miracolati o carbonizzati. BLITZ CON SEQUESTRO DI DOCUMENTI A MONTALE?

 

Messico e nuvole il tempo passa sull’America
il vento suona la sua armonica
che voglia di piangere ho…

STORIE DI DECOLLI, ATTERRAGGI
E TERRENI FABBRICATIVI DEL MIRACOLO


 

MONT-ANA. «Oggi tocca ad Agliana, domani toccherà a Montale con Betti: ve lo prometto. Si incazzeranno i Pd e i loro milioni di follwers (da Guido Del Fante, che si sente un piddìno arrivato perché ha scritto un librettino di poco più di 100 pagine, fatto, come tutte le questioni di marca sociologica, di aria fritta; alla signora Barbara Dardanelli, che lavora anche 10 ore al giorno e che, quando torna a sera a Montale, accende un lumino a Betti e prega perché illumini la sua vita e quella dei veri progressisti)». Così scrivevo ieri mattina in fatti & misfatti. La ragioniera sbaglia e spedisce euro in più. Noi lo scriviamo e lei s’incazza.

Domani è arrivato, è oggi, è ora. E devo mantenere la promessa. Così passo subito una “diceria dell’untore” di quelle che fanno incazzare la signora Dardanelli, che le definisce forme di «giornalettismo di merda»; che non vengono mai raccolte dagli altri organi di “informazione” locale, ma che – parafrasando Andreotti – di solito picchiano sul vero e sul vivo.

Fonte attendibile riferisce che ieri mattina ufficiali di polizia giudiziaria si sarebbero recati a casa del sindaco Ferdinando Betti, assessore all’urbanistica del Comune di Montale, per procedere al sequestro di documenti riguardanti la questione del Carbonizzo di Fognano.

Sul silenzio di Betti, ormai, è meglio fare silenzio. Da buon «compagno G», come abbiamo scritto più volte, don Ferdinando o tace o nega – come tacciono o negano, sull’affaire Carbonizzo, i cosiddetti giornali locali organici che, al momento in cui partì il siluro della Meridiana Immobiliare, tempo in cui c’erano le elezioni a Montale e Betti doveva essere riconfermato sindaco (in questo caso l’imperfetto «doveva» corrisponde presumibilmente all’auspicio di colleghi il cui cuore batte per una Italia Viva o dintorni), preferirono girare la testa dall’altra parte.

L’etica e l’ottica degli organici si riassumono in una battuta: «Non possiamo disturbare il manovratore sotto elezioni».

Purtroppo, per quante se ne dicano, anche la libera stampa e i liberi giornalisti rientrano (e si vede bene) nella più vasta categoria dei “giudici”: infatti per gli amici interpretano le notizie e per i nemici le applicano senza pietà. E non dico stronzate, anche se i compagni di élite le interpretano comunque come tali.

Così aveva scritto la signora Barbara Dardanelli il 16 settembre scorso con il pieno sostegno di Chiara Mainardi

Per far capire meglio il problema, torno indietro di un settennio circa e mi sposto più a sud, su Quarrata. Quando la sindaca Sabrina Sergio Gori lasciò il posto a Marco Mazzanti, la stampa organica – pur in piena campagna per le elezioni amministrative – non ebbe alcuna incertezza e non gli parve il vero di pubblicare la notizia, diffusa dalla Gori, che Alessandro Cialdi, sfidante del Pd, era stato messo sotto indagine dalla procura di Pistoia: e Cialdi non ebbe scampo, in una vicenda finita poi in una bolla di sapone, ma che è rimasta comunque oscura e sospesa per un trascinamento che sarebbe interessante riesaminare per analizzare la correttezza dell’azione di certi uffici.

Betti sin qui nega. E negherà anche il sequestro di ieri mattina. La notizia, ripeto, ci è stata data da fonte attendibile: se poi non ci fosse stata, non è una questione di vita o di morte: potrebbe essere sul punto di esserci. Il tempo è galantuomo, infatti, e altro s’annuvola all’orizzonte del Betti.

Quel sindaco democratico e progressista che il 16 settembre, in consiglio comunale, ha sfacciatamente rimproverato ad Alberto Fedi di aver presentato un’interpellanza (la prima che Betti disse di aver visto in vita sua) finalizzata a sostenere interessi privati piuttosto che il bene pubblico e il pubblico interesse.

Appunto, dico. Il tempo – come ripetono spesso i progressisti – è galantuomo. Si tratta solo di attendere per vedere se è stato il Fedi a spingere per interessi privati o se, invece, l’ufficio diretto dal geometra Riccardo Vivona sia scivolato pian piano lungo un lùbrico viottolo di sviamento di potere.

Proverbio aretino: «Alla prova!», disse il cavadenti.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Il datore di lavoro del giornalista è il lettore.
Ma molti credono che sia un partito etico


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