migranti. TRALLORI NON LA DICE TUTTA (E CHIARA)

Riccardo Trallori

PISTOIA.  La nostra inchiesta sul funzionamento delle cooperative applicate all’accoglienza dei migranti è partita nella “struttura” di Le Piastre intervistando direttamente gli ospiti e cercando di avere risposte dalle Istituzioni locali (prefettura) e internazionali (Easo), nell’ottobre dello scorso anno.

Vogliamo dunque intervenire sul comunicato stampa di Trallori, per portare all’attenzione dei lettori le corrette vicende, rimaste nel setaccio dopo il nostro vaglio e ignorate dall’esponente del Pd pistoiese.

Trallori, ci vorrà scusare se siamo attenti ai significati delle parole: molto spesso, viene detto “mele” al posto di “pere” che, non sono esattamente la stessa cosa.

Anche sulle questioni afferenti al problema dell’immigrazione, sarà da ribadire che nella vasta categoria degli immigrati, sono distinte due sottocategorie assai diverse: i “migranti commerciali” e i “profughi politici” specificamente siriani ed eritrei (in relazione di 85/15, ogni 100).

Questo non è un dettaglio secondario, ma un elemento di rilevanza essenziale per parlare delle politiche di accoglienza e sostegno ai rifugiati politici.

Vogliamo ricordare a Trallori che quanto dice che “la maggior parte delle cooperative…richiedenti asilo svolgono con dedizione, serietà e trasparenza il loro lavoro…” formula una dichiarazione errata e fuorviante: gli ospiti delle cooperative impegnate nella gestione dei Cas (Centri accoglienza straordinaria) non sono solo profughi aventi titolo per richiedere “asilo politico”, ma sopratutto migranti commerciali, già esponenti del ceto medio di paesi africani (in pace) che vengono turlupinati e truffati da spietati criminali mercenari che si occupano di “commercio” di esseri umani e che li convincono a lanciarsi nel folle viaggio in Europa e che diventa per alcuni a rischio di morte.

Padre Alex Zanotelli

Questi migranti, lasciano il loro paese in Africa accecati dal miraggio di una realtà democratica, tollerante, opulenta e luccicante, ma non hanno alcun titolo per poter fruire della protezione umanitaria offerta dal sistema dello Sprar:

Sia chiaro a Trallori – e anche agli altri contribuenti – che paga per queste risorse destinate a questo “pozzo senza fondo”.

Dopo la nostra inchiesta di ottobre, abbiamo accertato che le operazioni di relocation erano bloccate e che anche l’agenzia Easo, niente sapeva dirci del blocco indotto dalla comunità dei paesi di destinazione.

Oggi, la situazione è fortunatamente diversa e i nostri referenti ci confermano che le relocation sono fluide ma riservate – ciò comprensibilmente – ai soli soggetti aventi titolo di asilo politico, cioè 15 su 100, una minima parte.

Anche Padre Alex Zanotelli ha recentemente informato di una orda di duecento milioni di migranti (anche climatici) in arrivo nei prossimi venti anni: cosa dovemmo fare? Aprire dei corridoi umanitari per ripopolare i paesi dell’Appennino?

Trallori ha delle soluzioni adeguate alla gestione del molto realistico numero diffuso dal missionario comboniano, molto affidabile e credibile nella stima?

Il Presidente di Co&So Moreno Sepiacci (foto Il Tirreno)

Nell’ottobre dello scorso anno, abbiamo inoltrato alla cooperativa Co&So, ovvero al rappresentante legale Moreno Sepiacci, una serie di richieste via fax, posta e mail, al fine di poter ricevere una intervista  e le copie dei bilanci di esercizio della capofila che opera in regime di Ati (Associazione temporanea di imprese) insieme ad altre minori cooperative.

A quasi dieci mesi, nessuna risposta è pervenuta dalla segreteria di Co&So, in violazione al presupposto di trasparenza e correttezza che Trallori intenderebbe qualificare come solidi, mentre non lo è affatto.

Siamo d’accordo che la trasparenza è una prerogativa sostanziale – quando si maneggiano soldi pubblici – ma non può rimanere una mera enunciazione di principio dell’esponente dem che sembra confuso quando si preoccupa degli aspetti di metodo, ma non dei risultati finali.

Questa maldestra politica di accoglienza indiscriminata, assicura bene il foraggiamento delle cooperative in un processo avvolgente di autoreferenza e finanziamento economico, sulle quali sembra essere esemplare l’inchiesta aperta sul centro di accoglienza migranti di Isola Capo Rizzuto, gestito sotto la responsabilità delle Misericordie, con una inchiesta penale avente per ipotesi oltre sessantacinque coinvolti e trenta milioni di frode, con fondi distratti e intascati dalle cosche mafiose locali.

Dunque, incominciamo da casa nostra: provveda  Riccardo Trallori a farci rispondere dalla cooperativa Co&So.

Probabilmente una sua telefonata a Moreno Sepiacci, ci permetterà di avere il tanto atteso riscontro, a oggi negato.

È dalle piccole cose che si hanno i grandi esempi. O no?

[Alessandro Romiti]

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