PISTOIA. Dio salvi lo sport, dimenticandosi “una tantum” della Regina! Soprattutto dai… cinguettii. Troppi “uccellini”, verrebbe da dire, e pochi “ca… lciatori” (con gli attributi). Paese che vai, costume che trovi si sarebbe detto un tempo: ma nella società globalizzata, le (cattive) usanze sono di tutti.
Ecco allora che lo sportivo X non rende al massimo e prima che lo si possa criticare interviene la fidanzata Y o la nonna Z o ancora la mamma V a difenderlo sui social network, magari con un tweet che fa figo, è di moda, è di tendenza.
L’allenatore schiera un atleta per poco tempo? Per carità, sbaglia a priori: interviene la moglie, fidanzata, amante (tanto non ci si vergogna più di niente; pudore questo sconosciuto) a difenderlo scagliandosi contro il tecnico, reo di capire poco, essere poco sensibile, non volere il bene suo e della squadra.
È sempre più diffusa la famiglia che si scorda di dare principi e valori, ma non di usare il cellulare o il computer per proteggere il virgulto, spesso anche ultratrentenne. E il giornalismo che fa? Non ti curar di loro, ma guarda e passa?
Macché, va dietro a signore e signorine incazzose, pubblicando, a volte, frasi così demenziali che neppure gli Squallor ed Elio & le Storie Tese avrebbero inserito nei testi delle proprie canzoni. È giornalismo quello che, cercando la polemica a ogni costo, pubblica gli sfoghi della cognata o del fratello?
Ognuno è libero di criticare, ci mancherebbe, ma il giornalista, nel fare la propria professione, dovrebbe sforzarsi semmai di fare inchiesta, di scavare, sviscerare, approfondire e non limitarsi a ricopiare le frasi, sovente sconclusionate, dei parenti del presunto campione.
Ah, mala tempora currunt sed peiora parantur, brutti tempi corrono, ma peggiori si preparano!