MALATTIA E MORTE IN “COLPA DELLE STELLE”, IL FILM È GIÀ UN CASO

I due protagonisti del film
I due protagonisti del film

I RAGAZZI piangono quando escono dalle sale dei cinema, ma già si sono detti di rivedere il film.

“Colpa delle stelle” è una prima esperienza per il mondo adolescenziale con temi difficili come la malattia e la morte. Già un successo negli Stati Uniti, in Italia è in vetta alle classifiche da due settimane sfiorando i 4 milioni di euro negli incassi secondo i dati Cinetel. Tra Augustus – Gus e Hazel Grace c’è una grande storia d’amore con finale tragico, che si può leggere anche nel libro di John Green edito da Rizzoli nel 2012 e già best seller, con la paura dell’oblio, di essere dimenticati.

La pellicola, prodotta da Wyck Godfrey e Marty Bowen già realizzatori della saga “Twilight”, sta diventando un fenomeno anche nel Belpaese, simile alla fiction “Braccialetti Rossi”, associata al film “Love Story”. In Usa l’opera è la più twittata del 2014 per adesso, con un audience femminile per oltre l’80%. Riguardo al romanzo di Green, da quarantatré settimane al primo posto nella classifica del New York Times per la categoria Young Adult, si parla di un nuovo genere: “Sick Lit” che indica tutti quei romanzi che raccontano le storie di adolescenti affetti da malattie ma che non hanno perso la gioia di vivere.

Diretta da Josh Boone, attualmente impegnato nell’adattamento per il cinema de “L’ombra dello scorpione” di Stephen King, la pellicola racconta con alti e bassi la storia di una ragazza malata di cancro con un giovane conosciuto nel centro di aiuto psicologico malati, sopravvissuto pur con mezza gamba in meno ad un osteosarcoma.

Lei è Shailene Woodley, attrice di “Divergent”, la Mary Jane Watson del sequel di “The Amazing Spider-Man”, la ragazza di “Paradiso Amaro” di Alexander Payne. Lui è Ansel Engort.

La condivisione delle esperienze traumatiche vissute per la malattia e della passione per la scrittura, crea tra loro un’intesa profonda. Gud aiuta Hazel a realizzare un suo grande desiderio, contattare Peter Van Houten (Willem Dafoe) autore solitario e misantropo del libro preferito della ragazza, “An Imperial Affliction”. Un viaggio insieme dunque ad Amsterdam, per incontrare lo scrittore, porta i due ragazzi a vivere pianamente i propri sentimenti finché è possibile.

«Questa storia è come “Titanic” – spiega il regista, Josh Boone – ed il cancro è come l’iceberg contro cui ci scontriamo. Ma il film non si incentra sull’iceberg; è una storia d’amore».

Momenti lievi, molti altri drammatici nella storia, una genuinità che riesce ad evitare il classico pietismo di queste vicende. I due non si piangono addosso e cercano in ogni modo di attaccarsi alla vita, sapendo che fin lì è un miracolo.

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