Dopo anni di silenzi, arriva una strabiliante lettera del correttore nazionale delle Misericordie, S. E. Franco Agostinelli, che, “scrivendo a nuora perché suocera intenda” richiama all’ordine i confratelli malpancisti. Ma fino adesso dove era? Perché non ha “ascoltato, mediato e corretto” quando gli arrivavano le grida di dolore di molti sdegnati? Inutili le richieste di colloquio formulate da diversi soggetti, semplicemente ignorate, ancorché presentate dalla nostra scomodissima testata…
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FIRENZE. La lettera scritta da Mons. Franco Agostinelli, ci ha davvero lasciati sorpresi. È farcita di retorica oramai superati dalle numerose turbolenze che hanno accompagnato le Misericordie d’Italia, con le proteste di molti malpancisti e volontari che hanno iniziato a farsi delle domande su come funziona e cosa fa realmente questa benefica associazione.
Ecco la lettera e, a piè di pagina, disponibile con un click, in originale.
Carissimi fratelli e sorelle,
vi saluto tutti con l’augurio che si legge sempre nelle parole di Gesù: che la Pace sia nella vostra vita e vi accompagni sempre. La pace è il dono messianico che compendia ogni nostra aspirazione, ogni sogno, ogni progetto e di questo c’è bisogno nella nostra vita personale, professionale, nelle nostre molteplici relazioni e nel vissuto quotidiano delle nostre Misericordie. Questa mia è dettata da un’esigenza impellente di fare il punto sulla situazione attuale della Confederazione, soprattutto sulle relazioni che intercorrono tra di noi che spesso, accanto a momenti senz’altro positivi, registrano anche qualche criticità che mal si concilia con la scelta che ha motivato, un giorno più o meno lontano, il nostro ingresso nell’Associazione.
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E vorrei rivolgermi a voi in primo luogo, voi che siete depositari, sia a livello nazionale, che nelle singole Misericordie sparse in tutta Italia, di specifiche responsabilità gestionali ed educative. Responsabilità, ben inteso, che riguardano tutti, perché, come in ogni famiglia, tutto è di tutti, tutto è da condividere e non ci è lecito prendere le distanze quando le cose diventano difficili, o faticose.
Personalmente devo dirvi che questi mesi mi hanno dato la possibilità di seguire più da vicino la vita della Confederazione; sono rimasto edificato dalla generosità e dal coraggio pronto e disponibile di tutti i fratelli e sorelle; ho visto però anche le carenze (nessuno è perfetto!), soprattutto dal punto di vista della formazione cristiana; ma quello che mi ha lasciato maggiormente perplesso è stato il contrasto che inquina i rapporti tra di noi, in particolare tra dirigenti nazionali e forse anche locali. Si sa che in ogni associazione vige una certa dialettica, un confronto serrato, ma sempre sull’onda della lealtà, sincerità, della benevolenza, del rispetto, della collaborazione al fine di scegliere il meglio per il Movimento, in conformità allo Spirito che l’ha generato; mai dovrà essere preminente lo spirito di rivalità, di prevaricazione, di sospetto.
Poi, come in ogni consesso democratico (e noi vogliamo essere questo e molto di più: una fraternità!!), dopo il dibattito si prendono le decisioni in base all’opinione della maggioranza, a cui tutti, senza eccezioni, si allineano di buon grado, senza lasciare strascichi di malcontento, o, peggio ancora, di fronda eversiva. Cari fratelli e sorelle, credo che questo sia il momento di fermarsi un po’ per fare una seria revisione della nostra vita e del nostro comportamento, per ritrovare quell’unione e fraternità, senza la quale la Misericordia, sia come Movimento che come Confederazione, andrà necessariamente a morire e noi ne saremmo i responsabili.
Vi chiedo la decisione di ritrovare nell’autorevolezza della Parola di Dio la forza di reagire, di fare qualche passo indietro se è necessario, di rivedere criticamente anche i nostri compiti e incarichi se ci sentiamo inadeguati ad affrontare la complessità di questo momento. Non possiamo fermarci ad una continua schermaglia di lettere minatorie, peggio ancora di denunzie, accuse ecc.; questo non è lo stile del nostro Movimento e neanche di un corretto comportamento, eticamente sostenibile, di qualsiasi persona per bene.
Purtroppo sembra che la secolarizzazione non abbia risparmiato neanche noi, ci abbia preso la mano cosicché i nostri riferimenti valoriali rischiano di trasformarsi in una coreografia variopinta di colori e d’insegne, magari conditi di efficienza organizzativa, di suoni di sirene e quant’altro, ma domandiamoci se il Vangelo è rimasto nei nostri loghi, ma purtroppo non più, o non più sufficientemente, nella nostra vita.
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Ora è tempo di ripartire, senza scoraggiarsi; ne abbiamo le risorse e soprattutto abbiamo la certezza che il Signore è in mezzo a noi, ci accompagna e ci sostiene. Ricominciare è l’impegno inderogabile che ciascuno deve sentire. Cerchiamo, con la passione che da sempre ci contraddistingue, di ritrovare ciò che ci unisce, quello Spirito che un tempo sapeva insegnarci che cosa fare e ci dava il coraggio e l’onesta di scelte dettate solo dal bene della Misericordia e del servizio, che ieri come oggi, siamo invitati a compiere.
Ripartiamo però con il piede giusto, che ci porta in primo luogo a rivedere il nostro personale comportamento, senza pensare e pretendere che siano sempre gli altri a dover cambiare, a fare il primo passo, con la presunzione che noi, sempre e solo noi, siamo nel giusto. Vi chiedo fraternamente di superare le divisioni, di sapervi incontrare per guardarvi in faccia con lealtà e umiltà; la Misericordia non è nostra proprietà, ma è dono di Dio che noi vigliamo accogliere e conservare per la missione a cui Lui l’ha destinata.
Il futuro è alle porte e incalza in maniera urgente; sta a noi non vanificarlo con le nostre possibili – e forse inconsapevoli – arroganze e ritornare a scegliere ancora una volta e per davvero il Signore, il cui incontro può cambiare la nostra vita. Spero che comprenderete la decisione che mi ha spinto a rivolgermi a tutta la grande famiglia della Misericordia; l’ho fatto perché lo ritengo mio preciso dovere e nella convinzione che il bene è ancora prevalente all’interno del nostro Movimento e ci dà la possibilità di guardare al futuro con ottimismo, solo se ciascuno di noi farà la sua parte.
Vi ringrazio se vorrete concedermi un po’ del vostro tempo per una lettura della presente, che concludo indirizzando a ciascuno, insieme al saluto fraterno e ai sensi della più sincera stima e amicizia, il motto augurale del nostro cammino: “Che Iddio vi renda merito”.
ⴕ Franco Agostinelli Correttore Nazionale
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Sapevamo della funzione di supercorrettore di Monsignor Agostinelli esattamente sette anni or sono, nell’estate del 2013.
Quando era vescovo di Prato non si degnò neppure di rispondere alle nostre richieste di colloquio, all’epoca incentrate sulle “penose vicende” (lo disse Corrado Artioli, il presidentissimo) della Misericordia di Agliana. Una quisquìlia da mezzo milione di euro (questo il denaro buttato in cause perse) che faceva sorridere i vertici del Nazionale e adesso sappiamo perché dopo tanti scandali da Capo Rizzuto in poi.
Agostinelli non ci ricevette, eppure le nostre richieste – anche telefoniche – furono accompagnate dai notevoli documenti della vicenda di Agliana, rimasta orfana di correttore dal 2007: un servizio solo formalmente assicurato da don Paolo Tofani, dimessosi alla fine del gennaio 2013, all’indomani della pubblicazione delle notizie relative alla lite tra la Misericordia e i professionisti Mangoni/Turelli.
Agostinelli, nella sua struggente missiva aperta anche ai Governatori delle 700 Misericordie d’Italia, commette un errore dimenticandosi (misericordiosamente però) degli oltre 120mila volontari che sono il motore dell’organizzazione: ma ci pensiamo noi con questo articolo.
Ed è un peccato che la lettera giunga così tardi alle orecchie degli interessati che iniziano a farsi qualche domanda anche sulla presenza di una costellazione di imprese lucrative che orbitano intorno a via dello Steccuto e che sembrano farcite – nelle compagini sociali – dei medesimi soggetti, già designati nei quadri dell’organigramma della Confederazione.
Nella lettera, il già Vescovo e correttore nazionale si dichiara informato che sussiste “…qualche criticità che mal si concilia con la scelta che ha motivato l’ingresso all’associazione” e richiama sul fatto che “…non ci è lecito prendere le distanze quando le cose diventano difficili…”: due affermazioni che noi condividiamo e facciamo nostre, perché vere e dimostrate dai fatti storici documentabili, primo fra tutti le vicende di Isola.
Proprio per questa ragione andammo a chiedergli un appuntamento nel 2013, per parlare della questione “dolorosa e spiacevole” di Agliana: ma trovammo chiusa la porta del vescovado, mentre, in via Steccuto, il presidente Trucchi mandò tutto a “tarallucci e vino”, pensando di averci liquidato.
E così abbiamo fatto anche nel 2018 – sempre inutilmente – quando un gruppo di volontari di diverse parti d’Italia ci chiese di “mediare” un colloquio per loro, al fine di rappresentare le numerose difficoltà che offuscavano la gestione delle Misericordie d’Italia.
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Dopo il diniego della segreteria vescovile di Prato, senza alcuna motivazione o giustificazione di sorta, abbiamo dunque provato con il Cardinale Giuseppe Betori, presidente della conferenza episcopale Toscana: l’allora suo Vicario (Mons. Andrea Bellandi) ci disse chiaro e tondo che Betori non si occupava delle Misericordie e così ci liquidò. È fantastica la chiesa: predica e vuole misericordia, ma sempre e solo quella degli altri…
Eppure avevamo saputo che proprio all’interno della Cet (e dunque la nazionale Cei, cioè la conferenza episcopale italiana) si stavano chiedendo se aveva ancora senso presidiare le Misericordie con i ministri del culto, ovvero con il Vangelo: valeva ancora l’appello lanciato dal Vescovo pistoiese Mansueto Bianchi del 2014?
Il vescovo Bianchi ci ricevette nell’aprile 2013, ma rimase anche lui indifferente alle nostre denunce (che non avevano ancora conosciuto la gravità dei fatti di Isola C.R.): “…le Misericordie – scrisse in una lettera – devono tornare a viaggiare sulle ruote del Vangelo”. Belle parole, abbandonate alle prediche di circostanza e mai rilanciate da nessuno dei suoi superiori, Cardinal Bassetti incluso. Insomma: di cosa si meraviglia, la chiesa di Roma, se Pilato si lavò le mani con l’Amuchina anti-Gesù? Non fa, anch’essa, ogni giorno la stessa cosa?
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Le Misericordie, invece, avevano preso le distanze dalla correzione e dai correttori, usandoli solo per le parate di circostanza, come successe ai megaconvegni (storico quello di Barga) dove i lavori vengono aperti dalle porpore e i crocifissi dorati per ammansire i malpancisti e i critici.
Agliana, restò fino al 2017 senza correttore morale (dopo tre anni arrivò don Luciano Tempestini che oggi siede “anche” in consiglio e don Paolo Tofani si dichiarò indifferente e incredulo alla correzione (!) con tanto di lettera distribuita ai parrocchiani.
Anche a Lucca non se la passano meglio, visto il basso profilo tenuto dal correttore don Lucio Malanca, risentito perché gli avevamo dedicato una paginetta dopo un’intervista telefonica. Non parleremo di don Edoardo Scordio, correttore di Isola: ci hanno già pensato i giudici del Tribunale per le frodi commesse sulle pelle dei migranti accolti e ospitati misericordiosamente al Centro accoglienza di Isola C. R.: una brutta pagina che ha irrimediabilmente rovinato l’immagine dell’organizzazione di volontariato.
E dov’era, Agostinelli, quando il suo omologo della confinante diocesi di Pistoia, lanciava questo allarme? E perché non ha risposto alle nostre osservazioni giornalistiche fondate su documenti precisi, che avrebbero permesso di ridurre il danno se non forse di evitare questa punto chiara situazione?
Scarica da quì la lettera del Correttore nazionale.
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]
3 thoughts on “misericordiosi. IL SUPER-CORRETTORE C’È, MA NON CORREGGE UN BEL NIENTE”
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