L’ULTIMA, TRAGICA “SINFONIA D’AUTUNNO”

Danilo Nigrelli, Anna Maria Guarnieri, Valeria Milillo e Silvia Salvatori
Danilo Nigrelli, Anna Maria Guarnieri, Valeria Milillo e Silvia Salvatori

PISTOIA. La solitudine assoluta di Ingmar Bergman, che Gabriele Lavia riproduce con meticoloso nichilismo nel riadattamento teatrale della loro Sinfonia d’autunno, ieri sera, venerdì 13 febbraio, al Manzoni di Pistoia (si replica stasera, alle 21 e domenica, alle 16) somiglia parecchio il pessimismo cosmico leopardiano.

Anche sulle pendici del Vesuvio, così come in casa della figlia, tanto il poeta di Recanati quanto Charlotte vivono in modo radicale e spasmodico la loro differenza, quella che li ha sistematicamente e inesorabilmente distaccati da tutto il resto dell’umanità e che ora serve loro, sul vassoio più indigesto, il conto.

La solitudine della pianista però, magistralmente interpretata da una vecchia leonessa dei palcoscenici come Anna Maria Guarnieri, risponde anche e soprattutto alla crisi di identità che accompagna, vagamente, gli artisti, che sono coloro che riescono a convivere seraficamente solo con gli strumenti del proprio lavoro. Tutto il resto, ad iniziare dai sentimenti più importanti, quelli della famiglia, è solo un intralcio, un fastidioso suppellettile al quale, ogni tanto, dover dare relazione, una distratta attenzione che, seppur nella sua superficialità, provoca non pochi contrattempi.

E la crisi dei nuclei familiari che sconquassa, da generazioni, i futuribili incastri relazionali dei paesi del nord Europa, illuminati da un profondo senso civico, ma oscurati dalla penuria di sole e di calore.

A farne le spese, nella circostanza, la figlia, che dopo aver perso tragicamente il proprio pargolo di soli 4 anni in un banale e terribile incidente domestico, decide di riallacciare i rapporti con la madre che non vede ormai più da sette anni. Con lei, nell’appartamento, vivono il marito, Danilo Nigrelli e la sorella disabile, Silvia Salvatori, che la madre non ha mai voluto accettare con la sua devastante malattia,

L’intera sinfonia autunnale viene eseguita nel salone del bellissimo appartamento di campagna, dove trovano spazio la stanza ancora intatta del piccolo Erik, la scrivania dalla quale la figlia si diletta a scrivere (è stata una giornalista) e il grande schermo piatto nel quale è inserito un dvd che racconta momenti felici del loro bambino, e che viene acceso e visto dal padre, che sembra, ma solo in apparenza, essere riuscito a superare con il dovuto senso dell’inesorabilità la morte del figlio.

Dal piano superiore della casa di campagna esposta ad una vista mozzafiato e alle intemperie delle stagioni, arrivano, con sistematica angoscia, le urla strazianti della sorella Eva, costretta in seguito al complicarsi di una malattia, a vivere sulla sedie a rotelle. Anche lei, nella propria disabilità, decifrata solo dall’amore della sorella, vorrebbe (ri)avvertire il calore materno che non ha mai ricevuto, fino al punto, una sera, di arrivare, strisciando dalla cameretta dove vive tutta la propria esistenza, fino nel salone per avere l’onore e l’affetto di sentire suonare la madre.

Un dolorosissimo incartapecorirsi di sentimenti che riporterà lontano la mamma, restata da qualche anno vedova di un uomo mai amato e puntualmente tradito, dalle figlie e che lascerà nella casa quella detestabile scia di non appartenenza che esaspererà, ulteriormente, i disagi sofferti da ognuno dei suoi abitanti.

Oggi pomeriggio, sabato 14 febbraio, i quattro protagonisti, condotti dal collega Gabriele Rizza, incontreranno i curiosi alle 17:30 nel Saloncino del Manzoni.

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