misteri pistoiesi. “LINEE FUTURE” DOVEVA DIVENTARE UNA TV LOCALE VANNIFUCCIANA SU CANALE 50 E INVECE FU CHIUSO A SECCO

La storia della vita e della morte del quotidiano è piuttosto complessa. Ma non è detto che, per amor del vero in questa città di farisei e falsari, non mi prenda la voglia di raccontarvela per filo e per segno: se non altro per tutte le scorrettezze che hanno contraddistinto e segnato la fase finale della soppressione (mancata)…


11 settembre, per non dimenticare nemmeno l’attacco alle Linee Future gemelle


Tutto finí, cosí rapido!

Precipitoso e lieve

il tempo ci raggiunse…

[V. Cardarelli, Passato (non di pomodoro)]


 

Forse ad AstraZeneca

 

Lo ricordate questo quotidiano? Voluto da un gruppo di industriali della Cassa Edile pistoiese e poi finito di colpo, giustiziato, all’inizio del 2017. Una ghigliottinata receduta da una semplice mail dal contenuto di questo tenore: «Grazie a tutti per la collaborazione e salutamassòreta!».

Questa mail, del primo presidente di E-Cultura, Daniele Pacini, del 2016, ci fu verso settembre-ottobre. Mancavano i soldi; non c’erano più soldi… Era come nel Sommo Proeta del Vernacoliere:

Cholfilonelcvlo
mistrusciaemiprude
misentoaddisagio
chissàmaiperché.

Poco prima che si arrivasse a questo epilogo inglorioso, chi aveva voluto Linee Future, un bel pomeriggio soleggiato mi portò alla sede di Canale 50 nel Pisano. E cominciò a trattare per realizzare una tv locale, tanto per fare da controcanto alla teleparrocchia di Luigione Bardelli.

Vennero anche i responsabili da Pisa a Pistoia a mostrarci grafici di copertura tv sulla città. Intanto il giornale andava: finché, a settembre, l’improvviso tracollo.

Ma rinunciare a un progetto così ben messo era doloroso. L’accordo fu che tutti (giornalisti e industriali) rinunciavano per un po’ a qualcosa e si provava a reggere la “mancanza di grana”.

In illo tempore le Ance (non del clarinetto o del sassofono) erano tre, una trinità. Oggi l’associazione è una e trina come il padre

Dapprima ci dissero che avevano trovato un 30 mila euro. Poi le speranze si affievolirono e all’inizio del 2017, dopo vari incontri nello studio dell’avvocato Marco Baldassarri, durante i quali mi si voleva sbolognare il fallimento in atto, il nuovo presidente di E-Cultura, Domenico Strati, sub affezionato alla pesca in quel dell’Elba, dette l’ordine di spengere il giornale.

Con le sue prerogative di capo e proprietario della testata, mutò, senza neppure avvisarmi, il direttore responsabile facendolo transitare da me alla professoressa Paola Fortunati, nota a tutti perché, pur in pensione, il Ministero dell’Istruzione quasi ogni anno le offre una cattedra di ruolo e lei lo racconta ai giornali. La Fortunati, infatti, nel frattempo era stata iscritta all’albo, elenco pubblicisti, grazie al lavoro che le avevo fatto svolgere da direttore di Linee Future.

La storia della vita e della morte di Linee Future è piuttosto complessa. Ma non è detto che, per amor del vero in questa città di emeriti farisei e falsari, non mi prenda la voglia di raccontarvela per filo e per segno: se non altro per tutte le scorrettezze che hanno contraddistinto e segnato la fase finale della presidenza di Strati in E-Cultura.

Di fatto un bel dì colui spense il bottone e lo fece senza neppure pensare che farsi giustizia da sé (art. 392 cp) non è proprio la giusta via:

1.Chiunque, al fine di esercitare un preteso diritto, potendo ricorrere al giudice, si fa arbitrariamente ragione da sé medesimo, mediante violenza sulle cose, è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a euro 516.
2.Agli effetti della legge penale, si ha violenza sulle cose allorché la cosa viene danneggiata o trasformata, o ne è mutata la destinazione.
3.Si ha altresì, violenza sulle cose allorché un programma informatico viene alterato, modificato o cancellato in tutto o in parte ovvero viene impedito o turbato il funzionamento di un sistema informatico o telematico.

Una bella tirata d’orecchie, qui, anche all’avvocato Baldassarri, che di queste cose pure dovrebbe intendersene. Come fece a non far capire al pescatore subacqueo dell’Elba che, sì, la testata era sua e i proprietari erano E-Cultura e collegàti, ma i diritti di copyright appartenevano esclusivamente ai giornalisti che lavoravano su Linee Future?

E more solito nessuno si mosse

Il richiamo all’art. 392 cp (Esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza sulle cose) fu sùbito presentato come doglianza espressa anche in procura: ma credete forse che Pm capo e sostituti si siano degnati di fare qualcosa? Nemmeno per sogno.

Tanto che, ripensando alle vicende in chiave postumo-andreottiana, mi viene quasi il dubbio che, all’assassinio di Linee Future abbia contribuito anche certa malevolenza (cito un nome a caso: Giuseppe Grieco) indignato, forse, perché io, unico fra tutti i giornalisti (?) di Pistoia, avevo seguìto e fatto seguire, passo passo, il processo immondo contro il luogotenente Sandro Mancini, non gradito al Dell’Anno: argomento tabù, proibito espressamente dalla procura ai giornali attovagliati di Sarcofago City.

Che tempi e che mosse nella microcefala Pistoia dei piccoli interessi massonici lato sensu! Insomma un troiaietto alla pistoiese da giostra dell’orso e rigorismo fariseo. Una dimostrazione in atto del famoso carcerato & frattaglie.

Oggi non ho tempo. Ma non è escluso che se ne trovo e ne ho voglia, vuoti ancor meglio il sacco, affermando quello che don Bastiano – il prete assassino che si fa brigante nel Marchese del Grillo – dice minacciosamente: «Ohé… se mi gira, domani mi faccio pure vescovo!».

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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