L’ULTIMO DEI COEN NON È UN CAPOLAVORO…

Locandina
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PISTOIA. Anche i migliori artigiani, talvolta, sbagliano creazione. E non basta, per fortuna, un flop o un non-capolavoro ad inficiare un trascorso con il quale si sono guadagnati galloni professionali.

I fratelli Coen, ad esempio, sono due co-registi che di films eccellenti ne hanno già firmati parecchi, per la fortuna degli spettatori: dal primo, Blood simple (1984), ad uno dei più recenti, Born after reading (2008), passando per Arizona junior (1987), Fratello dove sei? (2000), Fargo (1996), il monumentale Non è un paese per vecchi (2007), fedelissima riproduzione del premio Pulitzer di Cormac McCarthy e fino al loro indiscusso e indiscutibile capolavoro, Il grande Lebowsky, non un film, ma uno squarcio epocale, una fotografia, indelebile e indispensabile, per la lettura tragicomica di un’intera generazione.

A proposito di Davis, invece, premiato e applaudito a Cannes e poi incensato da quasi tutta la critica cinematografica come l’ultima inesplorata frontiera della regia dei fratelli newyorkesi, in programmazione, in questi giorni, al cinema Roma di Pistoia, non è affatto un’opera prima: è un buon film, parecchio americano, un tributo, gradito, ma non doveroso, che si materializza solo in una delle scene conclusive della pellicola, a Bob Dylan, che è quel giovanotto che sale sul palco del Gaslight, famosissimo circolo americano frequentatissimo dal folksinger, subito dopo l’esibizione di Llewyn Davis, il protagonista, interpretato da Oscar Isaac.

Un buon film, ma non un capolavoro, assolutamente no: è un lungometraggio musicale, attento ai dettagli, molto woodyalleniano, in alcune scene e in qualche personaggio, ma privo di quella poesia che è pietra miliare e distintiva dei Coen, non abbastanza sarcastico, cinico e ironico come sono soliti presentarsi e soprattutto è un film che non aggiunge nulla a quello che già si sapeva.

Altre due considerazioni. Alle proiezioni dei films, come alle rappresentazioni teatrali, occorre arrivare in orario: i ritardatari, abitualmente, disturbano. A coloro invece che si presentano con solerzia e in anticipo, consigliamo vivamente, prima di entrare nella sala cinematografica, di consentire a quelli che l’hanno appena vista, la pellicola, di poter uscire comodamente: prima si consente a chi è sul treno di scendere, poi si sale.

Credevamo fosse una regola, seppur non scritta, nota: tra quelli che frequentano il cinema Roma, invece (domenica era pieno, a tutti gli spettacoli: effetto gratuite magnificenze), erano in molti a ignorarla.

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