minacce a don biancalani. ANCHE ALCUNI SUOI SOSTENITORI NON SONO DA MENO

Don Massimo Biancalani

PISTOIA. Il signore, o gruppo di signori, che ha inviato a don Biancalani l’oscena lettera in cui il parroco viene minacciato di morte per la sua attività d’accoglienza, terminando con una svastica, è indiscutibilmente un idiota da mettere in condizione di non nuocere.

Ma, oltre a questa doverosa vicinanza a don Massimo, c’è altro che, venendo a galla, potrebbe interessarci?

Ovviamente sì, e ci stiamo riferendo al perenne vittimismo che il parroco di Vicofaro sbandiera non solo qui a Pistoia, bensì in tutti i salotti televisivi dove viene invitato per raccontare la storia degli immigrati da lui portati in piscina. Una noia impressionante, sebbene la vicenda tenga ancora banco grazie al ruolo di difensore delle (finte) minoranze che don Biancalani ha deciso di interpretare.

Dopo l’inutile Kyenge a capo dell’inutile Dicastero per l’integrazione, che sia arrivato per un prete pistoiese il momento di cambiar mestiere? Lo auguriamo a lui, ma non a noi: egli si buscherebbe un bello stipendio a fine mese senza dover rendere conto a nessuno del proprio operato ma, dal canto nostro, noi dovremmo ciucciarci le sue fallimentari ricette spalmate sull’intero paese.

Ma insomma, è possibile che non si riesca a capire che se si vuol stare nell’occhio del ciclone si deve anche fare i conti con gli imbecilli, con gli illetterati e con i faziosi? Pretenderebbe di avere la botte piena e la moglie ubriaca: impresa proverbialmente difficile da condurre al successo. E questo frignacciume avviene mentre i suoi sostenitori (più o meno vicini) scaricano pallettoni a base di insulti e minacce che, però, oggi la dittatura della correttezza politica dichiara accettabili.

O, forse, pensate che sentirsi chiamare razzisti o fascisti o nazisti o pennivendoli faccia piacere? Anche se per un verso, indubbiamente tal evento funge da cartina al tornasole: l’insulto proveniente da certi soggetti, certifica la bontà del proprio lavoro. Abbiamo scritto molto su don Biancalani, criticandolo aspramente ma mantenendo su livello discreti il rispetto che dobbiamo anche a lui: le minacce e gli sputi non gli sono arrivati da questa direzione, eppure i suoi sostenitori e commentatori sul suo famoso profilo Facebook non si risparmiano per quanto riguarda le ingiurie e le minacce.

In data 14 agosto don Massimo condivide su Facebook un articolo di Linea Libera firmato dallo

Don Massimo Biancalani con alcuni degli immigrati accolti

scrivente in cui, dati alla mano, vengono certificati i rapporti tra certe Ong e scafisti, e si tratta delle solite Ong che, dopo essersi rifiutate di sottostare alle regole del Ministro Minniti, hanno ottenuto il pieno appoggio del parroco di Vicofaro.

Gli improperi a noi rivolti, in particolare al sottoscritto, non sono ripetibili. Fra i tanti, anche un volenteroso che si immolerebbe per la causa rompendo le dita a chi scrive. È un caso o l’evento è esattamente paragonabile a ciò che è accaduto con la foto degli immigrati a mollo condivisa e criticata da Salvini, che poi scatenò tutto il marasma?

Una differenza, in verità, emerge: c’è chi sa solo accampare diritti e chi, invece, fa anche il proprio dovere. E, mentre accampare diritti è roba da servi, fare il proprio dovere è roba da uomini.

[Lorenzo Zuppini]

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