misericordie. UNA CARTELLA DA 20 MILIONI (parte prima)

La Confederazione Nazionale delle Misericordie in Assemblea pubblica a Roma

ROMA — FIRENZE. Si è tenuta il 26 e 27 maggio scorso l’assemblea generale delle Misericordie d’Italia che sembra essersi sviluppata – per la prima volta assoluta – su bollenti questioni quali le retribuzioni di volontari “in nero”, le vicende gestionali dei C.a.r.a. (centro accoglienza richiedenti asilo) anche sfociate in una cartella fiscale da 20 milioni di euro (abbiamo scritto bene, venti milioni, non v’è errore) con una contestazione diretta alla Confederazione nazionale.

Il Presidente della Confederazione Roberto Trucchi odierno Ceo

Abbiamo contattato i due consiglieri non “allineati” (un militare, Luca De Angelis e un avvocato, Angela Caprio), i quali hanno confermano di non aver condiviso il bilancio presentato a Roma dal tesoriere Israel De Vito: in particolare il De Angelis si è astenuto contestando la tardività dell’invio della documentazione sottesa alla votazione e la Caprio, con una dichiarazione di voto criticamente motivata, che abbiamo riscontrato nel verbale del consiglio stesso (ma questo pare fosse già avvenuto nel consiglio precedente).

L’avvocato Angela Caprio nulla ha voluto aggiungere a quanto scritto nel verbale, rinviandoci bellamente al Tesoriere stesso dicendoci non senza ironia “chiedete a lui e al Consiglio di Presidenza che ha empiricamente e parzialmente risposto” in Consiglio.

Il tesoriere della Confederazione Israel De Vito

Nel consesso nazionale del 26, quindi a bilancio già approvato dal Consiglio stesso con punto inserito nell’estremo “varie ed eventuali”, il Presidente ha introdotto i consiglieri nella pesante contestazione tributaria da 20 milioni di euro.

Gran parte del consiglio pare non ne sapesse nulla ed è stato chiamato a votare – sul bilancio di esercizio 2017 – senza avere alcuna preventiva cognizione, anche per la tardiva consegna, denunciata dal De Angelis.

La Caprio ci ha riferito di essersi astenuta sulla richiesta di autorizzazione richiesta dal Presidente di poter “aderire a un condono” e anche lei, come precedentemente l’altro astenuto Consigliere campano ha omesso il suo voto per assoluta “ignoranza” delle partite a bilancio in questione: sembra di capire che sull’ipotesi di condono ci fosse stata solo una relazione verbale del Presidente, senza alcuna cifratura, e che la votazione fosse stata demandata “a fiducia” sulle dichiarazioni del Ceo Roberto Trucchi.

Gabriele Brunini, past President della Confederazione

Una circostanza così rilevante dimenticata e posta tra le varie ed eventuali?

Possibile che il consiglio davvero non sapesse di tale cartella? E se i consiglieri lo sapevano, perché hanno condiviso senza eccezioni un tale e grave “infortunino amministrativo” per le Misericordie, approvando il Bilancio il 4 maggio scorso?

I consiglieri interpellati dicono di averne sentito parlare solo il 26 sera con bilancio approvato da tre settimane.

Ma questa pesante cartella a chi è stata notificata? E soprattutto quando?

Per quali omissioni? Per responsabilità di chi?

Roberto Trucchi ha richiamato responsabilità pregresse e dunque a lui estranee (i fatti sarebbero successi oltre un lustro fa): lui, Presidente pro-tempore ne pagherebbe oggi le conseguenze penali, trovandosi indagato per i fatti di Modena e Crotone.

Gianfranco Gambelli, past President della Confederazione, l’ha guidata prima di Brunini

Certo è che per un’organizzazione nazionale di tale rilevanza, la gestione amministrativa vede titolati anche altri dirigenti – possibilmente distratti o incapaci (?) – quali sono il Direttore generale, i revisori dei conti e i tributaristi incaricati del periodo.

Qualcuno ci ha detto che riguarda la gestione dei C.a.r.a. di Modena, Bologna e di Isola C.R.; certo è che della cartella non sanno nulla i precedenti Ceo telefonicamente intervistati: Brunini, e Gambelli nulla sapevano, riservandoci chiarimenti nei successivi colloqui telefonici.

Brunini riferisce inoltre (ci perdoni, ma rileviamo una sua imperdonabile leggerezza essendo egli applicato nel Consiglio dei Saggi e che dunque, tutto dovrebbe sapere) di non aver neppure partecipato personalmente all’Assemblea del Divino Amore delegando terzi (che non l’hanno informato, avendo lui saputo del fatto da chi scrive!).

Un altro ex dirigente, Roberto Monciatti (ex quarantennale Ceo di Viareggio) men che mai sapeva, snocciolandoci qualche nota di amarezza a contorno, e di cui torneremo a parlarvi.

L’ex consigliere Roberto Monciatti

Da quelle poche notizie faticosamente raccolte emergerebbe che  la cartella esattoriale sarebbe per “Iva non versata” ma colpisce la più strabica interpretazione tra Modena e Firenze: a Modena viene contestata nel processo da Daniele Giovanardi che si dichiarerà innocente difendendosi nel procedimento penale, mentre a Firenze è stata “transata” con l‘Agenzia Entrate, riducendola a quasi 800 mila euro (di questo, ne riparleremo), così rinunciando a ogni difesa sulla meritevolezza tributaria della cartella.

Perché, se era una questione di “Iva” non è stata impugnata essendo pacificamente noto che le onlus sono categoricamente esenti dalla contabilizzazione dell’imposta sul valore aggiunto?

Ma torniamo alla dichiarazione di voto dell’Avv. Caprio: pare che il 26 sera sarebbe stata oggetto di una irsuta risposta del Tesoriere che – da noi interpellato telefonicamente – “non ricordava” chi aveva votato contro e perché.

Fatto strano, a nemmeno un mese dagli avvenimenti, non certamente trascurabili.

A specifica domanda rivolta alla Caprio, questa ci ha garbatamente riferito che tale sua “nota scritta”, ne sarebbe stata data copia a ciascun membro del consiglio e che sarebbe stata precedentemente letta dal Tesoriere al termine, dopo che per altro si era votato sulle varie ed eventuali, l’emergente questione dei 20 milioni di euro.

Daniele Giovanardi, indagato per illeciti tributari a Modena nella presunta frode fiscale, si difenderà anche sede tributaria?

Ci chiediamo se esiste una connessione tra la dichiarazione della Caprio, la nota di risposta del consiglio di Presidenza e la cartella milionaria, già notificata prima dell’approvazione del bilancio nel tavolo del Consiglio al Presidente.

E se sì, perché il Presidente lo ha taciuto al board di governo? Possibile che la Caprio lo sapesse già?

La Caprio dichiara di non saperne assolutamente nulla della cartella fiscale, né ci riferisce qualcosa in più sulla “nota ammonitoria ricevuta”, anzi ci riferisce di non averne neppure la copia (mah!) per essergli stata galantemente sottratta dopo la consegna da un consigliere di presidenza, ma ci rassicura che “la troveremo nel verbale del prossimo consiglio”.

Una cosa ci par chiara: la Caprio si tira fuori da tutte le vicende confederali passate e in essere, battendo sonoramente i pugni sul board.

Le repliche di De Vito, sarebbero accuse – per la consigliera giurista – ingiustificate e solo tese alla formazione di una cortina fumogena fatta di polemiche e utile a rinviare l’attenzione ai veri problemi della Confederazione.

Non abbiamo avuto certamente la sensazione che la Caprio si senta isolata o tema l’isolamento, restando in osservazione sugli sviluppi.

Tornando poi alle ulteriori dichiarazioni del tesoriere De Vito, questo si è lamentato con noi per le “soffiate di corridoio” (un eufemismo, trattandosi di 20 milioni di euro: tanta roba) faticosamente raccolte nell’avvio dell’inchiesta: ci perdonerà, noi cerchiamo di fare il nostro lavoro.

Altri due storici dirigenti Brunini e Monciatti ci riportano la loro amarezza per non essere riusciti a “cambiare le cose”, venendo poi trombati ed estromessi dall’organigramma dai loro competitori poi eletti.

(segue)

[Alessandro Romiti]

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