MISERICORDIE NELLE NEBBIE

Misericordina a norma protezionistica
Misericordina a norma protezionistica

MONTALE. È stata la risposta pervenutaci dalla segreteria della Misericordia di Montale a farci riflettere, e una rapida verifica dello Statuto (questa volta, fortunatamente in linea) non è stata per niente rassicurante.

L’associazione riconosce (art. 5) che “Gli associati che fanno parte della Confraternita, costituiscono una comunità spirituale ed operativa…”; l’articolo 15 è ancor più categorico e puntuale, specificando come tutti gli associati, sono chiamati con il nome tradizionale di “Confratello” che fa il paio con le dichiarazioni del Presidente Massimiliano Pieroni, che dichiara in linea che “…la Misericordia non è dei suoi volontari, ma è un bene della Comunità”.

Massimiliano Pieroni
Massimiliano Pieroni

E tuttavia gli associati (quelli, cioè, che sono soci) sembrano essere regolati da leggi e princìpi di cooptazione. Davvero evangelici, bisogna dire: “molti chiamati e pochi eletti”.

E allora – viene da chiedersi – a quale comunità appartiene la Misericordia di Montale? A quella dei confratelli o a una troika istituzionale?

Ci sembra di rivedere un film già visto a Agliana. Perciò scusate, Misericordi di Montale, ma c’è qualcosa che non torna: o siamo noi che non crediamo abbastanza nella misericordina del Papa, o siete voi che la proteggete un po’ troppo…

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