“Nella nostra giustizia, si sospetta più che si prova. Si minaccia più che si punisce. Si incrimina più che si giudica”. Così in Diario di un Giudice, D. Troisi, Sellerio, 2012
PISTOIA-ROMA. Chi ha letto il saggio di Piero Tony “Io non posso tacere: confessioni di un giudice di sinistra” – Einaudi – ha chiuso il volumetto con una percezione di sbandamento e profondo sbigottimento: se è vera solo la metà delle critiche rivolte dall’autorevole ex sostituto procuratore capo di Prato, allora siamo entrati dentro in una realtà drogata da una “giustizia malata” ovvero politicizzata da una quota minore di magistrati, perché la maggioranza è onesta e integerrima, libera e competente (cioè alla ricerca costante del rispetto sostanziale delle leggi e della Costituzione), che svolgono attività politica servendosi della loro toga. Le classiche mele marce che fanno deteriorare la cassetta, con le altre tutte buone.
Piero Tony alla pagina 121 del saggio scrive un’argomentazione conclusiva con cui sollecita una riforma strutturale del malato sistema giudiziario di questo sciagurato paese, dicendo che: “…a questo punto le carezze sono diventate inutili, servono passione e determinazione da caterpillar. Protagonismo, giustizialismo, politicismo, lentezza, mancanza d’indipendenza non vanno ripresi benevolmente, ma costruttivamente criticati, a voce ben alta, per fare emergere la preziosa cultura del nostro mondo”.
Ebbene, la lunga serie delle inchieste giornalistiche avviate dal 2013 (la prima è stata quella sulle “nebbie della Misericordia di Agliana” per passare dall’inquinamento ambientale e giungere a quella odierna più drammatica dell’anziana sottoposta alle cattive cure ospedaliere o quella della polizia giudiziaria con i carabinieri afflitti da strabismo e socialmente prossimizzati), hanno tutte un comune denominatore: il fenomeno è stato favorito dalla malapolitica del [P]artito [D]ominante e coltivato dall’inerzia dell’attività della magistratura inquirente che, a Pistoia (ma non solo), raggiunge livelli patologici, da far prnsare a incredibili ipotesi di “associazionismo criminale”. Provate a smentirci. Sono più di tre gli indizi!
Questa tesi venne proposta anche al Gip del tribunale di Genova, quando il direttore Bianchini si presentò, quale parte offesa, per certi comportamenti dei sostituti Grieco e Curreli.
La Pm genovese Sabrina Monteverde, aveva chiesto l’archiviazione della querela – inviata a Genova per competenza territoriale – e si sentì sollecitata a spiegare il motivo per il quale la procura pistoiese resta indifferente ai molti articoli che sono al limite della diffamazione del sostituto Tom Col e del suo gruppo, purtroppo nessuno esclusi, oltre ai vari Gip.
“Convincetelo che ha torto” concluse l’avvocata Pamela Bonaiuti, rivolgendosi alla Pm Sabrina Monteverde: “Convincetelo!”. Silenzio dalla Pm genovese, che non ebbe a fare nessuna replica.
Ci piace sottolineare che un già esperto magistrato come Piero Tony – dichiaratamente schieràtosi contro la gogna giudiziaria – abbia così sdoganato la pregevolezza delle nostre inchieste che, soprattutto negli ultimi tre anni, hanno messo in luce le gravi contraddizioni, incongruenze e attività anche illegittime della procura della repubblica di Pistoia, evidenziando – atti alla mano – l’inquinamento di una magistratura, così politicizzata.
Linea Libera ha “… costruttivamente criticato, a voce ben alta” le storture di malagiustizia pistoiese culminate nel più illegittimo sequestro del nostro quotidiano.
I lettori potranno oggi farsi un libero convincimento sulle ipotizzate irregolarità “pseudo criminose” dei magistrati (se hanno malafede, il comportamento è tale, altrimenti, sarebbero degli incapaci e pericolosi; si decidessero!) e prosegue Piero Tony: “…ci si dimentica invece che il compito del magistrato non è dimostrare a ogni costo la bontà di una tesi. Il magistrato deve portare alla luce non soltanto ciò che conferma le proprie idee, ma anche ciò che potrebbe smentirle.
“L’ho già detto – prosegue Tony –, articolo 358 c.p.p. titolo V, sull’attività di indagine del pubblico ministero: Il Pubblico ministero compie attività necessaria ai fini indicati nell’articolo 326 e svolge altresì accertamenti su fatti e circostanze a favore della persona sottoposta alle indagini. Avete presente Karl Popper e la teoria della falsificabilità, secondo cui basta un solo esempio contrario per ritenere falsa qualsiasi proposizione scientifica e non? Il magistrato, secondo me, dovrebbe sempre tenerla presente per non essere accusato di essere politico. Più si è “sensitivi”, invece, più si rischia di fare la figura di chi utilizza alcuni strumenti della giurisprudenza come armi. Come se ci fosse una guerra in corso…”.
Adesso i lettori potranno giudicare e chiedersi se le inchieste aperte da Linea Libera sono meritevoli di plauso o di critica essendo dimostrato il frutto di una volontà “politicizzata” (da qui il nome di toghe rosse, anche sindacalizzate con l’Anm!) tesa a abbattere un quotidiano indipendente scomodo, che – ricordando Terzani – “gratta la vernice per scoprire il fondo”.
Queste, se sono frustrazioni, come ci scrive un feisbucchiamo, non lo sono del gruppo di cronisti della redazione, ma di chi veste una divisa o toga di “servitore pubblico” spregiando la solenne disposizione dell’articolo 54 della Costituzione, cioè senza disciplina ed onore.
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]