LICIO GELLI, IL FUNERALE INESISTENTE

Funerali di Licio Gelli
Funerali di Licio Gelli

PISTOIA. Nemmeno un pistoiese ai funerali del “Venerabile”. Nessun rappresentante delle istituzioni locali. Una folla distratta, assente, quasi surreale si spalma lungo via del Can Bianco, davanti alle cappelle del commiato della Misericordia. Un congedo poco partecipe ha dato l’ultimo saluto a Gelli, nella sua Pistoia che tanto lo ha amato e tanto odiato. Gente vestita di tutto punto si guarda intorno, signori con grossi cappelli e abiti da cerimonia si fanno intervistare, ma nessuno sa chi siano. Giornalisti e fotografi spaesati si guardano l’un l’altro con faccia interrogativa.

Licio è morto da solo. Così come solo era rimasto negli ultimi anni della sua vita, chiuso tra le quattro mura di Villa Wanda, ad Arezzo. Fascista e partigiano, fondatore della Loggia P2 e liberatore di alcuni prigionieri politici, fu condannato in via definitiva per procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato, calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Colombo, Turone e Viola, calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per aver tentato di depistare le indagini sulla strage alla stazione di Bologna (vicenda per cui è stato condannato a 10 anni) e bancarotta fraudolenta per lo scandalo del Banco Ambrosiano. Nel 2006 Gelli dona al Comune di Pistoia il proprio “archivio non segreto”, nell’ambito di una discussa cerimonia ufficiale, svolta sotto il patrocinio dello stesso Comune, ma alla quale gli amministratori comunali pistoiesi preferirono non prendere parte.

“Chi è quel signore in giacca e cravatta? Chi è quella donna ben vestita con trucco vistoso”. Nessuno lo sa. Intanto la via è rimasta aperta al traffico e gli automobilisti incuriositi guardano per vedere chi ci sia di così tanto importante dietro quelle telecamere che immortalano volti ignoti. Forse tanti non sanno nemmeno di chi sia il funerale o magari non sanno nemmeno chi sia Gelli. La piccola folla nebulosa dinnanzi alla Misericordia è fatta prevalentemente di giornalisti, locali e nazionali, fotografi, carabinieri e poliziotti. Basta.

Funerali di Licio Gelli
Funerali di Licio Gelli

“Che il Paradiso possa accogliere l’anima del nostro fratello Licio” recita il prete, con voce flebile, dinnanzi ai pochi signori ben vestiti.

Dentro quel feretro coronato da pochi fiori, il Venerabile si porta con sé pezzi indelebili di storia italiana rimasti segreti. Inaccessibili oramai a noi comuni mortali come inaccessibile rimane spesso la verità che si cela dietro ai libri di scuola. Un quadernone in fondo al corridoio della Misericordia racchiude l’audacia quasi sfrontata di coloro che hanno porto, attraverso la traccia indelebile della penna, il loro ultimo saluto al Venerabile con tanto di firma. Una sessantina poco più. “Un abbraccio” si legge in uno dei commenti, “Buon viaggio amico caro e saluta mio padre” si legge in un altro. “I tuoi cari amici d’infanzia” in un altro ancora.

Parenti? Conoscenti? Piduisti? Amici? Non ci è dato saperlo. Forse, alla fine, semplicemente essere umani. Perché quando ci si trova lì, davanti a un feretro ricoperto di qualche fiore, forse tutti ci accorgiamo in quel preciso momento che la morte è la stessa per tutti. Che sia il funerale del Perozzi, con ballerine, prostitute, saltimbanchi, in un’ultima, gioiosa, zingarata collettiva, o che sia il funerale vuoto dell’ultimo disgraziato migrante, il finale è sempre lo stesso. E la solitudine della morte, come sempre, non ha fatto eccezione nemmeno stavolta. Nemmeno per il “Venerabile”.

[Alessandra Tuci]

Funerali di Licio Gelli
Funerali di Licio Gelli

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Vedi anche: GELLI. ANCHE LA STORIA MUORE di Edoardo Bianchini

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3 thoughts on “LICIO GELLI, IL FUNERALE INESISTENTE

  1. Il titolo dell’articolo è senz’altro appropriato e dovrebbe essere anche fonte di riflessione per molti.su come, al momento della morte si dissolvano il potere, l’arroganza, la ricchezza e tante altre cose di questo mondo.
    Il funerale, però, c’è stato, ed in chiesa. In chiesa nonostante che questo figuro, oltre a tutto il resto, fosse massone e per questo scomunicato dalla Chiesa. Bene ha fatto, nella circostanza, Mina Welby a sottolineare come a suo marito Giorgio, innocente e sofferente (e di che sofferenza!) il funerale in chiesa venne ignominiosamente negato.
    Non sarebbe male, ma ci credo poco, che a questo punto ci fosse una bella sfuriata di Papa Francesco a chi di dovere.
    Piero Giovannelli

  2. Concordo con Giovannelli che il velo che stende la “grande consolatrice ” di guccinaiano conio venga prima di qualsiasi altra considerazione, ma una % 50/50 fra fascista e partigiano mi sembra troppo generosa. Il buon Dio lo riposi comunque in pace.

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