MONTAGNA. Rosso. Una lunga, continua, interminabile striscia di colore rosso ha attraversato ieri la Montagna Pistoiese da Capostrada fino all’Abetone e poi giù nel Modenese.
Rosso, come rosso “corse”, il rosso della Nazionale di automobilismo, il rosso Ferrari.
Rosso, come rosso è il sangue e il cuore, perché nelle corse di “macchine” non ci sono solo pistoni, acciaio e nero asfalto.
Rosso, rosso fuoco, come il colore della passione più intensa, rosso come l’amore.
E ieri sulle strade della Montagna ad attendere il passaggio della Mille Miglia, c’era la vita e la passione della gente verso uno sport cui ha dato tanto, ma soprattutto c’era un amore palpitante vivo verso un territorio immenso, spesso bistrattato, ma bellissimo.
Fin dalle prime ore del pomeriggio la gente era lì ad attendere le auto che hanno fatto la storia e la leggenda dell’automobilismo, quelle leggendarie di Achille Varzi, Tazio Nuvolari, Giuseppe Campari, Piero Taruffi, Stirling Moss, solo per citarne alcune e tantissime altre.
Strade, finestre, balconi, negozi, perfino gli alberi, tutti esponevano un palloncino, uno striscione, un nastro, una coccarda o una bandiera, purché avesse il rosso e fra le tante bandiere italiane e quelle immancabili della Ferrari ne è spuntata anche una della Francia, ma, pur sempre, con il rosso.
Ieri in montagna tutto era rosso e anche le austere “Lotus” inglesi tipicamente vestite di verde lo erano.
La gente era lì ai bordi delle strade a dare il benvenuto ai piloti e fare in modo che quel passaggio fosse e diventasse per tutti una festa dove i ruoli dei protagonisti e degli spettatori si scambiano e gli uni diventano gli altri.
Ed è stato così. Bello deve essere stato attraversare queste strade a bordo di auto essenziali fatte di motore, ruote e volante, auto da guidare e non condurre, auto senza cappotta, con indosso solo l’improbabile casco di cuoio, come usava un tempo, auto che come un tempo sono tornate a sfrecciare tra due ali di folla festanti, auto che un tempo era pericoloso portare al limite incuranti del rischio, ma che oggi hanno permesso ai fortunati piloti di immergersi in questo clima e di essere anche loro in mezzo e nella folla; farsi spettatori ed emozionarsi per i fotogrammi che scorrevano, chilometro dopo chilometro, curva dopo curva, sotto le proprie ruote.
Nonostante la giornata non fosse delle più clementi, il caldo abbraccio di benvenuto ha sicuramente compensato e ripagato dal freddo i concorrenti che tra le 16 e le 21 hanno attraversato la Montagna Pistoiese sulle biposto scoperte.
Una festa all’automobilismo e allo sport, una festa alla intera montagna. Un giorno di festa per la gente a cui le tante associazioni hanno dato il proprio, come sempre, determinante contributo: la “Corale di Santa Barbara” di Campo Tizzoro, in cima al, coincidenza, “Miglio” ad attendere le “Miglia”, al completo, con la divisa d’ordinanza e lo stendardo, questa volta non a cantare, ma ad ascoltare il suono, diverso, possente e profondo, quasi da baritono, dei ruggenti motori degli anni trenta.
Più in là anche il presidente dell’associazione per antonomasia della montagna, Sauro Begliomini del Cai di Maresca, smessi per un giorno gli scarponi è sceso dai sentieri che abitualmente percorre a bordo strada ad attendere quei “mostri” della meccanica avvolto in una bandiera della Ferrari.
Si entra a Bardalone, ai piedi della salita del Monte Oppio.
Il suono lancinante dei quattro cilindri entra in un’altra dimensione, si affievolisce, si attenua, quasi scompare, diventa ovattato e il mito di una corsa leggendaria attraversa e rende onore al mito di un pilota che come nessun altro ha saputo interpretare le geometrie strette dei tornanti.
Una fitta attraversa il cuore: è la patria del “Re” delle corse in salita, è il paese natale di Mauro Nesti, che scalava le marce per salire più velocemente fino al traguardo posto in cima alla montagna.
Il rosso della carovana, lascia il posto per un momento al celeste del cielo, il classico colore dell’Osella guidata dal campione.
E lui, Mauro Nesti, era lì con il suo team al completo, con i suoi ragazzi, i suoi meccanici Paolo e Fenzo, i suoi trofei e il piccolo tifoso Lorenzo.
Poi, rosso e ancora rosso, quello delle bandierine con il logo delle “Mille Miglia” messe in ogni dove e quello degli striscioni, rossi, inneggianti ai due protagonisti della giornata: alla corsa con “W la Mille Miglia” e alla Montagna con “Vita ai piccoli paesi”.
Valicato l’Oppio giù fino a San Marcello in Piazza Matteotti dove ad attendere la corsa un’altra storica associazione che del “rosso”, il rosso del sangue, quello che da la vita, ha fatto la sua missione: l’Avis.
Analogie e punti di contatto infiniti, tra la Montagna, il rosso della corsa e il bianco delle scritte che rimandano ad un altro rosso e bianco del passato: la livrea compianta e mai dimenticata del “Trenino” della Fap, che proprio ieri veniva ricordato dal libro dell’Architetto Roberto Prioreschi presentato alla Biblioteca San Giorgio.
Quindi Mammiano e su per La Lima-Abetone, sfrecciando a fianco al piazzale intitolato ad un altro campione dell’automobilismo, troppo presto, maledettamente presto, arrivato al traguardo: Fabio Danti.
Oggi, le auto arrivano a Brescia, da dove sono partite tre giorni fa, tagliando il traguardo del tradizionale “giro d’Italia” a quattro ruote.
Si stileranno classifiche, si distribuiranno premi e coppe e sul primo gradino del podio salirà simbolicamente anche la Montagna Pistoiese e la sua gente.
[Marco Ferrari]