PISTOIA. Caro Paolo, te ne sei andato via: “Muor giovane colui che al cielo è caro”.
Hai scritto di poesia, ben quattro libri, e hai soprattutto vissuto; te ne sei andato nell’anno di Pistoia capitale della cultura, quella che dovrebbe, ma non lo farà, lasciarti un “posticino” nel suo provinciale olimpo intellettuale, cioè dei necrofili del pensiero.
Hai combattuto, hai vissuto con il tuo sorriso contagioso, e hai ceduto le armi: non alla ragione di chi vorrebbe vivere come gli pare e va, sconfitto, in Svizzera , ma come uomo fra gli uomini, amico fra gli amici e soprattutto combattente fra i combattenti.
Mi rivolgo a te che sicuramente sorriderai, per scusarmi se, quando invitato, non sono venuto ad ascoltarti.
Non desidero fare della tua esistenza un manifesto “per la vita”, ma desidero andare oltre: alla tua famiglia che ti ha assistito e supportato e per la quale, se non ci fosse stata, anche per te sarebbe stato diverso.
Non lasci il vuoto paranoico e razionalista ma ci offri un inno alla vita, quella voluta, combattuta, vissuta e gioiosamente goduta.
Caro Paolo, hai vinto insieme alla tua famiglia e alla tua mamma che non ha mai perso il suo sorriso; neppure nei momenti peggiori.
Altro non saprei dirti: porta il tuo sorriso là, dove gli altri vorrebbero spengerlo con il semplice e meccanicistico teorema dell’uomo-bestia.
Perché tu sei vissuto da uomo: adesso lascia che le bestie ti commemorino. Io per primo.
Oggi le esequie. Ciao, caro ragazzo!
[Felice De Matteis]