l’occhio del gallo. «AUGURI, SIGNOR COMANDANTE! TE PIACE ’O PRESEPE?»

 

Qualcuno dovrà pur tenere le galline sotto controllo o no?

LO DICEVO CHE SAREBBE STATA
UNA SEMPLICE PARTITA DI GIRO…


«Te piace ’o presepe?»

 

AGLIANA. Il gallo, in questo caso, non è un compagno di Asterix: è proprio il pennuto che sorveglia il pollaio. E che cos’è un pollaio per un giornalista, se non un’area geografica, in questo caso il centro della Piana, in cui peraltro il cronista non ha alcun interesse di alcun genere e tantomeno è il famoso “gallo della Checca” che tutte segue e tutte becca dell’Elisir d’amore di Donizetti.

Siamo ancora nel fumo della Valpadana, eh? Può darsi. E lo sto facendo apposta, perché sono sicuro che qualche alto dirigente del Comune di Agliana “anderà” (scriverebbe il Manzoni) su tutte le furie, poiché fa ti tutto per eliminarci dalle connessioni realizzate sul campo da lunghi anni di impegno nel raccontare le storture di ogni tipo nate e cresciute disordinatamente in quel Comune democratico in cui non si tollera la legalità e si preferisce di tutto (anonimi, denunce, querele, sgambetti, collusioni, illusioni e delusioni, prediche contro Salvini in chiesa) pur di mantenere il famoso status quo, a cui manca la terza parola fondamentale «ante»: cioè la situazione qual era prima (della guerra), ovvero un pacifico Pd che per 70 anni e passa ha fatto tutto ciò che gli passava per la capa fregandosene di tutto e di tutti.

La parola «ante» è molto simpatica ed evocativa, perché in latino significa avanti/prima, in italiano è il plurale femminile di «anta» e riporta all’idea di armadio: e dall’armadio agli scheletri nell’armadio il passo è breve e naturale.

Scheletri negli armadi? Che trasparenza sia!

Mi càpita, cioè, la stessa cosa di quando vedo la réclame dei prodotti Pupa, assolutamente da evitare per qualsiasi bella bionda polacca, dato che nella sua lingua quel suono così morbido significa qualcosa di molto inelegante e imbarazzante, il culo. Come in molti paesi dell’Est, peraltro, è inopportuno dire «curva» a destra/a sinistra perché altrimenti la gente (Viktor Mihály Orbán stesso, il fascista òngaro amico di Salvini) capisce che, o di qui o di là, c’è una puttana in giro.

Ci scuserà, quindi, chi non ci sopporta e ama il silenzio-stampa, ma se ne farà una semplice dovuta ragione da qui all’eternità, se ora gli intorbidiamo l’acqua a cui sta bevendo: come sosteneva Socrate in Platone, «non si deve più rispetto a un uomo che alla verità».

E, guarda caso, «verità» in greco ha un’etimologia che la dice lunghissima,  ma che si risolve in una parola semplice e comprensibile a tutti tranne al potere, sia politico che burocratico: «alètheia», cioè trasparenza, perché “non nasconde” niente e tutto dice.

Per quindici anni il dottor Andrea Alessandro Nesti è stato il dominus di un sacco di cose, ad Agliana. Ha fatto il bello e il cattivo tempo. Proponeva come un uomo e disponeva come Dio: finché gli è stato detto in tutte le salse, che non era lui il vincitore della seggiola su cui stava attaccato come Di Maio agli Esteri e Conte a Palazzo Chigi.

La lettera anonima del 25 novembre 1999. Si sapeva già chi sarebbe stato il vincitore? E perché la procura della repubblica non si scomodò?

Incapace di accettare l’insussistenza di ciò che ha sempre giudicato un suo diritto di sangue, alla fine è stato disarcionato con un colpo di lancia nel torneo; e ha iniziato a fare come un americano di quelli che entrano in un supermercato con il fucile a pompa e sparano all’impazzata.

Le sue armi da guerra? La procura della repubblica con esposti, querele e quant’altro; alcune delle sue cartucce forse anche antiche amicizie coltivate all’epoca in cui faceva il Pubblico Ministero in aula (in Italia può succedere) e chissà con quale e quanto sussiego!

Finché un bel giorno la gente, egregio dottor Nesti, si rompe i coglioni e passa dal ruolo di isterici cagnolini da compagnia che appena appena pisciano sui piedi di qualcuno, a quello di solidi maremmani bianchi, robusti e pronti a dare il fatto suo perfino al lupo appenninico.

Insomma il comandante Nesti ha seminato tempesta, sconcerto, scompiglio – ricorrendo perfino al magistrato del lavoro – ed ora è chiamato, a sua volta, al redde rationem per danni erariali e non solo. Un avviso dovrebbe averlo ricevuto stamattina, cari aglianesi: un richiamo a rifondere la città dei soldi sperperati.

Ora lo avrà capito quanto è stato bravo e cosa significhi la famosa frase “te piace o presepe?”

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
È difficile piacere a tutti, disse Solone; ma «È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà d’informazione e di critica». Agliana sembra non volerlo capire. Se poi qualche malpancista ha da obiettare, provi a metterlo per iscritto e noi sapremo rispondere con dovizia di particolari

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