SIAMO ANCORA accanto ai nostri lettori. Lo siamo con tutte le nostre forze e con il nostro impegno a non lasciarci azzoppare o azzittire.
Perciò tutti coloro che si fossero – come avevamo scritto – strusciate le mani alla Bruno Vespa al momento della nostra “cancellazione dal web”, si mettano l’animo in pace: Pistoia ha bisogno di aria, fresca e respirabile; ha bisogno di frusta, cattiva e frizzante sulla pelle della schiena e laddove non batte il sole.
Pistoia e non solo, perché – secondo la nostra ottica e come si può vedere da questa nuova impresa che nasce, al pari di una Fenice, dalle sue stesse ceneri – siamo, se lo volete e se ci sarete vicini, sull’intera area metropolitana: così potremo narrare non solo le stanchezze e i silenzi della città di Cino, ma pure quelli dell’Area Vasta, ossia quel grandioso territorio socio-sanitario che, grazie al nostro benamato padrone Enrico Rossi, sarà il nuovo futuro per i giovani e una parte residua della nostra discesa (di noi anziani, intendiamo dire) sul viale del tramonto.
Nel dare vita a questa «Linea Libera» – che lo sarà davvero perché dipenderà solo da noi, gruppo di giornalisti e non, ma animati da una stessa visione del mondo e delle cose; e che potrà esserlo perché non avremo alle spalle nessuna E-Cultura che all’improvviso ci molla e ci lascia per via come il ferito di cui si parla nel racconto evangelico del buon samaritano (in questo caso i buoni samaritani potrete essere voi se ci assisterete e ci seguirete come e più di prima) –, nel dare vita a questa «Linea Libera», che darà davvero voce a tutti senza distinzione e che frusterà tutti senza rispetto o favore, ma che soprattutto non tacerà niente perché niente deve essere taciuto in un giornalismo forse pericoloso, ma verace, ci sono venuti in mente film come La notte della matite spezzate, Vite spezzate o anche Una vita spezzata.
Li abbiamo ricordati, a prescindere dai contenuti, per il participio passato che scende dal verbo “spezzare” e che ben si adattava alla fine della testata precedente a cui eravate abituati dopo quasi tre anni di gratuito servizio d’informazione.
Rientriamo in “linea libera” sul web soltanto da stamattina, anche se già ci eravamo da ieri sera.
Non abbiamo ancora deciso quando e come raccontarvi l’incredibile e triste storia della scomparsa di «Linee Future»: ma come non abbiamo taciuto mai niente di quello che riguardava anche noi stessi in prima persona (neppure quando venivamo condannati per presunte – fino a condanna definitiva – diffamazioni), non vi toglieremo il piacere e il diritto di sapere come sono andate davvero le cose con un giornale che navigava a gonfie vele e che improvvisamente, il 23 gennaio scorso, con una decisione della proprietà che sarà oggetto di giudizio di altri, è stato spezzato e ridotto all’oblio forzato e al buio del sarcofago. I fini e gli scopi di questa operazione dovranno poi spiegarceli altri.
Ora i lettori possono riprendersi quel che è stato loro tolto con la forza: un’informazione che non ha niente di professorale e che non vuole insegnare niente a nessuno su come fare o non-fare giornalismo e con quali scopi farlo.
Il nostro dovere, e il dovere del giornalismo, non è pedagogico, come si vorrebbe far credere: dobbiamo solo vivere e testimoniare con assoluto rigore «il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede».
E ciò, anche in questa vicenda assurda, basta e avanza.
[Edoardo Bianchini]