MAURIZIO DE GIOVANNI, SCRITTORE TARDIVO E PER CASO

Maurizio De Giovanni
Maurizio De Giovanni

PISTOIA. Maurizio De Giovanni ha scoperto di essere uno scrittore, un giallista, per la precisione, una decina di anni fa. Furono un gruppo di suoi amici ad indurlo, nonostante la venerata carriera di bancario, a mettere a frutto le sue qualità, iscrivendolo, suo malgrado, ad un concorso letterario.

Che vinse, naturalmente – altrimenti che storia sarebbe mai –, per poi diventare, nel giro di breve, uno degli autori noir più stimati della penisola e divorato anche dai lettori francesi, inglesi, tedeschi, spagnoli e per onor di secessionismo, catalani. Per non parlare dei pistoiesi, a giudicare dal pienone registrato ieri, 12 febbraio, nel tardo pomeriggio, nella saletta superiore del Caffè du Globe, in pieno centro, dove l’autore napoletano, con il timbro di voce che ricorda, incredibilmente, quello di Pino Daniele, ha presentato il suo ultimo volume, Gelo per i bastardi di Pizzofalcone.

“Non sono un artista – si è subito preoccupato di dire Maurizio De Giovanni, davanti ad una platea, largamente femminile, che ha strapopolato il prestigioso bar del centro di Pistoia –. Solo uno scrittore tardivo e tra l’altro scrivo solo su ordinazione. Quando ho tempo, leggo, che è la cosa che mi reca il piacere maggiore. Ho iniziato a scrivere per gioco, in un bar che somiglia molto questo dove stiamo ora: il Gambrinus di Napoli, una vera e propria leggenda partenopea. Dieci anni fa, alcuni miei amici, mi iscrissero, a mia insaputa, a questo concorso letterario, composto da varie selezioni: vinsi quella napoletana e poi anche quella nazionale, che si svolse in un altro bar leggendario, Giubbe Rosse, a Firenze”.

Da quella modesta e involontaria partecipazione, è successo di tutto, tanto che Maurizio De Giovanni ha lasciato l’agenzia dell’Intesa San Paolo e si è messo a scrivere. Di mestiere. Due anni dopo, nel 2007, Fandango edita Il senso del dolore L’inverno del commissario Ricciardi, la prima opera ispirata alle quattro stagioni, cui seguono, nel 2008, La condanna del sangue e nel 2009, La primavera del commissario Ricciardi e Il posto di ognuno. Con L’estate del commissario Ricciardi, nel 2010, arrivano anche i primi importanti riconoscimenti.

“Sono un falegname – aggiunge lo scrittore – costruisco mobili. Credo che dovrebbe essere così per tutti quelli che si cimentano con i libri. Scrivo quando ho una storia da raccontare: lo faccio per rendere partecipi gli altri a quello che è successo a me, ma che sarebbe potuto succedere a chiunque altro. Per questo, da qualche tempo, ho deciso di abbandonare i racconti ambientati in epoche trascorse e mi sono messo a scrivere storie che ci riguardano da vicino, molto vicino”.

Il nuovo romanzo dello scrittore per caso – ma comunque seguito da migliaia di appassionati sostenitori dei suoi torbidissimi gialli –, edito da Einaudi-Stile Libero Big, è stato presentato, nel pomeriggio, da Sandra Fabbri Monfardini e Giuseppe Previti, una presenza, quella del Presidente del Centro documentazione sull’amianto e malattie correlate Marco Vettori, che non ha voluto e potuto giustamente sottrarsi dal fornire, ai presenti, un’ulteriore documentazione e sensibilizzazione del problema, ancora tragicamente in auge e contro il quale ricerca e volontariato rappresentano, da tempo, due grandi alleati capaci di ridurne, sistematicamente, i devastanti effetti.

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