l’uovo, la gallina & il culo sano. OVVERO: LA GIUSTIZIA, LA LIBERTÀ & I GIORNALISTI. CI SPIACE PER LA PROCURA, MA IL COMUNE DI ‘OKKIÓNE’ FAVORISCE ALCUNI CITTADINI E NE SACRIFICA ALTRI. ANCHE SE AGLI ARRESTI VANNO SOLO QUELLI CHE CHIEDONO TRASPARENZA E LEGALITÀ

«L’uovo, la gallina & il culo sano» è un simpatico proverbio di Lagacci (Valle del Reno), che spesso ripeteva anche un personaggio – Mauro Brizzi, ex sindaco Dc di Sambuca – ben noto all’amico Mauro Banchini, giornalista professionista e unico ad avermi dato supporto in quella che lui definisce una battaglia da Orlando furioso. Leggete questo suo esemplare intervento di oggi: L’Edoardo Furioso: avrà certo torto. Ma se avesse ragione? Il proverbio lagaccese significa semplicemente che «tertium non datur» o, per dirla con Aristotele, non esiste una terza via: o scegli l’uovo o la gallina o il culo sano. Rispondo con l’intervento che segue

 

Una “corte a comune” è un’area privata, gravata, però, come in questo caso, da «servitù di libero incondizionato transito di persone e cose», anche se appartiene, come diritto reale, a più persone fisiche

 

BUROCRATI? COL DIRE E PICCHIA E MENA

UNO ALLA FINE ’UN CE LA FA E SI SVENA!

[Tranquilli tutti. A me non accadrà perché… Je so’ pazzo alla Pino Daniele]


 

La «corte a comune» di Lecceto (Montoio) quando non erano ancora arrivate le locuste a rompere i delicati equilibri dei cabbasisi degli indigeni…

 

UN AMICO quarratino mi segnala che su un Facebook locale (Sei di Quarrata se…) è comparsa la foto che vedete qua sopra con una didascalia che parla di “corte a comune”.

Non può farmi che piacere: la foto è mia. Ma, contrariamente a quanti sbraitano rivendicando proprietà e copyright, io non avanzo assolutamente alcuna pretesa di alcun genere. Ringrazio soltanto chi la ha messa.

Voglio però sottolineare il fatto – fondamentale, credo – che la presentazione, così com’è, fa quasi intendere che, con corte a comune, si sia dinanzi a una sorta di tilacino ormai estinto, da mettere a disposizione del mondo come curiosità. Una specie di animale da Jurassic Park, insomma.

Una corte a comune (apprezzata, in linea, da una trentina di mi piace) è un’area privata, gravata, però, come in questo caso, da «servitù di libero incondizionato transito di persone e cose», anche se appartiene, come diritto reale, a più persone fisiche.

Un tempo quelle persone lì – razza Lapini, famiglia di mia madre – erano 7 o 8: ed erano tutte imparentate. Risiedevano lì da tempo immemorabile. L’insieme delle case, che vedete nella foto, si definiva “il castello di Lecceto” e quello spazio dove si vedono le donne al lavoro, era la corte.

Il tempo è passato, le persone sono morte (anche mia madre – e senza mai essere potuta tornare ai suoi possedimenti, capito signori della procura di Pistoia?), ma la proprietà della corte a comune è rimasta a due entità fisiche in comunione.

Comunione – procure e tribunali, con avvocati anche somari, dovrebbero saperlo… – significa proprietà pro indiviso: un bene in cui tutti i proprietari possono muoversi liberamente per ogni dove.

Il sindaco Mazzanti gioca troppo a burraco e mangia troppe lasagne. Gli è cresciuta la panza ed ora deve correre ad oltranza…

Nel Comune di Quarrata, fin dal 1995 (anni della di-gestione edilizia del geometra Franco Fabbri), alcuni privilegiati hanno fatto come cazzo hanno voluto: il Comune ha concesso ai prevaricatori seriali, che si sono stabiliti lì come delle mignatte succhiasangue, condoni (che non dovevano essere concessi), permessi, autorizzazioni e occhi, più che chiusi cuciti e incollati, dinanzi a qualsiasi abuso edilizio colà realizzato a piacere e arbitrio.

Preciso che l’espressione come cazzo hanno voluto non è – secondo quanto pensa l’amico Mauro Banchini – un sopra le righe anche troppo: è semplicemente un’iperbole espressiva, figura stilistica ignota oggi, in forma di metafora icàstica, cioè figurata in immagine. È, insomma, un’espressione che configura immediatamente, nella mente di chi legge, il fotogramma dell’azione svolta dai comportamenti proscimmieschi dei nuovi arrivati casinisti, mentre le sante istituzioni in odor (scusa, Mauro) di cattocomunismo amministrativo glielo lasciano pacificamente fare.

Non è, del resto, colpa mia se, dagli anni 90 ad oggi, Quarrata ha avuto solo sindaci rosé come l’inutile o «tignosa» (espressione di Paolo Mieli rivolta a D’Alema) Sabrina Sergio Gori o il burràchico Mazzanti, col suo trippino sempre più avanti. Tutti cattolicissimi come i re di Spagna, ma del pari tutti distruttori delle norme, delle regole e del Montalbano «zona a tutela ambientale». Che evidentemente non sta punto a cuore neppure alla procura della repubblica di Pistoia.

Il grande Comune di Quarrata, terreno di scorrerie di “tecnici formato-Attila”, che fanno come vogliono, fino a stampare spudoratamente false certificazioni e quant’altro con tanto di cera-cacca di Iuri Gelli, Andrea Casseri, Marco Bai, Emanuele Gori e, in certi casi anche Caterina Biagiotti (perché non mi querelano loro, invece del ragionier Perrozzi, se sono certi di essere nella piena legalità?); il Comune di Quarrata sta facendo muro di gomma: omissione d’atti d’ufficio? Sviamento di potere e abuso d’ufficio? Falsi in atti? Favoreggiamento e discriminazione di privati cittadini cari a chi…? Insomma: che si cela sotto?

La procura della repubblica di Pistoia, purtroppo, dà tutta l’aria di voler offrire gratuita manforte all’illegalità e quant’altro. Così butta in galera me, 104 giorni di arresti domiciliari (dati, si comprende a colpo d’occhio, senza aver letto gli atti), perché dicono che “abusando del mio mestiere di giornalista”, ho calunniato un certo, notissimo ragionier non-dottor Romolo Perrozzi che mi ha sparato, a raffica di Kalashnikov, una trentina di querele per stalking giornalistico (reato che non esiste), diffamazione (ma… se dico il vero, in cosa diffamo chi?), molestie, minacce e violenza privata. Manca solo il famoso ginocchio della lavandaia e poi siamo a dama. Eppure alla fine, se si guarda bene, sono io che non posso andare a far visita a mia figlia… Buffo, no?

Io sto chiedendo, dal luglio dello scorso 2020, che la procura del signor Tommaso Coletta entri in Comune; si faccia consegnare i faldoni di Lecceto ed esamini, una per una, le carte come ho fatto io, che ho il vizio di leggere anche le note a piè di pagina.

Il giornalista Mauro Banchini. L’unico caro amico da sempre

Si è forse mossa la procura? Non le è passato manco per la capa! Tanto che, a causa della pervicacia accanita con cui il signor Claudio Curreli mi ha perseguito/perseguitato, e lo sta facendo ancora, a unico favore del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, mi è venuto quasi da pensare che quel giudice conosca quel ragionier non-dottor fin da prima: in un modo o nell’altro. Devo forse autocensurarmi il pensiero, per essere politicamente corretto? Delle due l’una: o sono pazzo io (ma non lo credo, come non lo credono tutti i Napoleoni delle barzellette sui matti) o il mondo non è mondo ma è una immondizia, espressione che i tedeschini corretti dell’Angela definirebbero un Wortspiel, un gioco di parole.

Detto questo, Mauro:

  1. la procura ha letto nulla dei documenti da me pubblicati? No

  2. la procura ha fatto eseguire indagini su quei documenti? No. E se lo ha fatto, ha affidato le indagini ai carabinieri di polizia giudiziaria. Ora: se leggete i rapporti dei carabinieri, non possono che rizzarvisi i capelli. Io l’ho fatto. E dico: sono certo che i procuratori pistoiesi non hanno letto niente. Se lo avessero fatto non prenderebbero mai le decisioni che, al contrario, adottano in maniera manifestamente illogica.posso pensarlo e dirlo, visto che Enrico Mentana/mentina scrive e tuona dicendo che in Italia la critica è libera? Ma lui, che cita la Costituzione, dove vive, su Marte?

  3. la procura è andata a informarsi su cosa è previsto per le strade vicinali/interpoderali in aree protette come il Montalbano? No

  4. la procura ha studiato il caso analiticamente? No. Lo dico io, abituato, per mestiere, a verificare migliaia di studenti sulle letture svolte o meno.Se la procura dice e si comporta contro la legge, è innegabilmente evidente che: o non conosce la legge; o, peggio, che dolosamente insabbia.

  5. la procura ha raccolto milioni di prove (???) contro di me. Ma in ossequio all’art. 358 del codice di procedura penale, il signor Claudio Curreli ha raccolto anche notizie a mio favore? No

E potrei aggiungere almeno un’altra ventina di No belli, decisi e definitivi. Come faccio a fidarmi di questa giustizia che ha già deciso di mandarmi al rogo fin da prima di iniziare il processo?

Ecco, Mauro e Sei di Quarrata se…: la procura di Pistoia non è – a mio parere – né terza né imparziale. Perciò sa di inattendibile e pericolosa.

Lo ripeto, ancora una volta, a tutti i signori colà soggetti al signor Tommaso Coletta:

Si sa… Le promesse si fanno per non mantenerle, vero?

se controllaste tutti gli interventi in loco nella corte a comune e in tutta la zona-Lecceto, trovereste le prove documentali che almeno un buon 75% dei lavori effettuati risultano assolutamente illeciti.

Non credete a ciò che dico? Portatemi su con voi. Portatemi a casa del signor ragionier non-dottor Romolo Perrozzi e dei vecchietti creativi, Margherita Ferri e Sergio Luciano Giuseppe Meoni, con annessa figlia Mara Alberti. E vi faccio a tutti una bella lectio magistralis di cartografia e burocrazia scassata e obliqua. Ma portate anche il Mazzanti: così, forse, smette di parlare, con gli occhioni stupiti e la buzzetta in fuori, di questioni private a Lecceto.

Solo così, cara procura, tapperai la bocca a tutte le menzogne e i falsi, stampati da Iuri Gelli & collegàti. Così salterà anche la giunta dell’Anpi – con l’assessore agli abusi, Simone Niccolai, che costruiva abusivamente i capannoni per i suoi camper; il Mazzanti che corre per assottigliare la sua buzzetta, gonfia di lasagne trangugiate alla mensa scolastica; e – gloria in excelsis Deo! – il mega-segretario dottor Luigi Guerrera che confonde (cazzo del cane! esclamava sempre una mia allieva ungherese dell’Università per Stranieri di Perugia) le entrate del comune con le uscite (leggere le carte dei carabinieri per credere!).

Perché, cari giudici pistoiesi, i fatti sono quelli che sono. E parlano da soli, non se li inventa il Bianchini perché – è facilissimo e comodo dirlo – è un Edoardo Furioso. È chiaro o no?

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]

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Politicamente scorretto?

Sì, Grazie!

E basta con il politicamente corretto!

 

 

I talebani abbattevano i Buddha, altri soffrono della «sindrome della parolaccia».
Vogliamo cancellare tutte le parolacce del mondo? Iniziamo dall’ipocrisia radical.

Non sono le parolacce a offendere, ma gli uomini bianchi come i sepolcri farisei del Vangelo, quando non rispettano né norme né regole e passano sui cadaveri degli altri in nome, magari, del bon ton!
«Omnia intelligere, nihil admirari», nella Bibbia. È chi non capisce, che si scandalizza e si stupisce: comprendere la storia è accettare il diverso senza pregiudizi.
Il linguista e il filologo non possono e non devono cancellare dalla cultura e dall’espressione le parole che non piacciono alle Boldrini, lasciando solo quelle di Lalla Romano: Le parole tra noi leggère.
Non arricciamo troppo il naso, giovani.
Di cacca il mondo è pieno, altrimenti perché dio dovrebbe voler salvare gli uomini o papa Francesco scazzottare a dovere chi gli offende la mamma? Non vale per lui la regola del perdono e dell’altra guancia?

Per me, alla fine, il vero papa è Benedetto. Anche se è tedesco come lo zio Adolf. E non ho dubbi.


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