Un’escursione notturna sui crinali dell’Appennino Tosco-Emiliano ad attendere il sorgere del sole e assistere ad un fenomeno meteorologico unico e rimanere affascinati dai misteri della natura
CORNO ALLE SCALE. Una delle esperienza più entusiasmanti fatte da “giovincelli” era quella di fare in agosto un’escursione sui crinali, tempo permettendo, raggiungere il Corno alle Scale e aspettare l’alba del nuovo giorno.
Bella la camminata sotto la Luna piena o anche in sua assenza ammirando, nel silenzio rotto solo dal rumore nostri passi, il vasto cielo stellato con all’orizzonte le nere sagome dei monti.
Negli zaini, oltre all’occorrente per passare la notte fuori: sacco a pelo, maglione e guanti – siamo sì sugli appennini ma a 1900 m la notte quassù fa un po’ freschino –, non mancavano le vettovaglie.
All’epoca si consumava e molto, e insieme alle salcicce, c’era chi portava l’immancabile birra (vuoti sempre riportati a valle) o un po’ di vino, giusto quel tanto per passare la notte con l’allegria innata dei ventenni, non ancora muniti delle moderne e ormai indispensabili diavolerie elettroniche, eppure non ci annoiavamo, anzi…
Quell’anno, metà anni ’80, l’alba fu indimenticabile.
Dopo una notte passata a ripararci, chi più chi meno, dal vento che a 1945 m spira sempre incessante, chi nella buca della contraerei della Seconda guerra mondiale, chi nella piccola garitta dello skilift (chissà se c’è ancora), infreddoliti, intontiti dal sonno non preso, con gli occhi cisposi e con ancora il misto di vino e birra da smaltire e le salcicce da digerire, ci sedemmo imbacuccati per goderci in prima fila lo spettacolo del sole che sorge all’orizzonte.
Che strano, intorno a noi si faceva, mano a mano che il tempo passava, sempre più luce. Le tenebre si erano ormai del tutto ritirate, ma la palla rossa che diviene poi di una luminosità accecante, neanche l’ombra.
Strano. Forse la foschia, ma poca, non tanto certo da oscurare il sole, men che meno nuvole: un bel cielo terso, completamenti avvolti dall’aria fresca, frizzante, tonificante di montagna.
Ormai era giorno, ma niente, il sole non si decideva ad alzarsi. Eppure noi, per non mancare l’appuntamento, eravamo alzati ad attenderlo da una buon’oretta: ci eravamo presentati e preparati con largo anticipo.
Che starno, ci guardavamo, ci interrogavamo e senza proferire parola si annuiva pensando: ora sorge.
Boh, ormai rassegnati e con la necessità di sgranchire le gambe, ci siamo alzati e stupore, il sole quella mattina aveva deciso di sorgere sì… ma incredibilmente dalla parte opposta, dietro le nostre spalle.
È vero non abbiamo visto l’alba però siamo comunque rimasti soddisfati e appagati dall’aver assistito ad un fenomeno meteorologico unico e irripetibile: l’alba al contrario.
Anche oggi a distanza di anni ci interroghiamo sui misteri della natura ma senza trovare risposta.
È proprio vero: la montagna non finisce mai di stupire e tutti i giorni è da scoprire.
Marco Ferrari
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