minkienkopfen. QUEL GRAN POLVERONE DELLE STRADE VICINALI E INTERPODERALI CON DISINFORMAZIONE, IMBROGLIUCCI, FAVORI, INTERVENTI A GAMBA TESA DI UNA MAGISTRATURA NEGHITTOSA, DISINFORMATA E CHE SI INVENTA L’INESISTENTE REATO DI “STALKING GIORNALISTICO” CON PERFINO ARRESTI DOMICILIARI

È mia opinione di avere, come sempre, espresso liberamente, ma correttamente e continentemente, il mio pensiero in perfetta linea con le regole di cui all’art. 21 della Costituzione…


Ce la faranno a capire in minor tempo rispetto a quello della costruzione della piramide di Cheope?


SE A STUDIARE LE COSE NON V’È IMPEGNO

VUOL DIR CHE AVETE SOL TESTA DI LEGNO!


 

Le strade vicinali-interpoderali devono restare aperte e se non sono aperte, vanno riaperte e se sono state snaturate devono essere ripristinate e il Comune ha il dovere di prevedervi appositi spazi per parcheggio e manovra. Stuadiate, Salomoni della legge e intelligenze sottili della pubblica amministrazione locale. A studiare non è mai morto nessuno!

 

Ignorantia legis non excusat, il non conoscere una norma non è sufficiente a giustificare il caos che può derivarne dall’esercizio giurisdizionale. Anzi: in certi casi – come quelli delle «autorità costituite» di cui all’art 54 della Costituzione – peggiora e incancrenisce notevolmente la condizione di quanti, in questi tre anni, hanno infilato le manine in pasta per complicare ancor più il marasma dell’Ucas, anche detto Ufficio Complicazioni Affari Semplici – alias pubblica amministrazione nostrale.

Non fece il suo dovere, nel 2008/09, la Sabrina Sergio Gori, la sindaca inutile che, finiti i mandati, andò pure a non farlo, il dovere, a San Marcello Pistoiese, a sbafo dei contribuenti (e ve lo ho già di-mostrato).

Non fecero il loro dovere i santi architetti e geometri degli uffici tecnici quarratini (l’architetta Nadia Bellomo, il geometra Giorgio Innocenti); non fece il suo dovere il comandante dei vigili quarratini, il geometra Oliviero Billi, anzi!; non fecero, poi, il loro dovere né il cieco dalle lenti a culo di bicchiere, Marco Mazzanti, bivaccatore ai tavoli di burraco, né il suo fido sceriffo Marco Bai (che rima con guai), fra l’altro falsario in certificazioni. Ovviamente con il segretario generale Giuseppe Aronica, che, pur informato, in ultimo si mostrò in tutt’altre faccende affaccendato.

Né lo fece, il dovere, il suo – di Mazzanti – protetto ingegner Iuri Gelli, figlio d’arte, o, in altri termini, capo della (mala indi)gestione del territorio scelto dal Marco e a lui ben noto come cognato del segretario Pd della Toscana, l’ex sindaco di Vinci Dario Parrini.

Non sta facendo il suo dovere l’attuale sindaco di nome, Gabriele Romiti, detto anche Uomo-Ragno, etero-diretto dal suo ex-sindaco di fatto Mazzanti, vicino alla cui gamba cammina more canis ben addestrato. Ovviamente con il segretario generale Luigi Guerrera, in tutt’altre faccende affaccendato.

Non fece il suo dovere neppure il luogotenente Salvatore Maricchiolo, che se ne guardò bene dal vedere dentro alla questione: si limitò – lo fece da sé o glielo aveva indicato il sostituto Claudio Curreli? – ad ascoltare quello che avevano da dire i maggiori responsabili di questo pasticciaccio amministrativo con favoreggiamento del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi che ottenne, sì, le autorizzazioni per tutte le opere di chiusura: ma solo ed unicamente perché illecitamente concesse sotto il profilo amministrativo, in quanto in rotta di collisione con leggi e regolamenti in vigore.

E tutto questo è incontestabile, cara procura, cari sostituti Curreli e Grieco, caro giudice Gaspari e cari signorini del so-tutto-io tipo le avvocatine a sorreggere il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, di cui una, la Giovanna Madera, vergognosamente favorita dai sostituti (Curreli, Gambassi, salvo se altri) che ne accettavano, senza battere ciglio, documenti presentati in maniera irrituale, mentre li respingevano a noi di Linea Libera. Un mirabile esempio, cari Mattarella e Pm capo Coletta, della terzietà e dell’imparzialità dell’Olimpo giudiziario pistoiese!

Ripeto qui quello che ho avuto modo di dire anche in aula al giudice Luca Gaspari, che asserisce di capire, ma in realtà non ascolta che la procura come se essa fosse un divino-infallibile oracolo.

Il Comune di Quarrata ama perdere tempo in leccature, come i cani quando si curano le ferite. Ha tutti gli strumenti, ma non li adopera. Assume impegni che non rispetta. E invece di fare il proprio dovere, viene perfino aiutato da una procura che non sembra in grado di saper svolgere indagini come si deve

Contrariamente alla procura e all’amministrazione comunale quarratina, personalmente prima studio il problema e soltanto dopo intervengo e parlo. Procura e Comune, invece, prima parlano e dopo arrancano per motivare le loro oracolari affermazioni: fino a giungere a inventare reati inesistenti come lo stalking giornalistico.

Sto parlando per il sostituto Claudio Curreli; per il suo fulcro Patrizia Martucci; per la sua leva Giuseppe Grieco, e per la sua teoria copernicana Tommaso Coletta. Questa, a mio parere, è la giustizia di Pistoia: un aggiustamento ad hoc per giungere a dama con le proprie tesi; e non il religioso rispetto delle norme costituzionali e delle regole civili e penali di uno stato che è in fallimento da decenni.

Ieri, poi, mi è venuto a mano anche l’ulteriore marasma amministrativo denominato (è uno scherzo?) Regolamento per la gestione delle strade vicinali di uso pubblico; un vero e proprio manuale salutista (ma non mentale) del dottor Kellogg in Morti di salute: una serie di veri e propri “clisteri di tre litri di yogurt” per volta, come da copione.

Adoperate quel regolamento e sarete sicuramente felici per tutto e il contrario di tutto, se non altro perché, predicando le norme con la voce tipica di Biden (il “petone altisonante” in pubblico), vi si dice il tutto e il contrario di tutto.

Invero, siamo dinanzi a un manuale di logica e di anti-logica in contemporanea o in diretta che dir si voglia. E basta un solo refrain, costantemente ripetuto nella massa della pommarola distillàtavi, per capire che certi geni – incapaci di comprendere i princìpi più elementari del diritto – andrebbero allontanati dal consesso civile con gli stessi drastici sistemi adottati in Franca per un po’ dal 14 luglio 1789 in là.

Tanto per citare il refrain – anche se è inutile perché le «autorità costituite» in Italia sono peggiori dei mattoni refrattari da far caminetti – suggerisco di fare attenzione a questo ripetuto richiamo: «nel rispetto della disciplina contenuta negli strumenti urbanistici vigenti, anche in riferimento alla salvaguardia della viabilità storica». Questa formuletta viene ripetuta per ben 6 volte in appena 8 paginette smilze di coglionate megagalattiche.

Concludo segnalando – e il sostituto Claudio Curreli che è di ispirazione cattolica non potrà certo contraddirmi – che «Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e mammona» (ma neppure babbone).

E ciò deve essere detto, con levità, ma non senza il massimo rigore etico-morale, anche per colui che, in tutta questa vicenda, ha ignorato le norme e le regole sia della sua fede religiosa, che della sua fede giuridica (che, pure, voglio pensare che possa possedere).

Serve più piantare alberi o vivere secondo il precetto di Seneca «verba rebus proba», prova le tue parole con le azioni nella vita di ogni giorno? E San Paolo: «Fides sine operibus mortua est», la fede senza opere è morta. Ma la piantumazione di un gelso nero è un’opera o ci vuole qualcosa di più di un gesto puramente simbolico, anche se con l’imposizione delle mani…?

Prima di fare delle crociate come questa squallida storia del “processo politico” contro Linea Libera, il magistrato Claudio Curreli si sarebbe dovuto porre alcuni interrogativi etici su cui nessuno dei suoi colleghi lo ha invitato e lo invita a riflettere:

  1. Vuole servire un solo padrone o più padroni?

  2. Si sente, o no, in pace con la sua coscienza, trovandosi in conclamata incompatibilità ambientale rispetto alla consorte Nicoletta Maria Curci, che co-abita e co-lavora nello stesso tribunale del marito?

  3. Intende rispettare in toto o no il dettato dell’art. 358 cpp, circa il modo di svolgere indagini?

  4. Ritiene suo precipuo dovere – anche in merito all’art. 13 del Codice Etico della Anm, associazione di cui è pure rappresentante locale – studiare a fondo i casi a lui affidati o preferisce sposare tout court le tesi di ipotetiche persone offese, ma di fatto in sospetto di calunnia?

  5. Intende servire la legge – com’è chiamato a fare – «con disciplina ed onore» o preferisce dedicarsi alle piantagioni di alberi di Falcone e di Caponnetto, dando una fattiva mano e collaborazione alla verderia di Pistoia orientandosi verso la retorica ipocrita dei “vizi privati e pubbliche virtù”?

  6. Ritiene corretto utilizzare la propria mail istituzionale claudio.curreli@giustizia.it e il server stesso giustizia.it per reclamizzare interessi privati quali lo scoutismo-Agesci?

  7. Stima giuso e legale favorire, con la sua Terra Aperta, i flussi dei clandestini alla strega di un don Biancalani qualsiasi, piuttosto che servire, «con disciplina ed onore», lo stato e i cittadini, suoi datori di lavoro?

Detto questo, è mia opinione di avere, come sempre, espresso liberamente, ma correttamente e continentemente, il mio pensiero in perfetta linea con le regole di cui all’art. 21 della Costituzione.

«Ma se in vece [citando Manzoni – n.d.r.] fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta».

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Scarica il Regolamento per la gestione delle strade vicinali di uso pubblico


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