PISA- PISTOIA. Il recente corso di formazione dell’Ordine dei Giornalisti della Toscana è stato tenuto da due colleghi esperti, ben preparati a rispondere alle domande dei colleghi, coinvolti da continui rischi e minacce di intimidazione (delle quali vi parleremo presto) ma alle quali – permettetèci di dirlo – siamo e resteremo indifferenti.
Chiara Cini e Antonio Scuglia hanno argomentato e proposto al fuoco incrociato delle domande scaturite da una articolata analisi della rassegna di sentenze della Corte di Cassazione che spesso statuito in modo definitivo in merito a vicende di colleghi, ingiustamente portati dinnanzi al giudice penale.
È da precisare come, la statistica applicata sull’analisi più accurata delle querele per diffamazione è decisamente confortante: solo il 10 % delle azioni di tutela risulta fondata, mentre il 90 % è sproporzionata e ingiustificata, permettendo agli imputati di raggiungere l’assoluzione, rimandata ai successivi gradi di giudizio e non – purtroppo – al pronunciamento del Giudice di prime cure.
Abbiamo sempre detto che la professione di giornalista deve avere vocazione di indipendenza per esprimere una sana critica (Montanelli dixit) e ci conforta il fatto che la cultura di orientamento europeista per la tutela dell’informazione è, lentamente ma crescentemente, in osmosi anche alla nostra sciagurata e oppressa realtà.
Insomma. i giornalisti sono i “cani da guardia della democrazia”, diceva Mark Twain. E noi così ci sentiamo di essere.
Nel recente convegno tenutosi a Pisa, i relatori hanno richiamato i colleghi alle regole auree per svolgere la professione in modo sereno e professionalmente qualificato, rispettando i criteri di oggettività della notizia (verità sostanziale), pertinenza (interesse pubblico) e continenza verbale (appropriatezza lessicale), oltre a evitare titoli auto concludenti, sono da evitare erronee interpretazioni di atti giudiziari e la veicolazione diretta o indiretta di contenuti pubblicitari, ovvero una compiuta verifica delle fonti.
Proprio su questo ultimo argomento, l’Ordine dei Giornalisti ha rigettato un paio di ricorsi che ci vedevano accusati di violazione all’articolo 10 comma b, in relazione a due articoli che sono stati fatti senza alcuna intenzione pseudo pubblicitaria, ma che su questo aspetto hanno impegnato il Consiglio ordinistico: l’uno parlava di lavoro giovanile e l’altro di una tecnica di costruzione di strade senza l’uso di asfalto bitumoso. Ve li riproponiamo nei link ipertestuali al seguito, perché meritano una rilettura preliminare.
Il Consiglio disciplinare dell’Ordine ha archiviato la richiesta di ricorso stabilendo che il primo articolo ha un ben chiaro “valore informativo”, trattandosi di un tema socialmente rilevante ovvero del “passaggio di consegne generazionale”, mentre l’altro è degno di “interesse pubblico per la sua particolare tecnica di costruzione”, escludendo ciò qualunque commistione di interessi tra la testa Linea Libera e le imprese coinvolte.
Il ricorso è stato rigettato alla prima lettura degli articoli dedotti, dimostrandosi così un episodio di chiara intenzione intimidatoria nei nostri confronti
[Alessandro Romiti]