Il panorama che si gode dalla cima non ha nulla da invidiare a quello delle vette più alte e rinomate dell’Appennino Pistoiese, non panorami sconfinati “dall’Alpi a Sicilia”, ma tutt’intorno è un giro di monti. Un’escursione alla porta di tutti. Ampia fotogallery
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CUTIGLIANO. Non vi fate ingannare dall’altezza. Visto dal basso passa del tutto inosservato, quasi anonimo. Supera di poco i mille metri, per la precisione sono 1042 metri, ma il panorama che si gode dalla cima non ha nulla da invidiare a quello delle vette più alte e rinomate dell’Appennino Pistoiese.
La vista sulla sottostante valle è suggestiva. Certo, non panorami sconfinati “dall’Alpi a Sicilia”, ma tutt’intorno è un giro di monti.
Siamo su La Cuccola, il monte che sovrasta Cutigliano di 400 metri, con una pendice quasi a picco sul paese; lontano, minuscolo, giù quasi in fondo alla valle, con i tetti rossi che risaltano nel verde dei secolari castagneti, alla cui ombra nascono prelibati porcini.
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Poi, gruppetti di case sparsi un po’ ovunque sulle pendici dei monti dell’Alta Val di Lima e di quella del Sestaione.
La sensazione è quella di trovarsi su un’alta torre, e non a caso nel medioevo ve ne era una di avvistamento, quella di Montesdruccioli, altro nome con cui veniva e viene ancora identificato il rilievo.
Dell’antica costruzione oggi non vi è più traccia. Era parte del sistema delle torri “ripetitrici”. Metteva in comunicazione con segnali visivi Castel di Mura e le Torri di Popiglio. Oggi se ne conserva solo la memoria, accennata nel ‘700 dal Capitano Domenico Cini di San Marcello in Osservazioni storiche sopra l’antico stato della Montagna Pistoiese:
«[…] non rimanendovi altri contrassegni di fortificazioni, che le fondamenta di una grossa torre posta in cime a Montestrucciori, che gli sovrasta[…]»
Un piccola e discreta croce in legno e un cartello indicatore l’inusitata altezza accolgono l’“alpinista”, splendidi abeti e possenti ed isolate querce sulle pendici dove nel periodo estivo fioriscono gli splendidi gigli selvatici rossi di San Giovanni.
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ALZANDO LO SGUARDO, UN GIRO DI MONTI
Alzando lo sguardo sui crinali si viene immancabilmente attratti dal maestoso Libro Aperto, fra i più noti e caratteristici monti di tutta la Montagna Pistoiese, così riconoscibile che:
«Nella valle della Lima se dite a qualcheduno che mai vi sia stato: di questi monti che ci circondano lontani, uno si chiama Libro Aperto, state certo, egli lo scoprirà. È quanto soggiungere che il nome s’adatta perfettamente al monte»
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Domina incontrastato il paesaggio con le sue due pagine e le sue due cime: quella ad ovest, del Monte Belvedere (1896 m), da cui si gode una bellissima vista sull’Abetone e quella ad est, la più alta, del Monte Rotondo (1937 m).
Punto di riferimento per gli escursionisti, è infatti la:
«vera stella polare che della gita rende il cammin certo»
E, si potrebbe aggiungere, anche più di un moderno Gps.
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Alle sue spalle, a destra in lontananza, parzialmente celato dal crinale e tempo permettendo, si scorgere, il re dell’Appennino tosco-emiliano: sua “Altezza” il Cimone (2165 m), coronato dalle antenne della base dell’Aeronautica Militare e della stazione meteorologica che sorgono sulla sua cima, dove fino alla prima metà del secolo scorso anche qui svettava una caratteristica torre ottagonale ottocentesca.
«E, dietro al Libro che improvviso chiudesi, ecco il Cimone»
«Bello, sublime, grande e maestoso / che non teme né vento né tempesta / sembra gigante in mezzo alla foresta»
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Proseguendo a destra, la vista del crinale è interrotta dal verde poggio della Doganaccia, la località sciistica collegata comodamente a Cutigliano con la funivia, ottimo punto di partenza per interessanti escursioni sul crinale.
Poi tre punte e due passi familiari al gitante del Lago Scaffaiolo: la “piramide” dello Spigolino o Folgorino (1827 m); il passo della Calanca uno dei tanti da cui sarebbe passato Annibale con esercito ed elefanti per attraversare l’Appennino; il Cupolino (1853 m) che domina il sottostante Lago; il passo dei Tre Termini; il Cornaccio (1879 m), vetta più alta del Comune di San Marcello Piteglio.
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I più attenti potranno scorgere, dietro la dorsale che separa Volata e Verdiana e scende al Butale, anche la punta del Gennaio (1814 m) o, per gli “ortodossi della montagna” Uccelliera. Per chi fosse interessato alla disputa lessicale si rimanda a:
montagna da scoprire. MONTE GENNAIO O MONTE UCCELLIERA: CHE DILEMMA!
A sud il panorama è circoscritto dai monti de Le Lari (1200 m) nell’Osai Dynamo da cui scese Francesco Ferrucci nel 1530 per mettere a sacco San Marcello. Ben visibile il paese “terrazza” di Piteglio da cui dalla piazza del paese si gode di un panorama altrettanto suggestivo sui monti.
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Nel versante opposto, ad ovest, la catena montuosa che si innalza da Popiglio con i rilievi di: Montuorli (1291 m), La Piastra (1400 m) ottima da qui la vista sul Balzo Nero (1313 m), Caligi (1457 m), Prato Bellincioni (1400 m) dove a luglio si svolge la festa di San Daniele, poggio degli Agli (1464 m), poggio Sentinella (1466 m).
Nel mezzo, a dividere valli e torrenti, la dorsale, che dalla confluenza del Sestaione con La Lima, si dirige a nord-ovest, verso l’Abetone. Ecco in successione e in un crescendo di altezze: il curioso Cappel d’Orlando (1017 m), la Serra (1317 m), monte Cardoso (1407 m), monte Torto (1391 m) che nasconde Le Regine.
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Si prosegue a sinistra ancora più su con: il monte Gomito (1890 m), il gigantesco Dente della Vecchia (1841 m), l’Alpe Tre Potenze (1935 m) così chiamata perché qui vi confluivano ben tre “Potenze”: il Granducato di Toscana, il Ducato di Modena e quello di Lucca, fino a giungere alla catena dell’Uccelliera (1600 m), che chiude la visuale ad est.
QUANDO E COME SALIRE SU LA CUCCOLA
Ogni stagione, con qualsiasi tempo è ideale per salire su La Cuccola, gustare i panorami e ritemprarsi nello spirito.
Arrivarci è semplice. La via diretta e di maggior soddisfazione è quella che parte al termine della passeggiata Cutigliano-San Vito.
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Il sentiero da seguire è quello della Cresta dell’Omo che punta dritto alla vetta sul crinale che separa la stretta e angusta valle della Volata da quella ben più ampia dell’Alta Val di Lima. In 40 minuti di ascesa e dopo 300 metri di dislivello si arriva alla metà.
Per tornare a Cutigliano non vi è che l’imbarazzo della scelta: si può proseguire sul sentiero e scendere dalla parte opposta da cui si è saliti fino ad incrociare la Romea Strata che proviene dalla Croce Arcana e porta diretti nel centro di Cutigliano, attraversando nell’ultimo tratto viuzze caratteristiche e fino ad arrivare alla piccola chiesetta in centro della Madonna di Piazza, oppure proseguire sul sentiero utilizzato per il downhill fino al piazzale della funivia.
Una girata di mezza giornata, che non potrà che stimolare l’appetito da soddisfare mettendo le gambe sotto i tavoli degli ottimi ristoranti e trattorie di Cutigliano.
Marco Ferrari
[marcoferrari@linealibera.it]
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