Proseguono i chioschi domenicali della Misericordia presidiati da Franco Benesperi che però non risponde alle domande del giornale e chiede vaìni. Ma non è che questa crisi dei contributi è anche la conseguenza della spaccatura interna con distacco di parte della popolazione? Che ne pensa il correttore morale don Luciano? E la guerciniana Elisabetta Tesi, guarda e tace?
AGLIANA. Anche nella domenica di luglio di ieri, è tornato il chiosco della Misericordia di Agliana sul sagrato di San Piero, con il presidio del segretario Franco Benesperi che resta però muto alle nostre domande, in pieno rispetto alla tradizione artiolian/morosiana: già con loro era impedita ogni comunicazione e relazione all’esterno (anche al Piero Porciatti) negando la trasparenza e conseguentemente la democrazia.
La disaffezione della cittadinanza è purtroppo – chi scrive ne prende atto dai bilanci di due lustri fa, ignorati dal luogotenente Placido Panarello – attestata dalla riduzione dei contributi economici del paese, richiamato alla dura realtà dalla vicenda dei professionisti Mangoni/Turelli e costata quasi mezzo milione di euro.
Il Consiglio della Misericordia non ha fatto alcuna comunicazione per rassicurare i cittadini dopo le rivelazioni di “controllo familistico” pervenute ad Attilio Barontini dal direttore Riccardo Fantacci e il coordinatore del 118 Alessandro Vannucchi.
Attilio, Domenica dopo la messa dei brutti si è fermato sul sagrato a chiaccherare con Piergino Mangoni: chissà se hanno parlato anche di questa mail liberatoria che ripubblichiamo per i distratti e delle conseguenze pratiche sfumate nell’oblìo per otto anni.
Il vero problema della Misericordia di Agliana è la mancanza di trasparenza con il controllo militarizzato sull’organizzazione tramite la selezione degli associati, eliminazione di dissidenti (prima di diventarlo, perché non erano ammessi come Paolo e Gioietta Vagnozzi) conseguente velocizzazione delle assemblee e delle delibere, assicurate con le votazioni di ristrette falangi di fedelissimi.
Questo lo dice proprio il ridotto numero di partecipanti alle assemblee e non serve ascoltare i bene informati che continuano a fare volontario per responsabilità sociale e passione civile, autentici misericordiosi votati al sacrifico imposto dalla solidarietà e dal servizio ai bisognosi.
Così è stato da sempre: altrimenti cosa occorreva per cambiare il sistema e passare a un nuovo metodo democratico di apertura universale degli associati?
Che dice don Luciano Tempestini, il Correttore morale del new deal post artioliano: non sarebbe il caso di dare una sferzata di rinnovamento con l’ingresso di una aliquota di cittadini intenzionati a dare un contributo liberatorio all’organizzazione e con impulso di democrazia e legalità?
Provi a chiedere il Correttore, quanti sono i soci e consiglieri che si sono allontanati – sbattendo la porta – per le modalità di gestione dirigistiche del primo decennio del secolo: ci sono almeno quattro operatori in ambito sanitario, Vincenzo Fabbri (stimatissimo fisioterapista, che “non ne vuol più sapere”!), un’altro è stato l’eccellente sanitario aglianese Fabio Pronti, un formatore di grande esperienza, già vicepresidente e risorsa sprecata visto che oggi è dirigente infermiere (dice che se ne sia andato, senza alcuna polemica e sbattimento di porta, ma per una questione di stile e non di mancanza di argomenti): due professionisti capaci e stimati che avrebbero costituito una grande risorsa per l’associazione, ma che sono stati costretti all’abbandono della Confraternita sotto la reggenza del presidentissimo.
Perché questa emorragia di risorse umane? Chiedi Luciano, non temere: la Verità rende liberi e tu dovresti saperlo considerato che sei un prete.
Anche stamani dunque il chiosco di volontari era lì per intercettare delle donazioni, dimostrando la pesante crisi economica nella quale naviga l’associazione, ma è da chiedere ancora una volta se il Consiglio della Misericordia non avrebbe fatto meglio a evitare di pagare le notule all’Avvocato Antonio Bertei (una dozzina di udienze tenute in trasferta, quanto costano?) per avviare nel 2013, la molto ridicola lite con il nostro giornale.
Quanto hanno speso e ancora stanno spendendo in parcelle emesse dal legale pratese?
Davvero Hilary pensa di avere un risarcimento dai giornalisti che hanno “scoperto il pentolone” o forse – e diversamente – lo dovrà pagare a loro?
E in questa eventualità chi li sborserà i quattrini, il presidentissimo o la Confraternita?
Qualche illuminata come la Elisabetta Tesi, garanzia di democraticità e moralità (denojantri?) potrebbe rispondere o la questione è meglio che resti segreta?
Alessandro Romiti
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