
PISTOIA. Ottobre. Anzi, marzo. Fuori, comunque, piove. Lo si capisce da come è vestita. Dentro, nella sala d’aspetto del reparto di rianimazione dell’ospedale di San Giovanni, no, il San Camillo, anzi, il FatebeneFratelli o in un qualsiasi altro nosocomio di Roma, un uomo, un professore, il cugino di Lady Mora, la cartomante pugliese, sta morendo. Anzi, è ancora vivo, ma nel proprio testamento lasciato al notaio e consegnato alla donna sta scritto che il suo destino è tutto nelle mani della cugina, che non vede da una vita, vero, dai tempi dell’adolescenza, quando facevano il bagno, l’estate, a Santa Maria di Leuca, sulla linea di confine tra l’Adriatico e lo Ionio, ma per la quale ha sempre nutrito un amore smisurato. E mai corrisposto.
Inizia e finisce qui Maledetto nei secoli dei secoli l’amore, lo spettacolo teatrale scritto a quattro mani da Renata Palminiello e Valentina Sperlì e liberamente, ma pochissimo, ispirato all’omonimo racconto di Carlo D’Amicis, che ieri sera non si è voluto perdere, al Bolognini di Pistoia, la prima.
La cartomante, che tutte le sere, dal lunedì al venerdì, va in onda su un’improbabile emittente televisiva locale, ha preso il treno e si è recata a Roma, convocata da un notaio che le ha consegnato il testamento biologico del cugino, partito molti anni prima alla volta della capitale per fare l’insegnante. Prima di andare in coma irreversibile, ma molto prima, in tempi praticamente non sospetti, il professore ha stilato il documento del proprio pegno sentimentale mai ripagato e lo ha consegnato al notaio, che si è preso la briga di consegnarlo tempestivamente, a vita ed amore concluso, a chi di dovere.
Lady Mora è la persona meno indicata per raccogliere una così onerosa eredità; lei non crede nell’amore, lo ritiene una bufala colossale, lo detesta, tenendone chirurgicamente le distanze. Lo fa perché non si è mai lasciata coinvolgere dal vortice delle passioni e ora, forse, è tardi. Tardi per viverlo, questo amore maledetto nei secoli dei secoli, ma non per consumarne i rimorsi e trasformarsi, in poco meno di 48 ore, in una perfetta donna di casa, in una moglie-compagna-casalinga ideale. Rimanda una, due, tre volte il ritorno in Puglia; decide sempre di prendere il treno successivo per tornare alle sue profezie; si può esercitare anche in trasferta e lontano dalle telecamere, del resto, predicendo un incidente stradale ad un centauro che avverrà di lì a poco o informando il taxista che la porta dall’ospedale in via delle Ninfee, nel quartiere periferico di Centocelle dove abita il cugino, che la moglie lo tradisce, da tempo.
La casa è sottosopra; ovunque, la cacca del cane, che aspetta inutilmente il ritorno del padrone, rende nauseabondo e viscido l’ambiente. Ma dopo una prima e veloce rassettata, Lady Mora scopre che in quell’appartamento ci sono una miriade di piccoli e grandi messaggi scritti proprio per lei dal cugino ma mai recapitati. Sono dichiarazioni senza tempo e senza esigenze: è l’amore, quello benedetto nei secoli dei secoli che diventa maledetto se non si ha la fortuna, la capacità e l’umiltà di viverlo, meritandolo.
Sul trono, muovendosi praticamente mai, c’è Valentina Sperlì, una musa delicata, un’eleganza d’altri tempi, alla quale basta un soprabito, indossato o smesso, per trasformarsi da megera in lare domestico. Anche per questo Roberto Valerio, l’attore-regista che l’ha voluta al suo fianco nell’Impresario delle Smirne, a Pistoia in attesa di dare vita al laboratorio teatrale, al termine, piomba nel suo camerino per abbracciarla forte. Fortissimo. Valentina è ancora frastornata, però sa di essere riuscita ad accarezzare il pubblico, bilanciando la cultura da verbale giudiziario della cartomante con quel desiderio represso, ma scoperto, di amare e essere amata. Fuori, ad aspettare, Renata Palminiello, la regista, che continua a roteare nervosamente le mani come ha fatto durante la presentazione dello spettacolo avvenuta tre giorni prima alla libreria pistoiese Lo Spazio.
Arriva anche Carlo D’Amicis, un istante dopo; si è già preso gli applausi a fine rappresentazione perché Valentina e Renata l’hanno voluto con loro, sul palco, dividendo e condividendo con l’incauto e involontario propiziatore le gioie di questa scommessa teatrale, parecchio femminile, perché sottile, infantile, disarmata e disarmante. Massimo Grigò, un altro di quelli della Smirne, è in platea. Anche lui è rimasto piacevolmente impressionato dal sofisticato e familiare camaleontismo dell’amica-collega. Stasera, si replica, sempre al Bolognini, sempre alle 21. Renata non smetterà di mulinare polsi e falangi; Valentina fingerà di essersi dimenticata del debutto e si immergerà di nuovo nella stessa identica passione con le medesime indispensabili paure.
Questo, del resto, è il teatro e loro, lo conoscono. Benissimo.