PISTOIA. Undici comuni in un territorio ampio ma non enorme; fortemente urbanizzato ed antropizzato, con un ampio ventaglio di vocazioni produttive, alcuni con riconoscimento distrettuale – Calzature, Floricolo e Cartario insieme a Lucca; altri aggregati ( la meccanica, la produzione di casalinghi ) nonché comparti importanti (oltre all’industria ed all’artigianato) come il termalismo ed il turismo in generale e fa sé molto differenziati.
Questa oggi è la Valdinievole.
Si tratta, per quanto ci riguarda, di governare al meglio questo patrimonio di imprese e produzioni, che un tempo avevano una netta demarcazione territoriale, quasi sempre corrispondente al confine del comune: le scarpe a Monsummano, la carta a Pescia, i casalinghi a Larciano e Lamporecchio, le Terme a Montecatini ed ancora a Monsummano.
La crisi, ma prima ancora la ricerca nelle imprese delle condizioni più favorevoli per insediarsi e svilupparsi, hanno fatto saltare questo schema; del resto, onestamente dobbiamo dire il binomio comune/prodotto non sempre ha funzionato, e molte occasioni ci sono sfuggite mentre sterilmente si conducevano battaglie anche un po’ retrive.
La Valdinievole è ormai invece un sistema produttivo a vocazione multipla, che può essere governato solo se si pone con gli interlocutori istituzionali e soprattutto con il livello regionale – nel progressivo sminuirsi di funzioni dell’ente provincia – con autorevolezza e con un fronte compatto.
Il processo di aggregazione fra comuni non può più essere rinviato, perché un sistema complesso richiede risposte complesse.
“Oggi, – dice Federica Landucci, Presidente di Confindustria Pistoia – abbiamo ben presente che ci sono occasioni preziose da cogliere: il raddoppio della linea ferroviaria, il rafforzamento dei nostri distretti, il rilancio del Parco di Pinocchio, lo sviluppo del Polo termale. Ma lo dovrà fare l’intero territorio valdinievolino, perché la parcellizzazione non è più un modo di stare vicino alle imprese: è un sistema per offrire uno schema politico-amministrativo inadatto ad interpretarne le necessità. Nei comuni purtroppo sempre più spesso le imprese non vedono enti capaci di sostenere la loro crescita, ma che impongono imposte esose e spesse insostenibili senza dare in cambio servizi adeguati alla moderna industria”.
Simone Balli – presidente di Confartigianato Imprese Pistoia – mette l’accento sui servizi alle imprese ed alle persone.
“Nell’era di internet non ha più alcun senso doversi confrontare con undici regolamenti urbanistici, undici regolamenti di polizia municipale, undici regolamenti per l’applicazione della tassa rifiuti e cosi via. Non ci appassiona il dibattito su comune unico, aggregazione o quant’altro. Quello a cui siamo fortemente interessati è la drastica riduzione dei regolamenti e quindi con un’effettiva semplificazione che consenta di applicare le stesse disposizioni per mettere un’insegna, applicare i pannelli fotovoltaici, richiedere un adeguamento edilizio del laboratorio da Lamporecchio a Pescia. Che ciò si raggiunga con la fusione o aggregazione dei comuni è compito della politica”.
“L’estrema parcellizzazione in piccoli comuni non consente di agire secondo politiche territoriali di sviluppo economico, turistico e delle infrastrutture, limite aggravato dall’abolizione delle province – precisa la presidente di Cna Elena Calabria – Non possiamo inoltre dimenticare che, nello specifico, la fusione dei comuni, offre una unica possibilità di drenare risorse sui territori, che in un momento come questo potrebbero rendere più stabile e strutturale la ripresa che si inizia ad intravedere.
Infatti il governo e la Regione premiano i comuni virtuosi che decidono di mettersi insieme con interessanti risorse per un periodo di 10 anni, e consentono, al nuovo soggetto istituzionale di poter derogare al patto di stabilità e attivare più agevolmente risorse per opere pubbliche. Sono tutte opportunità che consentirebbero alle nostre imprese di rafforzarsi e ed essere ancora più competitive in questo delicato momento di ripartenza”.
[chiti – confindustria]