montale. IL COMUNE CELEBRA LA FESTA DELLA LIBERAZIONE

Anche questo anno sarà in tono dimesso a causa della persistente pandemia

MONTALE. Anche quest’anno la ricorrenza del 25 aprile, che vuole ricordare la liberazione del nostro Paese dal nazifascismo avvenuta nel 1945, sarà celebrata in tono dimesso a causa della persistente pandemia.

La data del 25 aprile è stata scelta come giornata di Festa nazionale perché quel giorno iniziò la ritirata da parte dei soldati della Germania nazista e di quelli fascisti della Repubblica di Salò da Torino e Milano, a seguito delle sconfitte militari sulla Via Emilia, della ribellione delle popolazioni locali e dell’arrivo dei partigiani nelle due città del Nord Italia.

Pertanto, se oggi siamo cittadini di un Paese libero e democratico, lo dobbiamo a coloro che hanno lottato per liberare l’Italia dalla dittatura e da qualsiasi forma di regime autoritario, consentendo a tutti libertà di pensiero e di espressione.

Sono pertanto da contrastare eventi o azioni che tendono a sminuire l’importanza di questa Festa o a volerla trasformare in qualcosa di diverso dallo spirito e dal carattere che l’hanno generata.

Il Sindaco Ferdinando Betti, insieme agli Assessori, deporrà una corona ai cippi e ai monumenti in memoria dei caduti ubicati su tutto il territorio comunale.

L’Amministrazione comunale di Montale desidera quindi invitare la Cittadinanza, e in particolare i ragazzi, a riflettere sul significato di questa Festa e a comprendere l’enorme portata storica di questo evento attraverso le parole di un grande poeta, Salvatore Quasimodo, che, mediante immagini dotate di grande forza espressiva, denuncia la tragica immutabilità della condizione dell’uomo, la cui malvagità è sempre rimasta costante durante tutto il percorso della storia.

 

Uomo del mio tempo

Sei ancora quello della pietra e della fionda,

uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,

con le ali maligne, le meridiane di morte,

t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,

alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,

con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,

senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero

gli animali che ti videro per la prima volta.

E questo sangue odora come nel giorno

Quando il fratello disse all’altro fratello:

«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,

è giunta fino a te, dentro la tua giornata.

Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue

Salite dalla terra, dimenticate i padri:

le loro tombe affondano nella cenere,

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.

 

Salvatore Quasimodo

[comune di montale]

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