maresca. IN FESTA PER “IL TRENINO”

Un momento della cerimonia
Maresca. Un momento della cerimonia

MARESCA. Nella giornata di festa svoltasi ieri, 26 giugno a Maresca, per la ricorrenza dei 90 anni dall’inaugurazione della Ferrovia Alto Pistoiese, il pensiero è corso indietro nel tempo, cercando d’immaginare quei momenti di circa cinquantanni fa, quando era del tutto normale prendere il treno non solo a San Marcello, a Maresca o Gavinana, ma anche a Limestre oppure al Pozzo Verde o alla stazione di cima all’Oppio.

Incredibile pensare e difficile da immaginare, che fino alla metà del secolo scorso tutti i paesi della montagna fossero serviti da una stazione ferroviaria e Pracchia, ne aveva addirittura due, come e solo le grandi città potevano vantare.

La gente, per andare al lavoro o a scuola, o semplicemente per spostarsi da una località a un’altra, prendeva il treno, o per meglio dire, il “Trenino”, così chiamato, sia per le ridotte dimensioni dovute allo scartamento di 950 mm, sia e soprattutto per il sentimento di affetto e simpatia che le carrozze tinte di bianco e rosso suscitavano nelle persone.

Era una moderna tranvia di superficie, come quella che faticosamente e con enormi sforzi economici viene oggi ricostruita a Firenze.

Tutti hanno voluto bene al “Trenino” tranne la politica, e nel 1965 venne miseramente soppresso.

La benedizione
Maresca. La benedizione

SI FESTEGGIA LA FAP

I festeggiamenti partono ufficialmente, come da programma, alle 11. Tuttavia gli abitanti, mossi dalla curiosità, già di buon mattino si erano radunati in “capannelli,” che via via si sono fatti sempre più folti.

Il “Trenino”, anche nelle generazioni che non hanno avuto la fortuna di “conoscerlo” esercita sempre un fascino magnetico e giunti al momento clou, la folla era quella delle grandi occasioni.

L’onore di scoprire il monumento, rimasto celato alla vista da un’enorme bandiera Italiana, tocca al Sindaco di San Marcello Silvia Maria Cormio e a Francesca Orlando, pronipote di Luigi Orlando, il costruttore della Fap.

Anche se tutti sanno cosa c’è sotto, la meraviglia e lo stupore per quanto viene mostrato sono comunque tanti e non mancano momenti di sincera commozione.

L’opera viene svelata e nella rotonda posta all’ingresso del paese, dinanzi alla vecchia stazione in cui oggi ha sede la Banca di Credito Cooperativo di Vignole e della Montagna Pistoiese, ora si erge, fissata ad un piccolo tratto di binari, una sezione di una carrozza con la stessa livrea di quelle che per anni hanno corso lentamente da Pracchia a Mammiano.

La banda della Montagna Pistoiese, diretta dal Maestro Gilberto Valgiusti, insieme alla corale Santa Barbara di Campo Tizzoro, intona l’Inno d’Italia e il tricolore viene adagiato lentamente sul manto stradale.

Le auto smettono di transitare e il treno torna ad essere il protagonista.

Il monumento alla Fap
Maresca. Il monumento alla Fap

Il momento viene suggellato da una poesia di Patrizia Ceccarelli dedicata all’opera appena inaugurata.

La legge la professoressa Giovanna Agazzi: “di questo passato chiediamo conto, perché il grido muto di queste rotaie sia fischio che stride alle orecchie dei potenti”.

Segue la benedizione impartita dal parroco di Maresca e i ringraziamenti doverosi e sinceri nei confronti di quanti hanno contribuito alla realizzazione dell’opera, i cui nomi rimarranno incisi in una delle due targhe di rame poste alla base del monumento.

Tocca al “padrone di casa” Roberto Ducceschi, presidente della Pro Loco di Maresca, prendere la parola e svelare un piccolo retroscena di come l’iniziativa è nata e ha preso forma.

Sostanzialmente i marescani si erano “rotti” di piantare tutti gli anni nella rotonda spartitraffico fiori e arbusti che duravano il volgere di un’estate. Una soluzione definitiva doveva essere trovata.

E così Ducceschi, su consiglio di un paesano, si rivolse al “vulcanico” architetto Roberto Prioreschi di Campo Tizzoro, perché “un’idea ce l’aveva senz’altro!”.

In poco tempo, tra un libro, una presentazione e un altro libro, l’architetto propose di piantare in mezzo alla strada un bel treno, che dovrà durare più di quello originale o quanto meno più dei poveri fiori. La stazione poi è a due passi e sicuramente il tutto non stonerà di certo.

È la volta del Sindaco di San Marcello Silvia Cormio, giustamente soddisfatta ed orgogliosa dell’opera inaugurata.

Nel suo intervento ricorda, il recupero della piccola stazione di Limestre dello scorso ottobre, che diventerà un museo permanente dedicato alla Fap (ma la carrozza acquistata alcuni anni fa per 15 mila euro – vedi qui – che fine ha fatto?).

“A giorni – prosegue il primo cittadino – uscirà il bando per la gestione del locale”. Annuncia anche, siamo in tema, un treno carico di soldi provenienti dalla Fondazione Cassa di Risparmio, per un totale di 190mila euro, da destinarsi alla realizzazione di un percorso fitness lungo il vecchio tracciato della vecchia ferrovia, cosa peraltro già fatta, ma andata in malora, alcune amministrazioni fa.

Il "Trenino"
Maresca. Il “Trenino”

Da ultimo ma non ultimo il deus ex machina dell’iniziativa: “Roberto Prioreschi, un appassionato della Montagna, un signore – sono le parole di Sauro Romagnani ex Sindaco di San Marcello in veste di presentatore e animatore della giornata – che lotta giorno dopo giorno perché ci vengano riconosciuti quei diritti che spesso vengono negati”.

Nelle intenzioni dell’ideatore e realizzatore, l’opera non vuole essere l’ennesimo monumento alla “memoria dei caduti”, ma, almeno negli auspici, deve rappresentare soprattutto un nuovo inizio per una nuova rinascita della montagna, perché – dice Prioreschi – “le persone che hanno contribuito alla realizzazione di questo manufatto, hanno dimostrato delle capacità straordinarie”.

“La montagna – ha proseguito – non è come la vediamo tutti i giorni depauperata di tutto. Ci sono anche le risorse, le aziende, le persone e la possibilità per tornare ad essere vivi è concreta, basta volerlo. Quello che chiedo alla politica è: dare una mano per far risorgere la Montagna, non con le chiacchiere ma con i fatti”.

Rivolgendosi a tutti i presenti ha poi esortato ha ritrovare la bussola e con essa la giusta direzione per tornare a rinascere. Quest’ultimo messaggio è stato simbolicamente rappresentato nella rosa dei venti posta a cordolo della della rinnovata rotonda stradale.

L’architetto ha chiuso con un pensiero per la stazione di Pracchia a rischio di crollo: “salviamola! prima che sia troppo tardi e soprattutto per evitare che fra 50 anni venga costruito l’ennesimo monumento in memoria di”.

La mattinata è proseguita con l’apertura della mostra nei locali della Coop, in cui sono state esposte: fotografie, documenti e cimeli d’epoca. Poi, nel pomeriggio, si è concluso con la visita a due eccellenze storiche della Montagna Pistoiese: l’antica ferriera Papini e i rifugi della Smi.

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[Marco Ferrari]

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