IERI SERA, verso le 22:30, Vasco Gaiffi ci ha lasciato. Si è conclusa così l’avventura terrena di una delle figure di primissimo piano della nostra città: il Professore ha educato alla letteratura italiana e latina – senza dimenticare quella greca – decine di generazioni di cittadini e di campagnoli come me.
Era nato il 7 giugno 1926, si era laureato – credo di ricordare – sulle “Baccanti” di Euripide e aveva iniziato la sua carriera da insegnante (prima ancora era stato impiegato nella pubblica amministrazione) a Città di Castello, tant’è vero che un anno fa, a Umbertide, avevo trovato un suo allievo di allora che dopo tanti anni lo ricordava perfettamente in tutta la sua essenza e consistenza, umana e intellettuale.
Credo di dovergli molto, come del resto molti di noi forteguerriani della sua sezione. Credo di poterlo ricordare come il primo insegnante che ci dava del lei e che a ciascuno di noi si rivolgeva con un “ma lei…” quando voleva o fare una battuta o chiedere una cosa seria o anche un amabile ironico pettegolezzo.
Qualcuno di noi, diventati “grandi”, gli ha dato, in séguito, del tu: io non ci sono mai riuscito per sommo rispetto; e anche lui, una volta, mi ha confessato che non era mai riuscito a dare del tu a un altro grande Maestro pistoiese, il Professor Raffaello Melani.
Non voglio ricordarlo in altro modo che in questa sua luce di aria amichevole e familiare, la più adatta, credo, a chi, come lui, aveva amato profondamente Orazio e se ne era alimentato prima di distribuircene a larga mano anche a noi, allora ben più distratti dagli umori variabili della giovinezza.
Quando poi sono diventato suo collega al Forteguerri, ricordo che eravamo i primi ad arrivare a scuola. E allora ci mettevamo a sedere sul divanetto della sala professori per fumarci in pace una sigaretta: spesso era lui a darmi una delle sue “Esportazione” verdi. Com’era pure bello il rito del caffè, al barettino di fronte alla scuola. E se ne aveva già preso uno, si faceva dare un cucchiaino dalle bariste e ne prendeva un po’ dalla mia tazzina.
Vasco io lo voglio ricordare così, che mi chiamava ogni anno il 4 giugno per farmi gli auguri, ma che, nel giugno del 2018, non si è sentito – e questo mi ha fatto tremare in silenzio.
Il Professore è già esposto alla Misericordia fino da stamattina, 6 marzo. I funerali ci saranno domani, 7 marzo, nel pomeriggio, ad ora ancora da stabilire. Mi stringo – e credo che tutti i suoi allievi si stringeranno – intorno alla sua famiglia: la moglie Laura, i figli Francesco e Giovanni, e i molti nipoti. In silenzio, “perché i grandi sentimenti sono muti”.
Ora né Pistoia né la nostra vita sarà più come prima.
[Edoardo Bianchini]
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