M’HANNO FATTO STUDIARE PER “TIPO DA STADIO”!

Tipi da stadio
Tipi da stadio

PISTOIA. Quanta ragione, professor Eco! Ma si sa l’uomo è perfettibile e allora, pur di non dare l’assenso alle sue teorie, preferisce andarle contro che, chissà, magari ci scappa pure un po’ di pubblicità. Quanta ragione ha il professore sui social network e sui nuovi modi di interagire!

Stamattina, ad esempio, su Facebook, da cattolico dichiarato (e senza vergogna), mi son sentito in dovere di intervenire rispondendo alla condivisione di un post fatta da un’amica carissima (nomi e cognomi, capirete, non sono importanti in questo caso: fondamentale è la sostanza).

In pratica, vista la delicatezza del tema in questione (l’atteggiamento del cattolico dinnanzi alla morte), ho chiesto rispetto per tutti, al di là di come la si pensi, suggerendo di non risolvere tutto attraverso gli slogan (riusciti o meno).

Una risposta normalissima, quasi banale la definirei. Mal me ne incolse, però: perché attenzione, spesso chi per primo chiede di non essere giudicato, è il primo che giudica.

L’autore della frase, mi è stato replicato, in estrema sintesi, non è “tipo da stadio”. Come dire, tu invece… Alt, alt, alt! Tipo da stadio? Esiste un tipo da stadio che non sia una caricatura fatta da Beppe Viola o Cochi e Renato? E che cosa significherebbe, tipo da stadio? Analfabeta o quasi?

Con educazione direttamente proporzionale alle loro panze...
Con educazione direttamente proporzionale alle loro panze

Non crediamo né maestro di pensiero e neppure intellettuale da sport o ancora sportivo praticante, talento, campione o campionissimo. O portatore di principi e valori.

Forse il tipo da stadio è colui che è stato munto per decenni dagli stessi protagonisti dello sport, del gioco del calcio, per ricavarne ricchezza e benessere, popolarità e conseguenti privilegi.

Ma quando non interessa più, torna a essere una mezzacalzetta, neppure buono per fare l’aceto. Ora se mio padre e mia madre sapessero che m’hanno fatto studiare per diventare un tipo da stadio, chissà quante lacrime verserebbero, di nascosto da me.

È bene, quindi, che non lo sappiano, che non giunga loro un simile titolo accademico. Anche perché ho sempre frequentato gli stadi, le moderne arene, senza mai sbracare, con atteggiamento compassato, senza sbraitare né urlare, alla Liedholm direi (che mito, il Barone! Sportivo vero, che non rinnegava i tipi da stadio che gli avevano dato fama universale).

In buona sostanza, caro professor Eco, ho studiato per nulla: ho soltanto capito che non si finisce mai di imparare, che non è l’abito a dare autorevolezza, ma più di lì non sono andato.

Tutti filosofi e pensatori, tutti maestri in quest’epoca in cui “datemi una penna bic e vi solleverò il mondo” (chi diavolo pronunciò questa frase, il terzino greco dell’Olympiakos, Archimedes?).

Print Friendly, PDF & Email