mont-ana alla leopardi. POLIZIA MUNICIPALE: «SOVRUMANI SILENZI, E PROFONDISSIMA QUIETE…»

I nodi al pettine dell’amministrazione demokrats

MONT-ANA. La vicenda della cancellazione del servizio associato di Pm tra Agliana e Montale si chiuderà definitivamente il 1° settembre, ma la colpa non può essere imputabile all’amministrazione di Agliana quanto piuttosto – a quanto pare – ai disservizi causati dall’inerzia della comandante Nanni che non ha ancora risposto sulla questione del Targa System, una rilevazione strumentale delle vetture prive di assicurazione e revisione dei veicoli.

L’interpellanza formulata dall’allora consiglieri Benesperi e Baroncelli è ancora sulla scrivania della Nanni, che non ha formulato la risposta richiesta a oltre 100 giorni dal protocollo della formale interrogazione, allorquando la maggioranza dem abbandonò in massa la sala consiliare.

Matteo Manetti fece abbandonare il consiglio ai Dem, impedendo così le risposte alle interrogazioni dell’allora opposizione

Quando si dice sabotaggio di consiglieri che non pensano alla gestione trasparente e corretta del Comune in soddisfazione dei generali principi del “bene comune” dei cittadini, solo richiamato ma non attuato nei suggestivi discorsi di rito: intanto i cittadini hanno pagato facendosi “pelare” dei soldi su dei verbali illegittimi che, sono stati contestati con una procedura irregolare dall’amministrazione del Mont-Ana senza il rispetto dei protocolli ministeriali.

Allora ci chiediamo: cosa serve perché la macchina comunale funzioni e sia efficiente nel consegnare le risposte richieste?

La segretaria generale prosegue nella sua condizione di Fata Smemorina o intende sollecitare le risposte per dare seguito alle azioni disciplinari nei confronti dei dirigenti lassisti e incapaci?

Agliana trova i nodi al pettine?

Di chi è la colpa della grave malagestione del servizio associato di Polizia municipale?

Il comandante Nanni vorrà rispondere almeno a questa domanda o il silenzio è una regola costante che si usa per coprire errori e cialtronerie che arrivano puntuali come nodi al pettine?

Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealinea.info]


тишина/silenzio. LA REGOLA DELLO ZIO GIUSEPPE

Secondo il principio giuridico per cui “ciò che è stato fatto non può non essere stato fatto” tacere è inutile e la verità viene a galla come i cadaveri in acqua

Gli zingaro-calendaristi e lo zio Stalin

 

DURANTE la guerra fredda, che non è quella combattuta in Siberia – come qualche bravo studente dell’esame di stato 2019 ha scritto sul tema –, l’unica regola inaugurata e perfezionata da parte dei compagni sovietici era il silenzio.

Silenzio istituzionale, silenzio di stato: un silenzio da facce scolpite nei ghiacci polari; quasi ebete e, soprattutto, profondamente idiota, perché con il silenzio, non si cancella il fatto in sé e per sé.

I cari non-più-compagni di oggi (come si definiscono loro, dandosi di progressisti…), quegli stessi che vogliono farci credere di essere cambiati e che somigliano ai mariti che picchiano le mogli e continuano a farlo ogni volta che, dopo averle maciullate, tornano pentiti e promettono di non farlo mai più (e tante signore beote ci credono finché non finiscono al cimitero); i cari non-più-compagni di oggi adottano una tecnica del tutto innovativa rispetto allo zio Nikita e alla crisi di cuba, al tempo della scarpa battuta sul banco dell’Onu, tutta roba che nessuno conosce – e per primi gli stessi dem renzo-calendaristi.

La scarpa sul banco dell’Onu

Loro, dicevo, ai nostri hanno adottato una regola infallibile che si chiama тишина/silenzio: e la hanno riesumata (pensate che innovazione nella favolosa Europa del 21° secolo!) mutuandola dallo zio Giuseppe, ovviamente Stalin per chi è più acerbo delle sorba in storia.

Di questo passo i cari non-più-compagni di oggi che sono cambiati e non sono più comunisti, finiranno col riscoprire i metodi progressisti di Boris Godunov se non addirittura quelli di Ivan il Terribile, assolutamente efficaci e risolutivi.

È inutile a mettere ’o rum…

Nell’etica e nell’ottica dei non-più-compagni di Capalbio, il nome cambia ma la sostanza resta quella. E tutto va bene finché tutto resta com’è, con giornali e tv che parlano solo di frittelle e caciotte, feste di paese e sagre della birra con Godi, popolo!.

Se poi, per errore, si sveglia un (giornale) matto come Linea libera, la musica cambia e…

Ahimè, Betti! Ed ahimè, Nanni!
Saltan fuori tutti i danni.
Il silenzio non ci allocca,
se propina una farlocca
verità stretta fra i denti
buona sol per deficienti.
«Alla fine tutto torna»
e finisce in peste e corna.
Basta solo che si aspetti,
cara Nanni e caro Betti!

e.b.
[direttore@linealibera.it]
Scherzare humanum est
tacere diabolicum [e senza coperchi]


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