PISTOIA. Chi era Iva Perugi Gonfiantini in arte Maya e quale è stato il suo rapporto con la vita culturale di Pistoia? Due domande per le quali proveremo a fornire alcune chiavi di lettura, lasciando volutamente aperta ogni valutazione critica conclusiva, sulla persona quanto sulla produzione letteraria in senso stretto.
Vicende storiche, politiche, sociali, umane e letterarie si intrecciano attorno alla figura di una donna che in un certo senso può apparire come dimenticata o comunque non adeguatamente fatta oggetto di attenzione e riscoperta da parte delle numerose iniziative culturali degli anni recenti, dal basso o istituzionali che siano state.
Solo Mara Cocchi Giorgetti, che da direttrice didattica a Quarrata aveva conosciuto la nuora di Maya, ha dedicato due pagine del periodico locale dell’associazione femminile Soroptimist, cioè il notiziario del club Soroptimist di Pistoia e Montecatini, a “una scrittrice di casa nostra che pochi pistoiesi ormai ricordano” (scarica Mara Giorgetti Cocchi su Maya). Si tratta del numero 34 del 2013, disponibile in Forteguerriana.
Per la verità anche in un saggio di Teresa Dolfi, su Quando le donne salirono in cattedra (Istituto Storico Lucchese, 2009), sono riportate notizie biografiche di Maya, in relazione al contributo che ella dette alla cultura pedagogica locale
Per un caso involontario Maya non è stata inserita in Pistoia. I luoghi delle donne, la pubblicazione del 2013, in occasione del 20° anniversario della costituzione della locale Fidapa (Federazione italiana donne arti professioni affari), con 20 biografie di donne pistoiesi.
Altrettanto si può dire di “Pistoia in parole”, Edizioni Ets, 2012, la guida, curata dalla professoressa Alba Andreini, che parla dei monumenti e dei luoghi attraverso le parole degli scrittori.
Dal 2016, sul portale letteratura dimenticata, è disponibile, a cura di Anna Levi, una biografia di Maya, con qualche imprecisione ed espressione gratuitamente sprezzante di troppo che stride con la completezza globale del lavoro.
Andiamo con ordine: in Versi, del 1918, Iva Perugi per la prima volta usa lo pseudonimo che rimarrà indissolubilmente legato alla sua figura:
E vidi Maya, l’illusione,
il nulla ed il vano,
il sogno lontano,
la triste canzone
cantata nel cuor per nessuno,
da niuno ascoltata, da niuno.
E ancora:
Per tutte le folli chimere,
appena blandite,
d’un tratto vanite,
e per le preghiere
convulse, fidenti e pur vane,
legate a memorie lontane,
per dileguate illusioni
d’un triste passato,
cui ho consacrato
le dolci canzoni
de l’anima forte soltanto,
per tutto il cocente mio pianto,
pel nulla, cui stanche protesi
invano le braccia,
la pallida faccia,
per quello che chiesi
invano ed invan seppi dare,
Io Maya mi volli chiamare.
Non si è nel torto nel sostenere che la guida Pistoia Artistica sia una delle opere che maggiormente lega Iva Perugi alla sua città, come lei stessa lascia intendere, in prefazione.
«Non è questo un lavoro d’erudizione ma una monografia alla buona, nata dal rammarico di riscontrare ogni giorno tra ’l popolo e tra gli alunni una quasi completa ignoranza dell’arte nostra; sorta dal desiderio che, dall’officina alla scuola, tutti abbiano conoscenza, sia pure elementare, delle nostre opere artistiche, che son tante e son così meravigliose, da destare l’ammirazione de’ forestieri, mentre dovrebbero, anzi tutto, essere apprezzate ed amate da noi, come ricchissimo patrimonio di passata e presente grandezza».
Considerazioni quanto mai attuali e corredate da un ricercato apparato iconografico incentrato sui dettagli e notevolmente espressivo. In Donne luce d’Italia, del 1930, Mario Gastaldi dedica a Maya una pagina ma le parole più significative sono del prof. Giancarlo Savino sul Bullettino Storico Pistoiese, organo della Società Pistoiese di Storia Patria, del 1967, in necrologio.
Nata a Pistoia nel 1884, morì il 23 febbraio 1967; così la ricorda il Savino: «Autrice di versi delicati, di simpatici racconti per ragazzi, di appassionati romanzi, seppe conservare intatta una vena di fluida spontaneità, nella quale i motivi dell’amore, della bellezza e della rettitudine ebbero sempre un posto eminente.
«Tanto che la lunga attività di scrittrice gentilissima non può essere considerata appieno senza far conto della sua opera di insegnante persuasiva e cordiale: un binomio di interessi profondamente coltivati e sofferti che dà la formula della sua esistenza».
E ancora: «Maya rappresenta assai bene un clima spirituale oggi forse non abbastanza considerato e compreso; un clima di emozioni e di affetti prodotto per il solo bisogno di dare immagini di bellezza. Si può dire che il segno lasciato a noi da questo tipo di operosità è ancora troppo tenue, quando ancora sussista; ma non si potrà negare l’onestà intellettuale della sua formulazione».
L’elenco (qui) delle opere conservate presso le biblioteche locali, Forteguerriana e San Giorgio, fornisce un’idea di massima della produzione letteraria e nella collezione di Giovanni Tronci (che ha fornito alcune delle immagine riprodotte in questo e nei prossimi articoli), una fonte indispensabile per qualunque ricerca storica o iconografica su Pistoia, sono presenti ulteriori frammenti della produzione di Maya.
Come ad esempio un articolo su La Valtellina e il Lunario della Muse 1932, dizionario bio-bibliografico in cui la nostra figura trai delegati dell’alleanza nazionale del libro, a riprova evidentemente del suo respiro di carattere ultraregionale.
[Lorenzo Cristofani]
2 thoughts on “MAYA, IVA PERUGI GONFIANTINI TRA STORIA E LETTERATURA. 1/4”
Comments are closed.