PISTOIA. Oggi, sabato 27 febbraio, ore 18, presso Lo Spazio di via dell’ospizio, verrà presentato il volume Franti. Perchè era lì, il libro curato e scritto da Cani Bastardi ed edito da Nautilus Autoproduzioni intorno a Franti, la band hardcore folk epitome della Torino punx anni Ottanta – alla presenza degli autori, dell’editore e dei protagonisti, tra proiezione del dvd incluso nel libro, reading con ambienti sonori e partecipazioni speciali.
Il dvd contiene musiche e video inediti di Franti e minifilm sperimentali di West Front Video (Claudio Paletto e Mimmo Calopresti).
Franti è il nome di un personaggio del libro Cuore: quello che rompe i vetri, fa uscire matto il maestro, ride quando il re d’Italia muore. Franti è fuori dalla scuola, ma non è morto e si muove nell’ombra.
Nel ’76 tre studenti a Torino mettono su un complesso. Lo chiamano Franti, bastardi loro, bastardo lui, suonano mettendo dentro tutto quello che incrociano, musiche, poesie, film, cartoni animati, cortei, gioia, rabbia, camionette della polizia, sassi volanti, lacrimogeni, gonne a fiori, capelli lunghi, Pavese, Dostoevskij e Che Guevara.
Altri si uniscono, altri se ne vanno, ma sempre avanti a scrivere canzoni, incidere dischi, suonare dal vivo, non solo per portare avanti l’idea della libertà e dell’indipendenza, ma per vivere, vivere la musica, e vivere la vita, senza forzature e senza scadenze.
Franti diventa una formazione variabile che sperimenta varie forme espressive senza nessuna concezione o reverenza verso qualunque stile o moda. Come dicono loro: “Noi siamo un gruppo musicale autonomamente definitosi, nella misura in cui reputiamo la cultura antagonista nei contenuti e, soprattutto, nelle forme uno specifico motore rivoluzionario del movimento.
Pensare, discutere, suonare, scrivere, sperimentare cose che hanno sempre fatto parte del nostro modo di essere come collettivo di persone, in questi anni fuori da ogni business e logica di mercato”.
Se la musica di Franti è un giardino immaginario, questo libro è la biografia immaginale di una band inclassificabile, sospinta dalle voci di poeti, esploratori, musicisti, delinquenti, centravanti, iconoclasti, anarchici, invisibili, perché Franti era lì e chiede di essere testimoniato attraverso quindici pietre/capitoli tra anarchia, montagne ribelli, l’India misteriosa, free-jazz, posti occupati, lunghi viaggi in macchina, sogni, suoni che scorrono tra le parole stampate, che rimbalzano sui due punti, si insinuano tra le virgolette.
Oltre che una band, Franti è uno spirito eponimo della Torino anni ’80 che ha attraversato club, scantinati e cortei, che resiste nei decenni per quanto fosse di giorno in giorno sempre più intangibile, quasi volesse scomparire dietro questa raffica di insegne luminose e slogan ipertrofici, per esser così ritrovato oggi e decifrato come un corpo creduto perso, esplodendo di nuovo tutto il suo potenziale rivelatore di pratiche, esperienze e umori che hanno sempre rifiutato di pensare alla musica come a un bene di consumo, ma come a qualcosa di sonoramente libero.
[lo spazio – comunicato]