migranti. E GLI ITALIANI…? LORO POSSONO ANCHE MORIRE!

Migranti e acqua del rubinetto
Migranti e acqua del rubinetto

POSSIAMO con tono basso e poca levità affermare che tutti questi migranti, giovani, in carne, nullafacenti e, perché no?, anche un po’ vigliacchi (invece di restare a combattere nel loro territorio fuggono), cominciano a “rompere”?

Possiamo anche dire che “certa” stampa favorisce questo pietismo peloso e a buon mercato?

Un quotidiano locale, a firma di un certo Tommaso Artioli, scrive che “molti dei problemi sollevati dai migranti sembrano pretestuosi, ma solo a prima vista” perché il televisore si è guastato e quindi manca un canale di informazione diretto con i loro Paesi (!), la connessione wi-fi funziona male, quando hanno l’influenza vogliono rivolgersi all’ospedale e l’acqua che bevono, essendo quella dei rubinetti, potrebbe essere non potabile.

Accanto a queste “fregnacce” il sigmor Artioli ci fa sapere che questa gente vuole un lavoro e la residenza e che, sempre a proposito dell’acqua, non possono dissetarsi perché ai migranti è vietato entrare nelle cucine dell’albergo.

Ma in bagno, un rubinetto dell’acqua esiste?

Insomma, ci narra il nostro cronista, la vita di questi disgraziati non è proprio una villeggiatura: meno male, perché sono in buona compagnia con tanti italiani che le ferie se le sognano!

Migranti in protesta davanti la prefettura [foto P. Fortunati]
Migranti. Protesta davanti alla Prefettura
Poiché la stampa cartacea, pur sempre meno letta, ma ancora un po’ letta, fa presa sulle persone, specialmente quelle che sono disponibili al buonismo e alla carità verso il nero –  mentre il bianco nostrale può tranquillamente morire di fame o suicidarsi perché la Banca della Verginella Maria Elena Boschi gli ha sparato un bel bidone –, sarà necessario ricordare che questi signori che addirittura pretendono la residenza, sono in gran parte fuggiaschi non per motivi politici; molto più probabilmente lo sono perché sanno bene che in Italia il fuggiasco di ieri e di oggi è sempre ben accolto, essendo il Dna italico ben esercitato nel fuggire. Questi neretti non sapranno l’italiano, ma la nostra storia qualcuno gliela ha bene insegnata!

Siamo seri: ci stanno invadendo e alzano il livello delle loro pretese una volta compreso di essere il frutto appetibile di una geremiade di onlus, cooperative, associazioni e Misericordie varie che sulle loro, niente affatto rachitiche, spalle stanno facendo affaroni d’oro.

Checché ne dica quell’impresentabile Mattarella che, sulle orme del logorroico Papa (?) Francesco, invita a non costruire muri e allargare le braccia ai nuovi venuti. noi, non lui.

Ci manca adesso che qualcuno proponga loro di richiedere a qualche banca un prestito a tasso zero e non a tassi usurari, come qualche figlio di Gesù nella sua carriera bancaria sembra avere posto in essere (e perciò è finito sotto la lente del magistrato) e così il finale dell’integrazione di questi giovani nullafacenti potrà dirsi completata.

Pistoia. Migrandi alla Prefettura
Pistoia. Migrandi alla Prefettura

A proposito di bilanci: ma un ente, ad esempio la Prefettura, controlla entrate, uscite e guadagni di queste “combriccole” che sono dietro a questa operazione tipica della carità-business che alla Dynamo, sotto altre forme, si sta già attuando?

Personalmente questi neretti mi fanno pena: qualche furbastro, che manovra dietro alle loro spalle e sfrutta anche un volontariato pulito e inconsapevole, fa schifo.

Tutto, anche la carità è diventata un enorme affare e forse è arrivato il momento di “darci un taglio”.

I guadagni creati sulla pelle di questi (non tutti) disgraziati ci riconducono inevitabilmente al male del secolo: il possesso del denaro, e quindi, inevitabilmente all’usura.

Lo aveva già compreso mirabilmente Ezra Pound che nei Cantos, XLV, contro l’usura, diceva:

“Usura soffoca il figlio nel ventre, arresta il giovane amante, cede il letto ai vecchi decrepiti. Si frappone fra giovani sposi. Contro natura. Ad Eleusi han portato puttane; carogne crapulano ospiti d’usura”.

Ho una seconda casa: il bomba-Renzi ha paventato di requisirle, se mai ce ne fosse bisogno.

Lo attendo a piè fermo. E non sto scherzando.

[Felice De Matteis]

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5 thoughts on “migranti. E GLI ITALIANI…? LORO POSSONO ANCHE MORIRE!

  1. Senza entrare in polemica con nessuno, tengo in questa vicenda quello che si chiama un profilo “di basso livello”. In effetti, senza arrivare alle drastiche conclusioni di De Matteis (ma non solo di lui), anche a me è capitato di avere più di una perplessità quando passo da una specie di residence in Via Gonfiantini in cui sono ospitati migranti, o quando passo da Le Piastre e vedo i baldi giovani in certi atteggiamenti non proprio attivissimi.
    Ma vorrei richiamare l’attenzione dei molti che si occupano del problema, anche per sottolineare, giustamente e per contrasto le precarie condizioni di tanti italiani, che la realtà è più complessa di quanto appaia a prima vista, perché:
    1) da una parte ci sono quei migranti che in molti vediamo e tra i quali anche i manifestanti di cui si parla in questi giorni (io, se fossi stato in loro, ci avrei pensato un po’ di più, prima di manifestare).
    2) Dall’altra c’è una marea di migranti, clandestini o meno, che sono praticamente invisibili e dormono ed abitano in luoghi da far paura, vedi le ex officine Martinelli, ma non solo.
    3) Dall’altra ancora c’è, probabilmente, una ulteriore categoria di migranti/extracomunitari o chiamiamoli come si vuole, che sono quelli, in gran parte neri, che viaggiano con il pacchetto degli accendini o dei fazzolettini, sicuramente forniti loro da qualcuno che, nei limiti del possibile, li sfrutta, e che regolarmente non vendono, accontentandosi di qualche centesimo di elemosina.
    4) Dall’altra, non dimentichiamolo, ed è la nota più positiva, ci sono gli ex migranti di venti e più anni fa, specie gli albanesi, molti dei quali si sono integrati benissimo, e nessuno lo avrebbe detto.
    5)Infine c’è lo Stato, con tutte le sue diramazioni ed istituzioni, ed è qui che dobbiamo cercare le principali responsabilità. A parte chi, tra di noi si divide tra filo-accoglienti e filo-respingenti (diciamo così), una cosa credo che debba trovare tutti d’accordo. Lo Stato deve avere sempre il controllo del territorio, delle persone che entrano ed escono e dei fatti che, di volta in volta, vengono a verificarsi.
    Se non riesce a farlo, incorre in ogni caso in una grave colpa. E, purtroppo, in Italia, per ora, è così.
    Piero

  2. Serravalle.Corsi di arti marziali ,AIHIDO (bastone spada coltello) ringraziando l’Assessore al SOCIALE Simona Querci per la nobile iniziativa . Noi ci stiamo organizzando ad ogni evenienza!! non siamo mica bischeri noi…!!

  3. Gentile De Michelis,

    grazie per i Suoi articoli su Linee future. La seguo con attenzione perché è necessaria una controinformazione efficace per contrastare la stampa locale dove in tema di migranti e accoglienza impera il pietismo (mi sfugge però l’utilizzo dell’aggettivo peloso che lei usa nell’articolo ma sono sicuro ci sarà un motivo) e un buonismo francamente inaccettabile.
    I Suoi articoli contengono la vivacità di Montolivo a centrocampo e l’efficacia contenutistica di un Rondolino in crisi glicemica. L’attacco del Suo articolo uscito in data 20 agosto 2016 dal titolo sgrammaticato (E GLI ITALIANI…? LORO POSSONO ANCHE MORIRE! – non si mettono i puntini di sospensione prima del punto interrogativo) è da Pulitzer. Vediamo insieme forma e contenuto.

    POSSIAMO con tono basso e poca levità affermare che tutti questi migranti, giovani, in carne, nullafacenti e, perché no?, anche un po’ vigliacchi (invece di restare a combattere nel loro territorio fuggono), cominciano a “rompere”?
    Possiamo anche dire che “certa” stampa favorisce questo pietismo peloso e a buon mercato?

    Forma. Levità al posto di leggerezza è arcaico: non si usa più dal 1972; oggi solo per sembrare fighi (non mi pare questo il caso, francamente); dal punto di vista formale due punti interrogativi – il secondo e il terzo; del primo parliamo tra poco – appesantiscono la lettura: evocano una risposta retorica che tra l’altro, mi spiace, non è quella che Lei desidera.
    Le virgolette a “rompere” e “certa” sono ridondanti, quindi inutili.
    Contenuto. Ma è il primo interrogativo ad essere interessante: quel perché no? buttato a bomba senza motivo tra una stringa di aggettivi chiusa da nullafacenti e seguita subito dopo da, ohibò, vigliacchi. L’analisi socio/economico/politica del fenomeno migrazione qui raggiunge vertici di illuminazione che neppure nel climax orgasmico di Verissimo. Apprendiamo che questa gente fugge da vigliacchi perché, cito la parentesi, “invece di restare a combattere nel loro territorio, fuggono” (virgola mia)

    Ehi, mi piace! Come mai nessuno ci ha pensato prima? Ecco perché vengono qua sui barconi: non si sbattono per il loro Paese, non hanno senso di appartenenza, sono giovani, in carne, carini e senza coglioni (fig.) Voglio dire esattamente questo a Henry, il nigeriano che passa ogni giovedì in libreria (la mia: Fahrenheit 451 di via Antonelli a Pistoia) a cui Boko Haram dieci anni fa ha ucciso madre, sorella, impiccato il padre; lui è riuscito a salvarsi perché si è gettato sotto un cespuglio del sottobosco e ci è rimasto tre giorni, guardando il suo villaggio bruciare.
    Gli dirò: “Hey neretto (cit), leggendo gli articoli di De Michelis ho capito tutto. Tu sei qui a rompere il cazzo a noialtri perché sei un vigliacco, non vuoi combattere per il tuo paese, vattene via”!

    Basta così, non voglio infierire, bianchetto De Michelis. Il tuo articolo (passo al tu, l’ironia è finita) riflette la miseria intellettuale di gran parte del nostro Paese: incapace di valutare, riflettere, attivare spirito critico. Un Paese fazioso, curva Nord contro curva Sud. Profondamente ignorante.
    . Soprattutto l’onestà intellettuale non è trattabile. E’ evidente che la protesta dell’altro giorno dei migranti di Sammommè davanti la Prefettura era sbagliata nella forma e nella sostanza: presentarsi con i cartelli sulla frutta guasta e l’acqua non potabile (in collina, figuriamoci) è stato davvero irrispettoso verso chi ti ha accolto e segue ogni giorno. E non perché devono andare in bagno a bere, come dici stupidamente te: perché il disagio minimo, quando c’è, si accetta. La convivenza in strutture capaci di ospitare 35 persone e invece stipate di 70 (come nel caso di Sammommè) è complicata per uomini in maggioranza under 40, che per di più non fanno niente o poco tutto il giorno (anche qui: migliorare le disposizioni di legge)
    L’accoglienza è necessaria ma deve essere coordinata bene. In Italia spesso non succede. Lo so anch’io che ci sono cooperative che svolgono male il loro lavoro, altre che mirano solo a lucrare sui migranti. Vanno individuate e sanzionati i responsabili in caso di dolo. Ma è disonesto intellettualmente dire che gli italiani vengono dopo i migranti. Lo sai anche te che non è vero. O pensi forse che, se non ci fossero i migranti, gli italiani in difficoltà troverebbero rapida soluzione ai loro problemi? Siamo seri. E’ da qui che prendono respiro e forza i razzistelli in cerca di facile consenso.

    Perché questo sei, De Michelis: un razzista. Una compagnia di moda, numerosa, scontata, poco originale e purtroppo in continua crescita. Ma sei (o vorresti essere) un giornalista: non te lo puoi permettere.
    Stai bene, se puoi.

    Luca Bonistalli

    1. Gentile Sig. Bonistalli, di nome Luca,
      scusi la punteggiatura scorretta, le mie forme arcaiche e i miei errori di periodo.
      La mia consecutio temporum è “quella che è” perché io, purtroppo, non ho fatto la scuola dell’obbligo e quindi sono un ignorante; non per niente ogni tanto mi sbaglio e mi chiamo, da me medesimo, De Michelis.
      Da come scrive si direbbe che lei sia un giornalista dell’ultima ora o, meglio ancora, un praticante del pensiero e della sua trasposizione su computer; insomma un manierista delle frasi fatte e delle considerazioni “ponzate”.
      Non me ne vogliano i giornalisti, quelli seri e preparati, se affermo da sempre che volontariamente ho rifiutato di iscrivermi all’ordine dei giornalisti per mia libera scelta, e ho fatto bene: ditemi cosa mi “lega” al sig. Bonistalli…! Ignorantello, dopo i puntini si possono mettere sia il punto interrogativo che quello esclamativo.
      Soprattutto, Sig. Bonistalli di nome Luca, lei deve dare del tu (e non del “te”, ignorantello, come scrive) ai suoi simili, perché, e qui ha ragione, dinanzi a personaggi del suo immenso e inarrivabile livello io mi vanto di essere un razzista, ma soprattutto una persona educata che non si prende confidenze e che arcaicamente è abituata a usare il “lei” con chi non conosce.
      Mi saluti il suo neretto Henry e si trastulli con il “climax orgasmico di Verissimo”.
      Se questi sono i suoi salutari interessi e, magari, è persona ancora giovane, lei non è messo troppo bene; esistono anche le donne, lo sa?
      De Michelis mi sta dicendo di farle sapere che oltre che ignorante, lei è anche un furbetto che ama fare propaganda “aggratis” alla sua attività.
      Spero che il direttore non metta l’indirizzo del suo luogo di lavoro: è una pubblicità che non si merita.
      Mandi il suo amichetto Henry a distribuire volantini porta a porta.
      Che ne pensa? Vada in pace.
      Felice De Matteis (o De Michelis…? Boh)

  4. L’indefinibile sproloquio di Bonistalli merita, però, un’appendice.
    Appena qualche punto. Di sutura:
    1. il solerte linguista, che emula e sfida in purismo Bruno Migliorini e la Crusca, non si è mai accorto che il “De Michelis” ha fatto da sempre pubblica abiura dell’albo di cui, invece, il venditore di libri fa tuttora parte
    2. se il linguista avesse fatto lo scritto per accedere all’elenco dei giornalisti professionisti, sarebbe stato immediatamente volato fuori dell’uscio per avere sbagliato il nome della persona di cui parla
    Non è un buon segno: è cialtroneria.
    Ergo (che, conclusivamente, vuol dire “perciò”) forse è meglio:
    1. che non cerchi di insegnare con aria da filosofo stoico incazzato e scandalizzato
    2. che scriva meno (o “punto”, alla francese)
    3. che si limiti a vendere libri
    Ci guadagnerebbe…

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