libertà d’informazione. SCIAGURATI (NOI) GIORNALISTI

I relatori del Corso Ecm dei giornalisti

FIRENZE. L’ordinamento legislativo sui giornalisti è pensato per “limitare e comprimere” la ricerca e sviluppo di una inchiesta giornalistica e così penalizzare la categoria dei giornalisti che sono vessati.

Il Prof. Mennella è docente di Storia e deontologia del giornalismo e dunque e nessuno, meglio di lui, poteva tratteggiare con ampie citazioni di esperienza l’arretratezza del nostro ordinamento giudiziario, posto in confronto con gli altri paesi europei, tutti all’avanguardia.

La riforma di legge per il giornalismo è latente da cinque legislature e non vede luce: il potere legislativo, sa bene che la riforma dovrebbe – per essere tale – ispirarsi agli indirizzi di massima libertà di stampa, conosciuta nei paesi anglosassoni come political speech.

La riforma, dovrà vedere una depenalizzazione del reato di diffamazione, che oggi – incredibile ma la dice lunga – vede ancora vigente nel Codice penale l’articolo 596 per l’esclusione dal processo della prova liberatoria (un residuo del Codice Rocco, voluto dal fascismo per comprimere la liberà di stampa).

Conforta sapere, però che ogni 100 querele depositate, solo 8 hanno la condanna di Giustizia, mentre ben 92 raggiungono l’immediata archiviazione o l’assoluzione in dibattimento.

La sala del Convegno in Confindustria

La rassegna dei casi di “Ossigeno per l’informazione”, è stata certamente appropriata nel sollecitare l’attenzione dei giornalisti in sala che hanno anche avuto qualche buona novella, non solo segnalazione di svariate intimidazioni, soprusi e minacce – dirette o trasversali – per impedire l’esercizio del diritto di cronaca e di critica sancito dall’articolo 21 della Costituzione.

Le buone notizie, vengono soprattutto da Strasburgo, sede della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che applica in modo sempre più caratteristico, crescente e ripetuto la tutela dei giornalisti, sancita nell’articolo 10.

A destra il Prof. Federico Mennella

La “Cedu” afferma un principio ignoto in Italia (political speech) che così recita: la libertà di informazione è prevalente sulla reputazione del pubblico personaggio e va assicurata sempre.

Insomma, il giornalista dovrebbe essere parificato a un agente di Polizia, con dei compiti di controllo più estesi e garantiti nella sua sfera di autonomia professionale, proprio per esercitare la funzione di “cane da guardia della Democrazia”, altrimenti è un servo del potere, controllato tramite il suo editore, spesso spurio che lo sostituisce in facilità.

Noi non ci siamo sorpresi di sapere che nell’archivio di “Ossigeno” ci sono oltre 3721 casi di intimidazione e vessazione: aspettiamo che anche il nostro paese, sia raggiunta una completa maturazione delle coscienze, sopratutto dei politici e Magistrati applicati ai pronunciamenti delle Sentenze.

[Alessandro Romiti]

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