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CUTIGLIANO-MONTAGNA. Chi – non iscritto al Partito Dominante – ha preso parte al convegno organizzato venerdì scorso a Cutigliano da La Nazione e dalla Confcommercio, è rimasto del tutto insoddisfatto dalla mancata presenza della gente di montagna: quella che avrebbe dovuto rappresentare le istanze di chi vive in Appennino.
Ma sia chiaro: la ridotta partecipazione non è stata causata dal tema posto all’ordine del giorno (La Strada per il futuro, quale futuro senza strada), ma dalla scarsissima fiducia che la maggioranza silenziosa, che in Montagna vive, ripone su questi convegni costantemente ripetuti in prossimità delle elezioni e che mai sono riusciti a produrre altro che illusioni sfociate nel nulla o in aborti come quello che ha affossato la sciagurata Comunità Montana.
In questa tornata, la prima parte del tema “La strada per il futuro” (da individuarsi a rigor di logica nel collegamento Pistoia-Abetone) è stata affrontata con cognizione di causa dal direttore della Nazione, Marcello Mancini, e in subordine, dal Presidente della Confcommercio, dai Sindaci dei Comuni montani e dai due giovani deputati pistoiesi freschi di elezione (Bini e Fanucci).
Mentre la seconda (Quale futuro senza strada) è servita ai consiglieri regionali Aldo Morelli e Gianfranco Venturi, a Federica Fratoni ex-Presidente della Provincia e unica candidata alla successione, e all’assessore provinciale Mauro Mari a giustificare le scelte che sia loro che gli amministratori dello stesso colore, da loro sostituiti, tutti targati Pci – hanno attivato nel loro lungo percorso amministrativo.
Esempi lampanti sono: il progetto per la reindustrializzazione di Campotizzoro; quello per il collegamento tra Pontepetri e Pracchia; quello del rifacimento del collegamento Pistoia-Ponte della Venturina che con le necessità dell’alto territorio montano c’entrano come i cavoli a merenda.
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Fortunatamente hanno tralasciato di rammentare – dal momento che pur essendo stati partoriti dal Pci, non sono attribuibili all’attuale quartetto swing – altri fantasmagorici progetti come il Palazzo dello Sport con annessi e connessi dell’Abetone; la ferrovia Pracchia-Abetone e il grande invaso del Reno. Quest’ultimo ora ripescato da chi reputa conveniente e possibile la realizzazione di un collegamento, via acqua, tra Pontepetri e Bologna che, al momento, sembra non chiarire se la sua eventuale realizzazione comporta o meno la soppressione dell’agonizzante ferrovia Porrettana.
Ma – confidando in nuove e forse discutibili candidature per il Consiglio Regionale o negli enti che andranno a sostituire le disciolte Province – i vari Morelli, Venturi e Mari, affatto interpretando i desiderata sottintesi al tema del Convegno, hanno continuato pervicacemente a sostenere, tra il disinteresse di molti, tra cui Marco Niccolai, girovago segretario dei Pd pistoiesi, presente ancorché non seduto tra le “autorità”.
Ciò che ha più colpito è stata la pressoché totale assenza di chi, sulla Montagna, rappresenta le minoranze consiliari; e in modo particolare di tanti consiglieri anche di maggioranza e perfino di quel fantasioso gruppo sostenitore e promulgatore del Comune Unico Montagna Pistoiese il cui obiettivo finale era individuabile nel rimettere le sorti della Montagna nelle mani di quegli perlomeno incapaci amministratori della ex-Comunità Montana che alla Montagna hanno provocato più danni di quanto ne abbiano fatti, nei secoli, frane e inondazioni, peste, terremoti e perfino il permanere della linea di fronte nell’ultima guerra mondiale.
L’andamento del convegno ha quindi deluso quei montanari che – vista la sfilata dei maggiorenti del Pd – lo hanno disertato dopo aver capito che nessuno di questi signori avrebbe loro lasciato spazio per illustrare i pur tanti desideri.
Di conseguenza, stando così le cose, la parte del leone l’hanno fatta gli impiantisti dell’Abetone i quali, pur considerando indispensabile un collegamento più rapido con Pistoia, in prima battuta puntano a vedersi riconoscere, ora e domani, il “diritto” di percepire le forti erogazioni (meglio se a fondo perduto) di cui hanno così largamente beneficiato da parte della Regione Toscana, e dei sostegni aggiuntivi provenienti dalla Provincia, dalla Camera di Commercio e dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia.
Ma non c’è proprio nessuno che rammenta che il periodo aureo della Montagna pistoiese era fondato essenzialmente su chi veniva in montagna per immergersi in estate ed autunno nella natura, nei lussureggianti boschi delle foreste demaniali, nei prati e nelle brughiere che punteggiano i nostri monti e che, settant’anni dopo, a questi richiami si è aggiunto quello della pratica dello sci?
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E poi perché nessuno rammenta – a questi insipienti soloni – quanto la Montagna fosse stata fatta conoscere in Italia e all’estero sia dal passaparola, sia per i collegamenti della ferrovia “Porrettana” Bologna-Pistoia, sia per la promozione affidata nel sessantennio 1930-1990 agli enti turistici locali?
Ancora: che cosa rappresenta in campo turistico la montagna pistoiese privata com’è dell’unico ospedale, con uffici postali chiusi o funzionanti a singhiozzo, con alberghi, esercizi commerciali che di anno in anno chiudono e con la maggiore banca di Pistoia che anch’essa chiude o dimezza l’orario di alcuni sportelli?
Possibile che l’unica certezza che il Pd di edizione renziana (e quindi da tanti votato trasversal-mente ) ora ci dà, debba essere quella di mantenere salda la candidatura di Federica Fratoni alla presidenza della disciolta, ma sempre viva, Provincia di Pistoia? Con l’ovvia assicurazione che continuerà a vivere quella sorta di compagnia che finora ci ha rallegrato con suoni, canti e rulli di tamburo provenienti dai più alti crinali dei monti?