LAGO SCAFFAIOLO. Giovanni Boccaccio lo chiamava “Scafaggiuolo” nella breve descrizione che fa di questo singolare lago, alimentato dall’acqua piovana, da tantissime leggende e credenze popolari e spazzato da venti fortissimi, che oggi vengono misurati ad oltre 250 kmh.
«Scaffaggiuolo, lago picciolo è nell’Appennino, il quale fra la regione di Pistoia e Modena s’inalza, e più per miracolo che per la copia dell’acqua memorabile, perocché, come dànno testimonianza tutti gli abitatori, se alcuno da per sé, ovvero per sorte, sarà che getti una pietra o altro in quello, che l’acqua muova, subitamente l’aere s’astringe in nebbia e nasce di venti tale fierezza che le querce fortissime e li vecchi faggi vicini o si spezzano o si sbarbano dalle radici»
Già dalla metà dell’‘800, ben prima che venisse costruito il primo rifugio, veniva descritto nelle guide turistiche dell’epoca.
Nella Guida della Montagna Pistoiese, stampata dalla Tipografia Cino di L.Vangucci, di Pistoia nel 1868 si trova questa descrizione, che nel finale rimanda alla leggenda descritta da Boccaccio.
«Giace questo Lago sopra una vetta dell’appennino, in una curva fra ’l Corno alle scale e l’Alpe alla croce; e questa fra ’l detto Lago e il piccol ristagno dell’Acqua marcia.
Notiamo che dal Corno alle scale si può scendere sulla costa settentrionale del Bolognese, nel luogo detto l’Alpe di Rocca Corneta, a visitare il tempio della Madonna dell’Acero, dove dal 5 d’Agosto per alcuni giorni vanno molti devoti in pellegrinaggio.
Il Lago è al piè di un altura rotonda, detta però il Cupolino, a metri 1848 sul livello del mare.
È lungo circa 200 metri, e largo 60 c. Gli è uno dei più notevoli fra gli appenninici.
Lo alimentano le piogge, e qualche sorgente dalle alture vicine, e d’onde ti si porge a vedere in una bella giornata la pianura Lombarda.
Il trovare su queste vette una raccolta di acque sì limpide reca gran sorpresa, e a un tempo una impressione piacevolissima.
Un antichissima tradizione, narrata anche dal Boccaccio nel suo libro de’ laghi e de’ fiumi, pretende che si sollevi dal fondo di esso tremenda burrasca ogni qualvolta vi si getti dentro una pietra, e fantastica anche di spiriti ivi raccolti.»
Marco Ferrari
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