L’ULTIMA NOTTE, QUELLA DEI “NEGRITA”

I Negrita
I Negrita

PRATO. Poteva andare peggio: poteva piovere. E ad un certo punto, dal cielo rosso carico di umidità sopra piazza del Duomo, a Prato, qualche goccia è anche caduta. Era uno scherzo, però, perché ha subito smesso.

Il concerto dei Negrita, quarta e ultima serata del Settembre pratese, era già iniziato e non si sarebbero fermati, i ragazzi dell’Arezzo accanto, nemmeno se fosse venuto il diluvio. Troppo carica la masnada di Capolona e troppo forte l’aspettativa del pubblico. Rumoroso e accogliente, anche se meno numeroso dei due delle sere precedenti, quella con Mannarino, mercoledì e con Caparezza, giovedì.

Iniziano tardi a suonare. Sono già passate le 22. Prima di loro, per cercare di intrattenere il popolo della noche laniera, l’organizzazione chiede ai Negrita due suoi mixer: che non se lo fanno dire due volte e improvvisano una consolle dub. Qualcuno balla, specialmente le ragazze. Come se invece che ad un concerto, in piazza del Duomo, fosse stata organizzata una serata disco.

I Negrita, dal back stage, fanno sapere di essere pronti; ancora qualche ritocco. Allora, dalle casse, la voce, inconfondibile e intramontabile, di Bob Marley, seguita da un brano blues che riconcilia il pubblico normodotato con la melodia. Paolo Pau Bruni è già scatenato: si appoggia, con i piedi, come un dittatore musicale, sulle casse sul palco; mento in alto, chiede al pubblico di farsi sentire. Loro, i seguaci, non aspettano altro e rispondono presente.

Il gruppo di spalla del concerto dei Negrita
Il gruppo di spalla del concerto dei Negrita

Come con Mannarino e Caparezza, anche con i Negrita ci troviamo di fronte ad uno stuolo di giovanissimi, e un po’ meno, preparatissimo: le canzoni, il ragazzo del casentino sfuggito ad un futuro da agricoltore, le canta perché altrimenti starebbe male, da contratto, ma i seguaci le sanno tutte a mente e lo accompagnano, puntualmente, in ogni interpretazione.

Rispetto ai connazionali delle due serate precedenti, ci troviamo di fronte ad un’esibizione decisamente illuminata da un’altra parte. L’energia non è ginnica, ma fisica; Pau ci tiene a dimostrare di essere in gran forma, di non temere nessuno. I testi non trasudano saudade, ma speranza; amore e cuore sono sempre in agguato e quando il suono dell’ultima consonante tradirebbe dissintonia, ci pensa lui a scambiare l’accento.

Qualcuno, tra il pubblico, è vestito proprio come Paolo Bruni, addirittura con lo stesso tattico taglio delle basette e del pizzo. Anche ieri sera, i tatuaggi l’hanno fatto da padrona, meno che sul palco, dove purtroppo, nella tasca posteriore di uno della band, svolazza una bandiera americana. Da quello che cantano pensiamo che non siano filo statunitensi; ce le andremo a risentire con più calma, le loro canzoni.

Ci si diverte, comunque. Primo perché l’esecuzione musicale non fa una piega, anche se si tratta di rock particolarmente addomesticabile e commestibile. Ma soprattutto perché Pau ha una voglia pazza di far ricredere quelli che hanno preferito fare altro, ieri sera, a Prato.

David e il suo boa nato da poco al bar della Repubblica
David e il suo boa nato da poco al bar della Repubblica

Il tempo scorre veloce: succede sempre così, quando si è allegri. In realtà, anche quando siamo tristi, le lancette impiegano lo stesso identico tempo per completare i loro giri. Prima di tornare a casa, ci fermiamo, come da protocollo, al bar della Repubblica: cornetto caldo e cappuccino ricco di schiuma. Tra i clienti del locale che di andare a letto non ne vogliono proprio sapere, c’è anche David, muratore con la passione per gli animali, soprattutto esotici. Tiene in mano un boa: ha pochi mesi.

“Sono deliziosi – ci confida mentre ci autorizza ad immortalarlo con il suo cucciolo – e poi non sporcano come i cani e i gatti”. Accanto c’è la sua compagna, che non sembra gradire la presenza del rettile.

“Ne ha quattordici, in casa – ammette –. Quando andremo a convivere, prenderò tutta la sua vita, serpenti compresi”.

È la sera dei Negrita | fate attenzione | ma veramente | qualcuno, nei vicoli di Prato | fa colazione | in compagnia di un serpente, avrebbe chiosato Lucio Dalla.

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