mafia. IMPASTATO E LA SUA ATTUALISSIMA LEZIONE

Peppino Impastato
Peppino Impastato

PISTOIA. Oggi, lunedì 9 maggio, tutti a ricordare Peppino Impastato. Specie sui social network, fonte d’espressione di nuove e vecchie generazioni.

Giuseppe Impastato, meglio noto come Peppino, appunto, nato a Cinisi, in provincia di Palermo, il 5 gennaio 1948, trovato cadavere nella stessa Cinisi il 9 maggio 1978, il giorno del ritrovamento del corpo dello statista Aldo Moro in via Caetani e a Roma, è stato un giornalista, attivista e poeta italiano, noto per le sue denunce contro le attività di Cosa Nostra, a seguito delle quali fu barbaramente assassinato. Brandelli del suo corpo, e l’auto che aveva in uso, furono recuperati lungo la locale linea ferroviaria.

Dissero che era saltato in aria mentre stava preparando un attentato ferroviario sulla Palermo-Trapani. Era stata la mafia, invece, a ucciderlo, a massacrarlo.

La sua lezione è stata importante. Ma oggi più ancora che ieri, la Mafia, del silenzio dell’omertà dei fatti nostri, fa affari e comanda con la nostra, a volte involontaria, complicità.

Mafia non è la Sicilia. Mafia non è il Sud d’Italia.
Mafia è tutto il mondo.
Mafia è la splendida Toscana, dove spesso lavora chi ha quella tessera e non chi è bravo. Dove si nomina l’amico, non il meritevole.
Mafia è il silenzio.
Mafia è accettare che qualcuno trami e girarsi dall’altra parte. Vedere e fare finta di nulla.
Mafia è impedire al prossimo di esprimersi, o con il lavoro o con le parole.
Mafia sono i falsi amici che stanno sempre col più forte.
Lottare contro la mafia non è ricordare le vittime una tantum, ma far sì che non ci siano altre vittime.
Lottare contro la mafia è essere veri in un mondo di falsi.

P.S. Qualche anno fa siamo stati a Cinisi, accompagnati da un caro amico palermitano. E fa ancora impressione la distanza tra l’abitazione di Impastato e quella del suo carnefice. Fa ancora impressione l’aria che si respira da quelle parti. Ma fa ancor più impressione che nella nostra Pistoia, prossima Capitale italiana della cultura, si ragioni spessio in termini mafiosi. Sul lavoro come nelle questioni quotidiane. Attenzione, quindi, a chi vuol farvi tacere: la Mafia, la nostra Mafia ha paura di chi parla. Perché ha paura, tremenda, della verità.

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