abbatté la corona del re Occidente, potente e magnifico ma inesorabilmente vuoto, utilizzando la super velocità degli aerei che nella sua scia lasciavano disperdersi memorie e cultura.
“Ha scritto Hilaire Belloc che mentre ridiamo, siamo guardati da grandi e terribili volti. E su questi volti non c’è sorriso”. La mancanza di spirito forte si riversa anche sulla difesa di tipo militare che la super potenza a stelle e strisce dovrebbe assicurare. Ci ricorda Giulio Meotti che “Bin Laden osservava intanto nell’ombra, mentre gli occidentali se la spassava al Burning Man. Nel ’93 ordinò di attaccare il World Trade Center. L’amministrazione Clinton fece spallucce.
Nel 1998, al Qaida distrusse due ambasciate americane in Africa. Clinton rispose con un paio di inutili missili da crociera (…). Così bin Laden concluse che il suo sospetto sulla debolezza americana era corretto. E iniziò a pianificare l’11 settembre”.
Il fottuto pensiero unico che impone rigide regole che rendono, poi, impossibile anche solo definire islamico colui che si fa esplodere o ci sgozza urlando che Allah è grande.
“Il filosofo neomarxista, il critico sociologico, l’attivista per i diritti umani, la femminista radicale, la pasionaria animalista, il giornalista impegnato, il critico letterario postmoderno formano una sorta di partito onnipotente che ci dice come dobbiamo pensare e che veicola un pensiero debolissimo che mantiene una posizione fortissima nei media, a scuola, all’università”.
“La domanda chiave per gli occidentali è: amiamo le nostre libertà tanto quanto loro le odiano? Per questo ogni volta che i musulmani hanno fatto pressioni per un’ulteriore concessione, l’Occidente ha ceduto. Il fronte interno è già crollato”.
Rispondete a quest’ultima domanda e poi agite di conseguenza. Ma fate in fretta: la soumission avanza.
[Lorenzo Zuppini]