PISTOIA. “Ho visto colpire l’anziana signora all’altezza del collo e del torace”. La teste Simona De luca questo pomeriggio, 6 dicembre, ha parlato davanti al giudice monocratico Jacqueline Magi in San Mercuriale.
“Ho sentito più volte urla e offese. Poi dalla finestra della mia casa di Pracchia, dove vado d’estate, ho visto la badante qui presente colpire l’anziana. Erano in giardino. Poteva essere uno schiaffo o un pugno. Un atto comunque inequivocabile”. Le stesse deposizioni Simona De Luca, sentita come teste del pubblico ministero, le aveva fatte ai carabinieri insieme al cugino dell’anziana signora, Spartaco Chiappelli, poi deceduto.
Si tratta del processo alla badante romena Letitia Negoi, accusata di maltrattamenti semplici nei confronti di Marisa Chiappelli Cadria, deceduta il 22 ottobre 2015.
La sessantaduenne Letitia Negoi era stata rinviata a giudizio lo scorso 23 aprile dal gup del Tribunale di Pistoia Alessandro Buzzegoli con l’accusa di maltrattamenti nei confronti dei anziani coniugi che assisteva da un anno e mezzo in una villetta di Pracchia.
Si tratta di Marisa Chiappelli Cadria, poi deceduta, e del marito Leopoldo Themel, entrambi novantenni. Il giudice Buzzegoli aveva accolto la richiesta del pm Claudio Curreli, titolare dell’inchiesta.
Secondo la procura, i due coniugi erano stati vittime di comportamenti e vessazioni morali tali da determinare in loro uno grave stato di avvilimento, da offendere la loro dignità, di indurre in loro uno stato di disagio continuo “incompatibile con le normali condizioni di esistenza”.
Dopo la De Luca, oggi, sono stati ascoltati altri altri 8 testi dell’accusa, tra i quali i due marescialli dei carabinieri Daniele Emidi e Andrea Esposito, che avevano fatto le intercettazioni ambientali nella casa dei due anziani, dopo le segnalazioni di Simona De Luca e di Spartaco Chiappelli.
Accanto alla Negoi, il suo legale di fiducia, l’avvocato Teresa Carillo, del Foro di Prato. Assente in aula il figlio dei novantenni, Luca Themel, costituitosi parte civile e difeso dall’avvocato Federico Galletti.
La teste Lara Rossi, infermiera professionista, ha parlato di “rumori sordi provenienti dalla villetta non compatibili con la normale movimentazione di un paziente dal letto alla carrozzina e viceversa”.
“Ho trovato la signora Cadria con i polsi legati alla poltona attraverso lacci di platica” ha detto Marco Feroci, medico che visitava a domicilio i due anziani una volta ogni due settimane. “Un giorno mi recai nella villetta in un orario diverso dal solito: vidi il signore Leopoldo venire verso la porta per aprirmi, senza riuscirci. Così ho sentito che andava ad avvertire la badante che gli rispose ‘Vai a fare in c…, imbecille, lasciami stare’.
“Quando poi ho chiesto spiegazioni, la Negoi scoppiò a piangere, dicendomi che non ce la faceva più”. Il medico ha negato di aver visto segni di violenza sul corpo dell’anziana signora e che più volte, visti i modi un po’ austeri della Negoi, aveva detto alla badante di avere comportamenti “un po’ meno duri nei confronti dei due novantenni”.
Vaghe e incerte le testimonianze di Fabio Chiappelli, cugino della Candria. “Letitia era gentile con me, mi offriva sempre dolci e caffè. A volte diceva a mia cugina ti butto nel fiume, ma, d’altronde, c’è da capirla, mia cugina ripeteva le stesse cose 10 volte, aveva l’alzheimer”.
“Le urla le ho sentite, è vero – ha continuato Chiappelli – Letitia, scusa, ma questo devo dirlo”, ha continuato, rivolgendosi alla badante presente in aula. “Mi faceva tristezza entrare in quella casa e vedere due persone finire la loro vita in quel modo”.
Brunello Biagi, invece, alla lettura della sua stessa deposizione rilasciata ai carabinieri un anno fa, ha detto oggi di non ricordare niente o quasi. Frasi del tipo “Ti faccio a pezzettini con la moto sega”. “Ho sentito urlare varie volte – ha detto – il resto non lo ricordo.
Ascoltato anche Michael Cecconello, di 12 anni. “Secondo me la badante non li trattava tanto bene – ha detto in aula – la sentivo urlare e dire ‘Ti mando al creatore”.
Ala prossima udienza verranno ascoltati i testi della difesa.
[Alessandra Tuci]