PISTOIA. Il padre della persona con handicap che avrebbe subìto maltrattamenti all’interno della casa famiglia di Apr/Maic – eventi a seguito dei quali c’è stata, nei giorni scorsi, la richiesta di rinvio a giudizio di un dipendente addetto alla sorveglianza –, non riesce a darsi pace e sale le scale del Balì, non per un Canto al Balì di Luigi Egidio Bardelli, ma per spiegarci, in redazione, in dettaglio, anche le minime cose che non gli tornano.
E sono molte quelle che secondo lui non vanno: a iniziare dal fatto che nessuno – dopo la sua segnalazione – ha preso alcun provvedimento per ovviare al problema di cui si lamentava.
«Lo so – ci dice – che Bardelli non aveva e non ha alcuna intenzione di licenziare il responsabile di quanto è avvenuto: ma voglio che sia chiaro a tutti, indistintamente, che io non ho mai chiesto la testa di nessuno. Se però, scusate, c’è qualcuno che non è adatto a stare a sorvegliare pazienti portatori di handicap, perché intestardirsi a proteggerlo e tenerlo legato a mansioni che non sa o non riesce o non è capace di svolgere con la dovuta cura, attenzione e pazienza? Ma soprattutto con il massimo rispetto delle persone istituzionalizzate, che sono deboli e fragili e necessitano di una comprensione maggiore di altri…».
Come ha scritto Il Tirreno nei giorni scorsi, nessuno ha adottato alcun provvedimento di alcun genere nonostante la delicatezza del problema: né in Apr/Maic né da parte della Procura. Ed è questo che, in qualche modo, spiace e brucia al padre della persona coinvolta; o meglio della persona da cui si è mossa l’inchiesta coordinata dal dottor Curreli.
La delicatezza della cosa in sé e per sé – siamo dinanzi a fasce deboli e fortemente tutelate, almeno a parole – avrebbe richiesto azioni più decise: pur senza, ripetiamo, dover ricorrere a licenziamenti o altro. Sarebbe bastato lo spostamento ad altro servizio all’interno della struttura.
Del resto, da quanto si è letto e scritto, si è capito che la persona addetta alla sorveglianza era stata “monitorata” anche in passato: e se questo corrisponde al vero, per quale motivo lo era stata? E con quali risultati? E crediamo che questa sia una domanda legittima sia per il genitore che per la stampa che ha il dovere di informare su ciò che accade o non accade e dovunque accada perché – come sosteneva Socrate – non si deve più rispetto a un uomo che alla verità.
Infine, oltretutto, resta un’altra considerazione che non autorizza a sentirsi sereni: può una casa famiglia con una presenza notturna di 10-13 presenze, dormire sonni tranquilli con una sola persona di sorveglianza? Il semplice fatto di dover tirare su da terra un ospite (e che ospite) che è caduto, non è troppo gravoso per un solo inserviente?
«Voglio chiarire – ha aggiunto il genitore – un altro aspetto non secondario di questa vicenda. Dal 2010 io non ho mai più ricevuto aiuti economici da parte del Comune. E per gli anni 2011-2012-2013 e metà 2014, ho versato alla Apr/Maic, tutto, circa 52mila euro. Desidero che questo si sappia senza ombra di dubbio. Ovviamente ne ho prove e ricevute. non mi è piaciuto per niente sentirmi rispondere che potevo portar via anche subito la persona ospitata nella casa famiglia».
«Altri particolari – conclude – potranno venire fuori in seguito. Al momento opportuno…».
Buona sera io ho lavorato in una casa famigliamentre completavo i miei studi sulla minorazione visiva. Eravamo in 2 per 6 persone notte e giorno….