PISTOIA. Lunedì 24 novembre si è tenuto il Consiglio comunale di Pistoia con all’ordine del giorno, tra l’altro, la proposta di rinegoziazione di parte del debito a tasso fisso che l’amministrazione comunale ha con la cassa depositi e prestiti Spa.
In sintesi, la proposta della Giunta è di prolungare di alcuni anni (massimo sette e mezzo, mediamente quattro) 115 posizioni debitorie, per un valore di debito residuo di circa 25 milioni di Euro. L’operazione consente di dare respiro alle casse comunali, grazie all’abbattimento della rata annua di circa 450.000 Euro, da destinare a spese per investimenti. D’altro canto, dopo pochi anni, la convenienza scema, con la rata che sale nuovamente e, dal 2039 – anno in cui si sarebbero estinti tutti i mutui – al 2044 –, ultimo anno previsto dalla rimodulazione – si pagheranno circa altri 3.000.000 di Euro che non si sarebbero dovuti sborsare.
Tanto Pistoia Domani quanto il M5s hanno presentato alcuni emendamenti, con l’intento di ridurre il numero dei mutui da rinegoziare (limitandosi a quelli ritenuti dalle due forze politiche effettivamente convenienti), ma le proposte sono state respinte dalla maggioranza.
E’ arduo esprimere un parere circa l’effettiva convenienza economica di questa operazione (come confessato anche dai revisori dei conti), anche perché viene garantita l’equivalenza finanziaria (il valore attualizzato delle rate rinegoziate coincide con il valore attualizzato delle rate dei prestiti originari). Si tratta quindi esclusivamente di scelta politica: spendere meno oggi e lasciare la patata bollente alle generazioni future. Non si tratta di un intervento strutturale, non siamo di fronte ad una proposta risolutiva, bensì ad una manovra tampone, che avrà le sue conseguenze domani. Ricorda vagamente la possibilità per i lavoratori dipendenti di farsi anticipare il Tfr in busta paga (pagandoci sopra maggiori tasse): si tenta di rimettere in moto l’economia imbrogliando i lavoratori ed ipotecando il loro futuro. “Finché la barca va, lasciala andare”, cantava nel 1970 una giovane Orietta Berti: ma qui la barca sta andando allegramente alla deriva, tra toppe e rimedi pasticciati, e quando affonderà non ci saranno briccole sulle quali avvinghiarsi o ancore di salvezza per coloro che nel frattempo non saranno fuggiti come topi e saranno costretti a leccarsi ferite mortali.
Al momento del voto, le minoranze sono uscite dall’aula – con l’eccezione della consigliera Anna Maria Celesti di Forza Italia – nella consapevolezza che far mancare il numero legale sarebbe stata l’unica possibilità per evitare l’approvazione di questo documento. Il numero legale è stato però raggiunto per il rotto della cuffia (precisamente 17 consiglieri – che è, appunto, il numero necessario) e la proposta è stata approvata (tutti favorevoli ad esclusione della Celesti, che si è astenuta).
Una considerazione conclusiva. Qualcuno ha criticato la nostra uscita dall’aula, in ragione della responsabilità politica e per il bene della città e dei cittadini tutti. Bene. Compito di un amministratore è quello di tentare con ogni mezzo possibile (previsto dai regolamenti, ovviamente) di far valere le proprie ragioni e posizioni. L’approvazione della delibera in oggetto non era necessaria, non serviva ad evitare disastri, commissariamenti o quant’altro; l’operazione non risolve i problemi e se non si fosse fatta non sarebbe accaduto niente di rilevante, semplicemente la situazione debitoria sarebbe rimasta inalterata. Non si è trattato di vita o di morte, quindi, ma solo di una scelta politica che poteva o non poteva essere condivisa. Noi ci siamo opposti, con la solita tenacia di sempre, e le nostre scelte, compresa quella di non partecipare alla votazione, sono coerenti e corrette.
Chissà se tutti possono dire la stessa cosa. Ma questa è la politica.
Giacomo Del Bino, Portavoce M5s