PISTOIA. Il sottoscritto ha ricoperto, per molti anni, un ruolo di dirigente sindacale in un sindacato autonomo del Corpo Forestale dello Stato (carica ed iscrizione decaduta con il mio ingresso nell’Arma dei Carabinieri e la forzata acquisizione dello status militare).
Insieme a tanti colleghi ho affrontato molte battaglie, con passione e sacrificio e ho compreso che i sindacati, nonostante un grave declino che ha trasformato una parte di essi in rami delle varie amministrazioni, sono ancora oggi indispensabili in qualsiasi ambito lavorativo e quindi anche nelle Forze Armate.
Le critiche ai sindacati sono spesso giustificate poiché, in molte occasioni, assumono il carattere di « partiti politici » che lottano per il potere, intrattenendo con la politica vera e propria, legami troppo stretti e non sono stati quello che avrebbero dovuto essere nel disegno dei riformatori costituenti, annegati in una dimensione di autoreferenzialità.
Non dobbiamo però cadere nell’inganno di chi, sfruttando tali errori e debolezze vorrebbe eliminare l’ unico baluardo di salvaguardia e di difesa dei lavoratori.
Nessuno può discutere il contributo decisivo del sindacato e il suo straordinario impegno per la difesa dei diritti e del lavoro, nessuno deve dimenticare che, se oggi abbiamo il diritto ad ammalarci, scioperare, curare i nostri figli senza perdere il lavoro, ecc. ecc., lo dobbiamo alle lotte sindacali e non certo alla benevolenza dei datori di lavoro!
Eppure, fino ad oggi, le forze armate hanno ignorato che il 2 ottobre 2014 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha depositato due sentenze storiche, per i militari: in entrambe si afferma che viola l’articolo 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo lo Stato che vieti la costituzione di sindacati o associazioni professionali tra i militari. Le sentenze riguardano entrambe la Francia, ma si estendono a tutti gli Stati aderenti alla Convenzione firmata a Roma nel 1950.
In Italia, con l’ordinanza n. 2043/2017, depositata il 4.5.2017, la Quarta Sezione del Consiglio di Stato ha ravvisato il palese ed insanabile contrasto del divieto assoluto e generale, per i militari, di aderire o costituire associazioni sindacali o a carattere sindacale con l’art. 11 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo e con l’art. 5 della Carta sociale europea. La questione, prospettata dall’Associazione Solidarietà Diritto e Progresso (As.So.Di.Pro), è stata dunque rimessa alla Corte costituzionale che, a breve sarà chiamata a pronunciarsi sulla legittimità di un divieto a dir poco superato.
L’insofferenza di parte del mondo militare verso i sindacati si basa sulla convinzione, sbagliata, che il loro coinvolgimento nella vita delle loro strutture crei solo nuovi vincoli.
Noi che non siamo nè conservatori (immaginati solo come difesa dell’esistente) nè rivoluzionari (considerati semplici smantellatori delle regole esistenti) ma liberi pensatori, vediamo con chiarezza che è necessario un confronto sul come capire e guidare le trasformazioni ormai inevitabili.
Paradossalmente, l’aver negato l’ingresso dei sindacati al loro interno, mettono oggi le F.A. in condizione privilegiata rispetto ad altri soggetti che cercano, con difficoltà, un contributo serio per adeguare il proprio ambito lavorativo alla società che cambia.
Solo spettatori degli errori commessi, le Forze Armate hanno, infatti, la possibilità di far tesoro delle esperienze negative e scrivere su un foglio bianco una nuova storia .
L’idea che si possa costruire un nuovo modello di società senza l’apporto dei Sindacati è condannarci, in futuro, al pallido ricordo di un’epoca in cui ci si poteva ancora illudere di riuscire a creare un mondo migliore per i nostri figli.
Alessandro Solucci
Resp. U.C. Assodipro Pistoia per la Toscana
[assodipro pistoia per la toscana]